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Avrebbero emesso fatture false per lavori edilizi mai effettuati al fine di generare un credito di imposta non dovuto. Con questo trucco avrebbero ottenuto una somma in parte inviata a società ungheresi allo scopo, secondo le accuse, di nasconderne la provenienza illecita. È, in estrema sintesi, quanto viene contestato a cinque persone (un ragioniere e quattro imprenditori), indagati a vario titolo per truffa ai danni dello Stato e autoriciclaggio. Il raggiro, secondo il castello accusatorio, ruoterebbe intorno alle pratiche per interventi relativi al Bonus facciate. Nel complesso, il ‘sistema’ avrebbe creato oltre sette milioni di credito di imposta in varie zone del Nord Est, tre milioni dei quali a Ferrara. Di questa somma, circa un milione e cinquecentomila euro sono stati scontati alle Poste della nostra città. Infine, poco più di un milione e duecentomila euro hanno preso la strada per l’Ungheria, allo scopo di far perdere le proprie tracce. La guardia di finanza è però riuscita a ricostruire il presunto raggiro, seguendo la pista dei soldi e delle pratiche fasulle per ottenere il bonus. Sulla base delle ricostruzioni delle fiamme gialle, il pubblico ministero Ciro Alberto Savino ha concluso le indagini a carico dei cinque soggetti, che ora rischiano il processo.

Ma come funzionava, secondo gli inquirenti, il meccanismo messo in piedi dal quintetto? È presto detto. Il titolare di una delle imprese (poi fallita nel 2022) avrebbe emesso fatture per un totale di sette milioni e ottocentomila euro relativi a lavori mai effettuati nell’ambito del Bonus facciate nei confronti di 37 persone ignare dell’operazione. Il tutto, secondo l’accusa, aveva il solo scopo di creare credito di imposta da scontare alle Poste. A fare da intermediatore nell’operazione sarebbe stato il ragioniere, il quale si sarebbe occupato della trasmissione della documentazione alle direzioni provinciali dell’Agenzia delle entrate di Treviso, Padova e Vicenza. Una parte dei crediti è stata poi ceduta a un imprenditore ferrarese il quale, nel ruolo di concessionario dei crediti tramite le proprie società, ha scontato una parte di quella somma alle Poste, le quali – così l’accusa – sarebbero state ingannate sulla veridicità delle carte. Il denaro così ottenuto sarebbe infine stato ‘girato’ a società ungheresi, facendone così perdere la tracciabilità.

f. m.

 

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