L’AQUILA – Il ministro dell’Economi, Giancarlo Giorgetti, sta preparando una serie di interventi per la manovra economica del 2024, con l’obiettivo di sostenere la natalità e gestire in modo più efficiente le risorse pubbliche. Al centro del piano, un possibile rafforzamento dell’assegno unico e una nuova stretta sulle detrazioni fiscali. Tuttavia, si prevede anche una nuova riduzione della rivalutazione delle pensioni, la cosa sta già preoccupando i sindacati. Per la manovra servono circa 25 miliardi di euro, che saranno utilizzati per finanziare le principali priorità: il taglio dell’Irpef, gli aiuti alle madri lavoratrici e gli incentivi alle imprese.
La misura bandiera, insieme alla conferma del taglio Irpef, e a compensare la probabile fine del bonus mamme e di altri incentivi, potrebbe diventare l’incremento dell’assegno unico per i figli, una misura introdotta due anni fa per fornire un sostegno economico alle famiglie, in particolare a quelle incapienti, che non possono beneficiare delle detrazioni fiscali. Il potenziamento di questo assegno, che attualmente varia da 600 a 2.100 euro per il primo figlio e da 180 a 1.020 euro per i successivi, potrebbe essere finanziato con una revisione delle detrazioni fiscali, cioè i tagli sulle tasse da pagare.
Il piano infatti prevederebbe l’introduzione di un tetto massimo detrazioni, basato su fasce di reddito e numero di figli, per garantire, almeno secondo il Governo, che le agevolazioni siano distribuite in modo più equo.
Attualmente, le detrazioni fiscali costano allo Stato 80 miliardi di euro l’anno, ma, questa la critica, gran parte di esse sono godute dalle fasce di reddito più alte. Resta da capire quanto siano alte queste fasce e quanto, piuttosto, medie. Il tetto dovrebbe consentire un controllo più stretto delle spese pubbliche, come sostenuto dallo stesso Giorgetti, che da tempo spinge per una razionalizzazione degli incentivi e che punta a una manovra a “zero deficit”.
Il possibile “cap” alle detrazioni potrebbe non fermarsi alle spese familiari, e tra gli incentivi sacrificabili l’indiziato numero uno restano sempre i bonus per le ristrutturazioni edilizie. Questi bonus, rivalutati alla luce della direttiva europea sulle “Case Green”, potrebbero essere ridotti o riorientati per contenere la spesa pubblica e liberare risorse per altre misure, come il taglio del cuneo fiscale e gli aiuti alle famiglie.
Ma anche le pensioni rischiano di finire nelle rimodulazioni, con lo stop alle rivalutazioni per il 2025 in particolare per le pensioni superiori a quattro volte il minimo, ossia quelle sopra i 1.650 euro netti al mese. La CGIL sottolinea che, sebbene queste pensioni non possano essere considerate “ricche”, saranno ancora una volta soggette a tagli cumulativi difficilmente recuperabili.
Il governo aveva già ridotto significativamente la rivalutazione delle pensioni per il 2023 e il 2024, togliendo circa 10 miliardi di euro. Se la misura verrà replicata anche nel 2025, si aggiungerà un ulteriore miliardo di euro di tagli.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
Informativa sui diritti di autore
La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?
Clicca qui