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Le macchine utensili guardano a Nord Est. Sono infatti parecchie le aziende che, nel panorama mondiale, si distinguono nel settore, sia come leader produttivi, sia come campioni in nicchie specializzate o in produzioni “custom made” (cioè su misura del committente), sia come export. Lo mette in evidenza una classifica europea stilata da DbInformation con la collaborazione per l’Italia di Tecnologie meccaniche.

Dalla Salvagnini di Sarego (Vicenza), seconda assoluta nel ranking con un fatturato 2023 di 530 mila euro e leader nei macchinari per la lavorazione della lamiera, alla Pama di Rovereto (Trento); dal gruppo Parpas di Cadoneghe (Padova) alla Gasparini di Mirano (Venezia); dalla Stam di Ponzano Veneto (Treviso) alla Trevisan di Sovizzo (Vicenza) è l’intero Nord Est a dare un contributo significativo al settore, che ha piazzato una quindicina di aziende in questo speciale ranking settoriale.

Non per niente nel nuovo consiglio direttivo dell’associazione di categoria Ucimu-Sistemi per produrre che rappresenta le aziende sono stati eletti il veneziano Filippo Gasparini e il vicentino Massimo Carboniero, mentre c’è stato un avvicendamento alla presidenza dove a Barbara Colombo è subentrato Riccardo Rosa. Da notare che nel complesso le macchine utensili contano circa 350 imprese in Italia e danno lavoro a 33mila addetti.

Commentando i passi avanti fatti dalle aziende del Nord Est nello scenario internazionale del settore, l’economista Secondo Rolfo dell’Ircres-Cnr sottolinea come nel 2023 la «crescita sia stata del 4,6%, più elevata rispetto all’intera meccanica strumentale che si è fermata al 2,8 per cento. Molto bene – continua l’economista – le esportazioni, mentre la domanda interna ha rallentato. Da notare però che il confronto è con il 2022, un periodo decisamente positivo per l’economia italiana. E, in particolare per l’industria meccanica, la quale aveva beneficiato di un clima estremamente favorevole agli investimenti, sia in Italia sia nel mondo». Le cifre di consuntivo sono state esaminate in dettaglio nei giorni scorsi durante l’ultima assemblea Ucimu. In particolare, nello scorso anno la produzione italiana di macchine utensili ha segnato un nuovo record, attestandosi a 7.615 milioni di euro. Un risultato determinato dall’ottimo riscontro dei mercati esteri: le esportazioni hanno raggiunto il valore record di 4.223 milioni di euro, pari al 21,8% in più rispetto al 2022. Un dato balza subito agli occhi: il rapporto export su produzione è tornato a crescere passando dal 47,6% del 2022 al 55,5% del 2023.

«Sulla carta – conclude il neopresidente Ucimu, Riccardo Rosa – c’è a disposizione della nostra manifattura un bel plafond di risorse per gli investimenti in tecnologie produttive hi-tech di ultima generazione. Si tratta di quasi 13 miliardi totali: 6,4 miliardi sono quelle stimate per il 4.0; mentre 6,3 miliardi sono fondi certi per Industria 5.0 stanziati nell’ambito di Repower-Eu. Il tema però è che se non sarà reso operativo nell’immediato, il Piano di Transizione 5.0 farà evaporare una parte consistente dei benefici teorici. Infatti i tempi così compressi tra la disponibilità della misura e la consegna dei macchinari (fissato a dicembre 2025), mettono in difficoltà i costruttori italiani che, specializzati nel prodotto super personalizzato, hanno tempi di produzione di circa 6-8 mesi. I ritardi sono un vero autogol perché rischiano di far perdere gli incentivi agli utilizzatori, oltre a favorire gli importatori che hanno i magazzini pieni».

 

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