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Un disastro annunciato. La graduale cancellazione del Superbonus ha fatto crollare gli investimenti nel settore edilizio. Dati attesi, certo, ma che ora vengono confermati dal Bollettino delle entrate tributarie, come evidenziato dal Sole 24 Ore.

A maggio le famiglie e i condomini hanno pagato poco più di 3 miliardi attraverso bonifici parlanti per i bonus edilizi: l’anno precedente questa cifra era di 3,39 miliardi. Il calo è del 10,6%, con gli investimenti nei cantieri che frenano dopo la fine dei bonus come il 110%. Influisce, sicuramente, il blocco delle cessioni del credito messo in campo dal governo guidato da Giorgia Meloni a partire dalla fine del 2022.

Blocco che nel tempo si è fatto sempre più stringente, per volere del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Il calo è persino maggiore se andiamo a guadare i bonifici da gennaio a maggio del 2024: la cifra si attesta a 13,1 miliardi, contro i 15,4 del 2023. La riduzione media è del 14,8% e segue un calo intorno al 10% che si era già registrato nel secondo semestre del 2023.

La frenata degli investimenti, quindi, non solo non si ferma ma si è accentuata nei primi mesi dell’anno in corso. Tutti questi dati vengono confermati anche dai rapporti mensili di Enea sul Superbonus, dai quali emerge con evidenza che gli investimenti sono ormai fermi. Certo, siamo al di sopra della media del 2019, prima del Covid e del Superbonus, ma il declino continua graduale.

Senza Superbonus crolla l’edilizia

Il crollo è solo parziale per diversi fattori, a partire dai lavori già iniziati da completare: anche se le detrazioni sono oggi meno favorevoli, le famiglie si trovano comunque a dover spendere per chiudere i cantieri. La discesa non è un tracollo anche perché ci sono gli altri bonus, quelli al di fuori del 110%, che rischiano di non essere rinnovati a fine anno.

E così tante persone decidono di approfittare per esempio della detrazione al 50% che scadrà il 31 dicembre 2024: in caso di mancato intervento in manovra, peraltro al momento difficile da ipotizzare, resterà un bonus del 36%, con una riduzione anche del tetto di spesa massimo consentito, che scenderà da 96mila a 48mila euro.

Un altro fattore da valutare riguarda il fatto che oggi, con la fine dei crediti, il bonifico è rimasto l’unico metodo di pagamento. Il che vuol dire che i 3 miliardi provenienti dai bonifici parlanti rappresentano tutte le risorse impiegate per i bonus edilizi, il che fa pensare che il calo degli investimenti complessivi sia in realtà ancora più marcato.

Meno investimenti, ma non meno entrate

La riduzione degli investimenti da parte delle famiglie e dei condomini, però, non sta avendo effetti rilevanti per le casse dello Stato. Questo perché è aumentata la ritenuta sulle somme accreditate alle imprese con i bonifici per i bonus edilizi, passando dall’8% all’11%. Di conseguenza il gettito per lo Stato ha retto, grazie all’aumento della ritenuta, nonostante il calo degli investimenti.

A incidere potrebbe poi esserci un ulteriore elemento. Un freno sul Superbonus potrebbe derivare anche dai dettagli sugli adempimenti antifrode, attesi da marzo ma ancora non predisposti dal governo. Il dpcm sarebbe dovuto arrivare entro fine maggio, indicando tutti i dettagli riguardanti queste comunicazioni, a partire dall’elenco delle spese da inserire e dai documenti necessari per attestarle. Il problema riguarda i lavori in corso a fine 2023 e in parte quelli del 2024, ma senza questi dettagli non è ancora possibile inviare i documenti all’Enea. Anche i ritardi del governo, quindi, rischiano di incidere sulla frenata degli investimenti. A spese dei cittadini e di tutto il settore edilizio.

 

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