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In Veneto scatta la prevenzione dalla peste suina su tutta la regione. E nel Veronese, Ulss 9 e Provincia di Verona si accordano per la gestione dell’eventuale emergenza.

La peste suina è una malattia che non viene trasmessa all’uomo e sta circolando da poco più di due anni nella popolazione di cinghiali selvatici dei territori delle regioni Campania, Calabria, Lazio, Piemonte, Toscana, Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna, oltre che in altri paesi europei ed extraeuropei. Dall’ambiente selvatico la malattia può entrare, in carenza di biosicurezze strutturali o gestionali, negli allevamenti di suini domestici. E il fronte di avanzamento delle più vicine “zone di restrizione” della Lombardia e dell’Emilia Romagna dista circa 80 chilometri dalle province di Verona e di Rovigo.

Se il virus colpisse gli allevamenti potrebbe causare anche per il Veneto pesanti conseguenze dirette ed indirette sulle imprese, sulle produzioni della filiera e sull’economia legata all’indotto. Per questo la Regione Veneto ha ritenuto necessario individuare alcune misure urgenti da adottare per ridurre il rischio di introduzione del virus negli allevamenti ed individuare azioni in caso di estensione delle “zone di restrizione” dai territori delle regioni confinanti o in caso di conferma di focolai in Veneto.

Con un’ordinanza sono state definite le azioni prioritarie. Per la Regione è necessario procedere al rafforzamento del controllo sulle misure di biosicurezza strutturali e gestionali negli allevamenti suini, sulle procedure per la movimentazione in sicurezza degli animali, sullo smaltimento sicuro dei prodotti potenzialmente contaminati, sulla pulizia e sulla disinfezione di ambienti, strutture, attrezzature, aree e mezzi. Inoltre, sul territorio regionale devono essere vietate fiere, mostre e mercati che interessino gli animali della specie suina.

Negli allevamenti di suini del territorio regionale è vietato l’ingresso di personale non strettamente collegato alle attività di allevamento e alle attività di controllo e sorveglianza. Tutta la popolazione deve essere sensibilizzata perché ci possono essere comportamenti che favoriscono la diffusione del virus: ad esempio, l’abbandono di rifiuti alimentari che potrebbero venire in contatto con i cinghiali o altra fauna selvatica rappresenta un rischio per la diffusione delle malattie degli animali come la peste suina, il cui virus potrebbe essere presente in salumi provenienti da territori in cui il virus è diffuso.

Viene disposto anche l’obbligo di allontanare e mettere in sicurezza i rifiuti alimentari nelle aree di sosta autostradali ai fini di non renderli disponibili per la fauna selvatica.

E sempre per contrastare la diffusione della peste suina, l’Ulss 9 Scaligera e la Provincia di Verona hanno sottoscritto un accordo operativo per il recupero delle carcasse di cinghiali. L’attività di supporto al servizio veterinario da parte del personale della polizia provinciale risulta fondamentale, in particolare nell’eventualità di casi sospetti per i quali è necessario disporre la rimozione dall’ambiente delle probabili fonti di infezione in maniera sicura, evitando contaminazioni secondarie ed assicurando sicurezza anche per gli operatori.

L’accordo prevede che in caso di rinvenimento di carcasse di cinghiale sospette la segnalazione venga condivisa tra servizio veterinario e polizia provinciale, comunicando il luogo e il numero di carcasse presenti, effettuando quindi un sopralluogo congiunto per procedere alla rimozione in sicurezza, alla bonifica del terreno e allo smaltimento delle carcasse stesse.

«Questo accordo – ha commentato il dottore Fabrizio Cestaro, segretario generale della Provincia di Verona – ha una grande importanza in un’ottica di prevenzione. Solo la collaborazione tra enti, cittadini e stakeholder consente di ridurre l’impatto della malattia sulla popolazione suina selvatica e domestica. È importante sottolineare che tutti possono segnalare carcasse o animali feriti ai servizi veterinari o alla polizia provinciale, contribuendo a ridurre il lasso di tempo che intercorre tra l’introduzione della malattia e la sua identificazione nel territorio».

«Verona – ha aggiunto il presidente della Provincia Flavio Pasini – è la provincia Veneta di ingresso per e dalla Lombardia, dove già si sono verificati diversi casi di peste suina. Il nostro territorio ha una vocazione zootecnica riconosciuta e questa emergenza può rappresentare un problema serio per una parte del comparto. Il protocollo permetterà ai nostri agenti di agire più rapidamente con il servizio veterinario dell’Ulss 9 per contenere i potenziali pericoli di diffusione. Già da aprile, la polizia provinciale sta usando con successo mezzi e strumenti, acquisiti grazie al fondamentale contributo della Regione, di cattura e trasporto dei cinghiali».

 

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