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L’Italia cresce, l’occupazione sale e le entrate aumentano, ma è ancora presto per fare il conto delle risorse che la prossima manovra di bilancio avrà a disposizione. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si mantiene cauto di fronte ai dati parziali di metà anno che pure indicano un flusso verso le casse dello Stato più ampio dello scorso anno. “Aspettiamo”, è l’invito che rivolge a chi intravede corposi tesoretti, dai 10 ai 20 miliardi, nei risultati del fisco. I dati non ci sono ancora tutti, e le stime parziali rischiano di portare fuori strada, avverte al termine dell’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva che ha dato il via libera al decreto omnibus: misure che vanno dal fisco agli enti locali passando per il contributo per gli abitanti sfollati delle Vele di Scampia e l’aumento da 100mila a 200mila euro della flat tax per i ‘Paperoni’ che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia.

Non è un mistero che la caccia alle risorse per la legge di bilancio 2025 sia partita e che Giorgetti proseguirà anche nei prossimi giorni le riunioni con gli altri ministri per raccogliere i desiderata e ricordare a tutti che la coperta è molto corta. Quest’anno ancora di più, visto che lo spazio in deficit è già prenotato interamente dalla correzione per il nuovo Patto di stabilità, mentre servono almeno 20 miliardi per confermare le misure finanziate solo per quest’anno, a partire dal taglio del cuneo e dalla rimodulazione dell’Irpef. Il buon andamento delle entrate (nei primi sei mesi del 2024 hanno segnato un +4,1%, circa 10 miliardi in più) può aiutare, ma non è il momento di tirare le somme: “Non è che uno arriva a 100 metri dal traguardo e dice ho vinto”, spiega Giorgetti, ricordando che bisogna aspettare ancora i risultati di luglio dei versamenti in autoliquidazione, ed altre scadenze prorogate come la quinta rata della rottamazione a settembre e il concordato preventivo a ottobre. Entrate, queste ultime, difficili da prevedere. “Aspettiamo la fine, perché quello è il momento della verità. Poi faremo le nostre valutazioni”, sottolinea Giorgetti. Di sicuro, però, per fare cassa non si tasseranno gli extraprofitti delle banche.

“Ma le tasse sui profitti sì, come per tutti gli altri”, chiarisce il ministro, che non vede “niente di strano” se “le banche, come le altre realtà che fanno utili, che stanno bene, saranno chiamate come tutti i cittadini a contribuire alla finanza pubblica”. Non si toccheranno nemmeno le detrazioni più importanti, mentre si faranno “delle valutazioni per i crediti imposta o le detrazioni di minore importanza”, assicura il viceministro dell’Economia con delega alle Finanze Maurizio Leo. Per il resto, il Cdm ha approvato in via definitiva altri due decreti legislativi della delega fiscale facendo salire a 13 i dlgs approvati. I due provvedimenti riguardano due comparti: dogane e imposte indirette diverse dall’Iva (successioni e donazioni, trust, imposta di registro e imposta di bollo). Sulle dogane viene attuata “una rivoluzione copernicana rispetto ad un testo unico di oltre 300 articoli che è stato asciugato a 120”, ha spiegato Leo. Mentre sulle imposte indirette viene disciplinato il ‘trust’ che attualmente non ha una codifica regolamentare, e viene semplificata la normativa sulle successioni in modo che le banche liberino subito le somme per pagare le imposte ipotecarie quando si apre una successione.

Inoltre, i ministri hanno dato il via libera anche al raddoppio (da 1,6 miliardi di euro ad oltre 3,2), delle risorse del credito d’imposta per gli investimenti nella Zes unica del Mezzogiorno dal 1 gennaio 2024 fino al 15 novembre 2024. Il ministro degli Affari europei, Sud, Politiche di coesione e Pnrr, Raffaele Fitto, parla di “polemiche del tutto strumentali” scoppiate sui crediti Zes nei giorni scorsi, e sottolinea come lo stanziamento approvato sia cinque volte superiore a quello previsto negli anni 2016-2020.

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