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Mentre nella maggioranza di governo prosegue il dibattito politico (sinora piuttosto sterile) tra ius soli e ius scholae, dalla Cna della Lombardia arriva un appello per riconoscere «con tempismo» i nuovi cittadini italiani, in particolare quegli imprenditori che con le loro aziende sono ormai parte integrante del tessuto economico nazionale.Secondo i dati di Margò-Cribis elaborati dalla Cna e relativi allo scorso agosto la Lombardia è la prima regione nel paese per imprese gestite da migranti davanti a Lazio ed Emilia-Romagna. Dalle parti di Milano se ne contano quasi 134mila, che rappresentano il 20% del totale nazionale, che si attesta a 653mila. Solo la provincia milanese vanta 65mila aziende straniere, quasi la metà di tutte le realtà produttive a guida estera della regione.

«Stiamo assistendo a una ripresa del confronto tra alcune forze politiche in tema di riforma della cittadinanza e per la Cna della Lombardia è tempo di agire con serietà, quindi speriamo che non si tratti solo di battute di fine estate», ha spiegato il presidente della confederazione lombarda, Giovanni Bozzini. «I dati socio-economici ci dicono che il lavoro migrante nelle pmi, ma anche l’imprenditorialità immigrata, sono grandi motori di integrazione e offrono un contributo alla crescita della Lombardia (e non solo). La nostra confederazione nazionale, proprio su questo punto, ha pubblicato dati significativi che testimoniano la necessità di un intervento celere da parte della politica in questa direzione». Stando al rapporto Idos-Cna, in Italia, nel periodo che va dal 2011 al 2022, le imprese gestite da migranti hanno registrato un incremento del 42%, rappresentando l’11% del totale nazionale. Il commercio e l’edilizia raccolgono oltre la metà delle iniziative dei migranti, mentre l’82% dei titolari di imprese immigrate è di origine non comunitaria e proviene soprattutto da Marocco, Romania e Cina.

«Il nostro compito è leggere la realtà e contribuire a canalizzarne i processi secondo valori di civiltà e una forte propensione alla crescita economica e all’etica del lavoro», ha sottolineato il segretario della Cna della Lombardia, Stefano Binda. «E la realtà, che per fortuna è più forte delle ideologie, ci dice che il lavoro immigrato e l’impresa straniera costituiscono due fattori imprescindibili. Una riforma degli accessi alla cittadinanza in grado di dare certezze alle persone che studiano e lavorano, ai loro figli e alle nostre imprese è nell’interesse del paese e dei suoi equilibri socio-culturali ed economico-finanziari». Insomma: ius soli e ius scholae, ma anche ius imprese.

 

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