L’indagine è stata chiamata “case fantasma“, perché tali erano i risultati delle frodi in materia di bonus edilizi – ristrutturazione, ecobonus e bonus facciate – che hanno ora portato in custodia cautelare sette persone. Un provvedimento eseguito ieri dalla Guardia di finanza del Nucleo di polizia economico finanziaria di Como, coordinato dal sostituto procuratore Antonia Pavan, nei confronti di Luca Beretta, 23 anni di Cesano Boscone, Monica Ceron, 55 anni di Cesano Boscone, Patrizia Galli, 56 anni di Binasco, Luigi Claudio Ginevra, 55 anni di Sesto e Uniti nel Cremonese, Marco Monti 51 anni di Vigevano, Livio Motta, 59 anni residente alle Mauritius e Samuele Russo, 50 anni di Trezzano sul Naviglio. Infine arresti domiciliari per Giuseppe Ruta, 71 anni di Mirandolo Terme. Accusati – Ginevra, Monti e Motta – di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e gli altri di reati tributari. Le indagini, iniziate nel 2022, si sono concentrate su una società con sede a Como, la Cdm Group, operante nel settore dell’edilizia che, negli ultimi anni, aveva avuto un’esplosione di fatturato passando da ricavi di poche migliaia di euro a oltre 36 milioni, in assenza di mezzi, attrezzature e personale. Gli accertamenti hanno man mano ricostruito come gli indagati avessero organizzato un sofisticato meccanismo fraudolento finalizzato alla creazione, cessione e monetizzazione di falsi crediti d’imposta per lavori mai eseguiti o iniziati e mai completati, per complessivi 36milioni e 413mila euro. Sono così state ricostruite le diverse fasi della frode che prevedeva, in un primo tempo, la produzione di documentazione amministrativa e contabile completamente falsa, necessaria a simulare lo svolgimento dei lavori e creare i presupposti per la fruizione dei bonus. Nello specifico, sono state esaminate 579 comunicazioni presentate dalla società all’Agenzia delle entrate per generare i falsi crediti di imposta a fronte di ristrutturazioni, lavori di efficientamento energetico e di restauro delle facciate, concentrati tra Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria. Nella seconda fase, la società provvedeva a cedere a terzi i falsi crediti d’imposta generatisi ai danni degli ignari committenti risultati fruitori dello “sconto in fattura“. Canalizzando i crediti in parte verso altri soggetti giuridici, e in parte ceduti a intermediari finanziari per ottenere l’immediata monetizzazione. Paola Pioppi
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