I Comuni umbri, meglio: la maggior parte di questi, fa orecchie da mercante, rispetto alle tariffe da aggiornare per i servizi che vengono erogati dalle cooperative sociali. Si tratta delle stazioni appaltanti pubbliche, attraverso cui si regolano i rapporti con le cooperative sociali che prestano servizi per i Comuni ed enti. Lo denuncia l’Osservatorio regionale dell’Umbria su appalti ed accreditamenti, formato da centrali cooperative (Legacoop, Confcooperative, Agci) e organizzazioni sindacali (Fp Cgil, Fp e Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs), che venerdì mattina nel corso di una conferenza stampa ha presentato un report sul “riconoscimento del valore della cooperazione sociale”.
Il nuovo contratto dei lavoratori delle cooperative sociali, in vigore dal 1 febbraio, ha migliorato le retribuzioni dei lavoratori del settore, facendo recuperare il potere di acquisto ai lavoratori e qualificando il lavoro sociale. In Umbria sono 280 le cooperative sociali attive, che erogano complessivamente servizi per un valore di 260 milioni. Gli addetti nel settore sono 9.500, di cui 1000 persone disabili o svantaggiate, ed erogano servizi a 80.000 cittadini, rappresentando un attore fondamentale del welfare locale.
Per le cooperative sociali il nuovo contratto determina nel 2024 un incremento del costo del lavoro di 12 milioni di euro. In termini percentuali questo si traduce in un incremento del costo del lavoro di oltre il 5%, che a regime arriverà ad oltre 15 punti percentuali. «E dato che il 90% dei ricavi delle cooperative stesse – dicono i loro rappresentanti – proviene dalle amministrazioni pubbliche (Usl, Comuni ed altri enti), la sostenibilità del welfare locale è a rischio in assenza di un pieno riconoscimento da parte delle amministrazioni pubbliche dei dovuti incrementi a favore delle cooperative sociali».
«In Umbria – afferma Andrea Bernardoni, coordinatore dell’Osservatorio regionale appalti – analizzando l’adeguamento dei contratti delle amministrazioni pubbliche con le cooperative sociali la situazione presenta poche luci e molte ombre. Tra le luci si sono l’adeguamento delle tariffe dei servizi accreditati effettuato dalla Regione Umbria nel giugno scorso; l’adeguamento dei contratti relativi ai servizi sociosanitari effettuato dalla Usl Umbria 2; ed il percorso avviato dalla Usl Umbria 1. La situazione più critica, invece, è quella relativa alle cooperative di inserimento lavorativo. La quasi totalità dei contratti tra queste cooperative e le amministrazioni pubbliche non sono infatti stati adeguati».
«Tra le ombre – continua Monica Di Angelo, vice-coordinatrice dell’Osservatorio regionale appalti – ci son i Comuni della regione. Dal monitoraggio che abbiamo effettuato emerge che la gran parte di questi non ha adeguato i contratti e, anche i comuni che hanno effettuato alcuni adeguamenti l’hanno fatto solo per alcuni contratti in modo molto limitato».
L’Osservatorio Regionale Appalti, vista la situazione particolarmente critica, ha scritto ai 12 sindaci dei Comuni capofila delle zone sociali chiedendo un incontro urgente per rimuovere gli ostacoli che stanno rallentando l’adeguamento dei contratti con le cooperative.
Nello specifico, alla data del 13 settembre, la Regione Umbria ha adeguato le tariffe per i servizi sociosanitari, mentre non sono stati adeguati i contratti dei servizi semiresidenziali e non residenziali per minori. Inoltre è in atto un confronto tra azienda e cooperative sociali finalizzato all’adeguamento sia nella Usl 1 che nella Zona sociale 5 del Trasimeno. Sono invece stati parzialmente adeguati i contratti nella Zona sociale 1 di Città di Castello, nella Zona 9 di Spoleto, nella 11 di Narni e nella 12 di Orvieto. Restano senza adeguamento quelli della zona 10 di Terni, la 7 di Gubbio, la 6 di Norcia, la 4 di Marsciano, la 2 di Assisi e la 2 di Perugia.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
Informativa sui diritti di autore
La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.