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Di NICONA MUCCI PER SPORTUMBRIA.NET

Il tono della voce è pacato, ma deciso. La camicia bianca, la barba curata, i gagliardetti e lo stendardo della Federazione alle spalle e gli immancabili palloni da basket disposti sopra il mobile lungo la parete. Gianni Antonelli, presidente del Comitato Regionale Umbro della Federazione Italiana Pallacanestro dal 2021, è l’uomo che, con il prezioso aiuto del resto del Comitato, sta lanciando il basket umbro in una nuova dimensione. Un tiro da tre da far invidia a quelli del celebre Steph Curry, fatto di collaborazione, lavoro, programmazione, visibilità mediatica, passione e tante idee. Perché il basket, in Umbria è pronto per fare un ulteriore salto di qualità, con numeri che sono in costante aumento e che oggi coinvolgono circa 5000 tesserati tra adulti, senior e ragazzi. Guardando al futuro a partire dal passato. A cominciare dalla stagione appena conclusa.

«Un bilancio sicuramente positivo. – spiega Antonelli – In A2, la squadra femminile di Umbertide ha mantenuto la categoria. In B Interregionale, Valdiceppo ha fatto una stagione sopra le righe: partita per salvarsi, si è ritrovata a giocare la seconda fase quella dei play in. Poi la serie C in cui, ad eccezione di Todi, penalizzata da infortuni e un po’ di sfortuna, Perugia Basket, Foligno e Assisi, con budget più contenuti degli avversari, sono comunque riuscite a salvarsi. E non dimentichiamo che la Pallacanestro Perugia ha sfiorato la A2 nel campionato femminile e Gubbio la promozione in C (nel frattempo la compagine eugubina è stata iscritta al campionato di serie C, nda)».

Recentemente, Presidente, ha detto che l’Umbria è una piccola regione, ma affamata di basket. Che significa?

«Vuol dire che ogni volta che organizziamo qualcosa al di fuori della routine c’è una grande risposta da parte della gente. Penso, ad esempio, anche al 3 contro 3 del DAT Master in centro, a Perugia. Purtroppo, manca una squadra di vertice che faccia da traino al movimento, ma c’è molta partecipazione dei ragazzi e delle società quando si organizza qualcosa, come è successo per le finali della Jr. NBA».

La Jr. NBA, il progetto Girl Power e tante altre iniziative: qual è la prossima in cantiere?

«Si tratta di un progetto a lungo termine: quello del College, sia maschile che femminile. Il prossimo anno riguarderà i 2011 e i 2012 ed è un contenitore nel quale vogliamo fare formazione e nel quale crediamo molto. Desideriamo dare la possibilità a un numero importante di ragazzi di confrontarsi con sistematicità tra loro, assistiti da uno staff adeguato. Si tratta di un percorso formativo che coinvolge anche allenatori e arbitri e che speriamo, nel giro di qualche anno, possa portare frutto migliorando così pure il livello del gioco».

Intanto, dai parquet dell’Umbria vengono fuori i vari Zampini nel maschile, Moriconi e Baldelli nel femminile, senza dimenticare Lorela Cubaj campionessa con la Reyer Venezia, ora in America.

«È sintomo, come ho detto in altre occasioni, che le società stanno lavorando bene e ai nomi che hai citato aggiungerei anche Cappelletti e i fratelli Bartoli, che stanno calcando palcoscenici importanti. E poi, Taccetti che è assistant coach a Brescia, Fabrizi e Giottoli, che è preparatore fisico della Nazionale Femminile. Senza dimenticare, nel settore arbitrale, Pepponi e Moretti in serie A, Giovannetti protagonista anche in Eurolega e Stefania Tagliolini, istruttrice nazionale. Sono tanti i professionisti che nascono nelle nostre società e dal nostro basket e poi riescono ad affermarsi a livello nazionale. L’obiettivo è quello di aumentare il livello delle categorie giovanili facendo un lavoro importante sia tecnico che di numeri».

Quanto è importante il contributo di una leggenda come Roberto Brunamonti per la promozione del basket regionale?

«Molto. Roberto è una persona squisita e rappresenta la Federazione nel miglior modo possibile. Ha un vissuto e una storia ineguagliabili nella nostra regione. Ha vinto con la Nazionale e con la Virtus Bologna ed è stato un playmaker di riferimento a livello italiano ed europeo. Quindi, il suo contributo è fondamentale perché ci dà qualcosa in più»

Com’era Antonelli da giocatore?

«Adesso farei fatica perché l’aspetto tecnico è stato superato da quello fisico. Quando giocavo io se eri bravo tecnicamente riuscivi a sopperire più facilmente a qualche gap fisico. Oggi, come avviene in tanti sport, è diverso».

Il suo campione preferito?

«Magic Johnson».

In questi anni, qual è stata la difficoltà più grande e quale, invece, la soddisfazione?

«La difficoltà è stata legata al post lockdown del Covid. C’era molta insicurezza anche nelle società. Questo è stato lo scoglio più grande, cioè far capire che il Comitato era lì per sostenere la loro attività. La soddisfazione, invece, è essere riusciti a organizzare in questi mesi due eventi importanti in cui avevamo il focus della Federazione e della NBA puntato su di noi. Il riconoscimento più grande è stato la collaborazione e l’entusiasmo delle società, contentissime di lavorare tutti insieme».

Il basket in tre aggettivi.

«Leggevo in questi giorni che Bill Russel diceva che era l’unico sport che va verso il cielo. Questa è una definizione nella quale mi sono sempre ritrovato. Non è uno sport noioso perché in tre secondi ti ritrovi dall’aver vinto a giocare un overtime. Dunque, è imprevedibile. E poi, è alla portata di tutti. Tutti possono giocare, ciascuno al proprio livello. Ed è divertente».

NBA o Eurolega?

«In passato seguivo la NBA con più partecipazione, adesso faccio un po’ di fatica a parte le finali. Oltre al campionato italiano, mi piace molto l’Eurolega. Stravedo per Mike James».

In Umbria, però, continua a mancare una squadra di vertice, da A1 o A2.

«Non dimentichiamoci però che, nella prima decade del 2000, il Perugia Basket ha disputato la serie A Dilettanti e il palazzetto era sempre gremito. E questo significa che c’era e c’è interesse intorno al basket. Il problema di avere una squadra in A1 o in A2 è sia economico che strutturale. Ma non credo che se arrivasse qualcuno con un sacco di soldi da mettere sul piatto, quella potrebbe essere una strada duratura. Secondo me, è necessario un percorso fatto di un passo alla volta e bisogna lavorare per aumentare il numero dei tesserati oltre che alzare il livello soprattutto nelle categorie giovanili. Nel campionato Under 19 Eccellenza abbiamo una sola squadra, quella del Perugia Basket, che partecipa grazie al grandissimo impegno della società cui bisogna fare i complimenti».

Qual è lo stato di salute dei nostri impianti sportivi, invece?

«Va fatto un plauso alle amministrazioni e alle società perché negli ultimi anni sono state riqualificate varie zone e strutture. Ad esempio, tre campetti sono stati risistemati a Città di Castello, è stato inaugurato un playground a Gualdo, un altro dovrebbe esserlo a Gubbio e a Ponte San Giovanni un nuovo campetto nell’area del palazzetto. A livello di playground, insomma, mi sembra che siamo messi meglio rispetto a qualche anno fa. Per quanto riguarda le strutture, bisogna dire che non è facile averne e mantenerne così tante e di qualità, con molti palazzetti, al di fuori di qualche eccezione, rinnovati come a Cannara o Passignano. Ci manca ovviamente un impianto importante e, di certo, qualcuno in più permetterebbe una migliore gestione delle attività settimanali delle società».

Se dovesse registrare uno spot pubblicitario per il basket, su cosa punterebbe?

«Sul fatto che è uno sport di condivisione, in cui si può essere protagonisti non solo realizzando un canestro, ma anche aiutando un compagno con un passaggio o in difesa».

Chiuda gli occhi e immagini la pallacanestro in Umbria tra dieci anni.

«Più che altro, è un desiderio. Immagino che il numero di cestisti sia cresciuto e la sogno ancora più pulita e bella di quanto già non sia adesso. E spero in un livello di gioco ancora più elevato dell’attuale con una, se non addirittura due squadre in campionati nazionali, magari in B se non addirittura in A2».



 

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