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L’intervento di Elly Shlein


I giudici fanno il bis e ordinano l’arresto (ai domiciliari) numero due per Giovanni Toti; questa volta ipotizzando l’illecito finanziamento ai partiti. “Galeotta” la pubblicità sulla vetta della Terrazza Colombo, quasi un simbolo per la città, quanto a notizie e che svetta nel centro Genova. Bella ma che mette nei guai doppi il leader (ora sospeso) della Regione, che con l’amico Bucci avevano strappato ad un lungo regno “rosso” Liguria e Genova.
Umanamente momento che deve essere difficile per un personaggio indubbiamente di forte impatto mediatico, già giornalista e portato da Berlusconi alla politica, come alfiere del centrodestra sulle sponde del Mar Ligure e per il quale appare comprensibile la sofferenza morale, al di là di ogni merito degli avvenimenti.
L’accusa sostiene in questa nuova ordinanza di custodia cautelare, che il suo gruppo politico fu finanziato da Esselunga attraverso pubblicità che avrebbe dovuto invitare a fare acquisti presso i punti vendita del marchio, mentre invece avrebbe anche compreso spot elettorali per le amministrative che furono poi vinte da Bucci.
Vicenda complicata che lasciamo a togati, avvocati, pm, gip, aule di Tribunali e del resto ampiamente riportate dai media locali e nazionali. Ma che stoppano, almeno per il momento, gli incontri politici a casa Toti, immersa nel verde di Ameglia, terra spezzina, autorizzati dai giudici, a partire da quello previsto con Salvini in questi giorni, che di Toti ha sempre fatto difesa decisa e strenua in tutta la vicenda iniziata dal 7 maggio quando scattarono, ovviamente in senso figurato, le manette ai polsi del governatore, lasciando la Regione e non solo, sbigottita.
L’arresto replicato coincide con una manifestazione già programmata da tempo da parte della sinistra in piazza De Ferrari.
Causale medesima data che però fa, una volta di più, riflettere su come la vita sia strana, imprevedibile e insegna come occorre sempre essere pronti a tutto. “Estote parati”, trasse dal latino Robert Baden-Powell per dare un motto ai bravi boy scout”. E motto che, a prescindere, è sempre avere a mente ed agire di conseguenza.
E sono stati pronti a cogliere l’occasione per rafforzare la protesta del centro sinistra Elly Shlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, protagonisti della manifestazione “Liguria. Diritto al futuro”.


Applausi, bandiere al vento, per una prova di campo si largo, ma soprattutto unito, come hanno sottolineato i quattro, non nascondendo di voler partire proprio dalla piazza di Genova per creare l’alternativa che sia in grado di battere il centro destra sia in Liguria che in Italia.
Ad aprire Giuseppe Conte: “Noi non siamo qui per emettere sentenze di condanna nei confronti di singole persone. Non siamo un tribunale. Non c’è alcuna gogna mediatica. Ma è Toti che non deve mettere una sentenza di condanna nei confronti della comunità ligure”.
Fratoianni ha invocato la partenza da Genova della costruzione di un’alternativa che possa battere la destra, Bonelli ha attaccato il ministro Nordio, definito “illiberale, ha censurato l’autorità giudiziaria”, riferendosi a quanto detto dal guardasigilli sulla sentenza del Riesame.
A chiudere Elly Schlein che ha parlato di “enorme questione morale” e che “questa Regione che non merita di essere tenuta ai domiciliari come il presidente Toti. Salvini e Meloni chiedano le dimissioni di Toti”.
Per tutti ineludibile tornare al voto, per il bene della Liguria, hanno indicato, e per garantire sanità, assistenza.
Circa un migliaio a partecipare, lontano dalle riunioni oceaniche del passato e finale sulle note di De Andrè.  Tra il popolo targato sinistra la ex sindaco Marta Vincenzi, Cofferati, la giornalista, scrittrice ed ora politica Donatella Alfonso e Ferruccio Sansa, icona anti Toti da sempre.
Ho annotato tutto su notes e biro, giornalismo che mi piace e che ho sempre fatto, per scrivere il pezzo per Avvenire e poi questo, con taglio un po’ diverso, per questo sito. Più “friendly”
A prescindere da destra o sinistra, che per me da cronista di strada e di vecchio stampo, sono da raccontare doverosamente per quello che dicono, con onestà intellettuale e rispetto, andando verso l’ufficio per scrivere pensavo che però i comizi di De Mita. Craxi, Berlinguer erano altra cosa rispetto agli attuali. Qualunque sia il colore politico.
O forse sono io che avevo spirito diverso; ero giovane cronista con diversa visione del futuro.
Chissà…

Dino Frambati

L’intervento di Giuseppe Conte

Dino Frambati

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