Il fondo Eltif punta a stimolare investimenti a lungo termine in settori dell’economia che tradizionalmente faticano ad accedere ai finanziamenti.
Il fondo Eltif, sigla che sta per European Long Term Investment Funds, è una novità per il panorama dei risparmi in Italia. Questo strumento finanziario è stato creato con l’obiettivo di offrire ai risparmiatori un rendimento stabile e la possibilità di diversificare gli investimenti al di fuori dei tradizionali mercati finanziari. Originariamente, l’accesso a investimenti in asset privati era prerogativa esclusiva degli investitori istituzionali, ma ora questa opportunità si sta estendendo anche agli investitori retail.
Gli Eltif sono stati introdotti dalla normativa dell’Unione europea nel 2015 e sono concepiti per sostenere il finanziamento di imprese e progetti europei che richiedono investimenti a lungo termine e che non trovano spazio nei mercati pubblici. Questi fondi mirano a canalizzare risorse verso l’economia reale, con un focus particolare su progetti infrastrutturali e piccole e medie imprese che non sono quotate in borsa, spesso a conduzione familiare. La loro struttura è pensata per rendere questi investimenti accessibili anche a un pubblico più ampio di risparmiatori individuali.
Uno dei principali benefici degli Eltif è la possibilità per gli investitori retail di partecipare direttamente nel finanziamento di settori cruciali dell’economia europea, ai quali tradizionalmente non avrebbero potuto accedere. Vediamoli da vicino:
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Eltif, che cosa sono e chi può investirci
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Spiegazione, chiarimenti ed esempi sugli Eltif
Eltif, che cosa sono e chi può investirci
Il fondo Eltif punta a stimolare investimenti a lungo termine in settori dell’economia che tradizionalmente faticano ad accedere al finanziamento tramite i canali di mercato standard. Questo fondo è destinato principalmente a progetti infrastrutturali e piccole e medie imprese non quotate, frequentemente a conduzione familiare, che richiedono capitali sostanziosi per crescere e svilupparsi nel tempo.
Gli Eltif, approvati e regolamentati attraverso il regolamento UE numero 760 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea, hanno acquisito un “passaporto europeo” che ne consente l’operatività transnazionale.
Questi fondi hanno fatto la loro prima apparizione in Italia nel 2018, integrati nel quadro normativo nazionale attraverso il decreto legislativo 233 del 2017. Da allora sono una componente dell’arsenale di strumenti finanziari disponibili per gli investitori italiani, con l’obiettivo di indirizzare risorse verso il sostegno dell’economia reale europea.
A differenza dei fondi aperti, gli Eltif sono fondi chiusi: raccolgono capitali solo durante una fase iniziale di offerta e successivamente si chiudono a nuovi investimenti, gestendo il patrimonio raccolto fino alla maturazione degli investimenti. Le quote di un Eltif possono essere rivendute solo sul mercato secondario, ovvero in Borsa, e non direttamente attraverso il fondo, rendendoli strumenti meno liquidi rispetto ad altre opzioni d’investimento.
Questa struttura mira a garantire che le risorse siano investite con una visione di lungo periodo, generalmente non inferiore ai cinque anni. Il regolamento prevede che almeno il 70% del capitale degli Eltif sia investito in attività ammissibili – principalmente imprese non quotate di dimensioni ridotte – mentre il restante 30% può essere utilizzato per investimenti più flessibili, offrendo ai gestori del fondo una certa manovrabilità operativa.
Spiegazione, chiarimenti ed esempi sugli Eltif
Gli Eltif stanno emergendo come un’opzione d’investimento intrigante ma complessa, che offre opportunità uniche ma anche sfide da non sottovalutare. A seguito delle direttive Mifid II, che regolano la trasparenza e la correttezza degli investimenti, è fondamentale che gli investitori comprendano appieno i rischi associati a questi fondi prima di impegnarsi finanziariamente.
I fondi Eltif sono progettati per ridurre il rischio di concentrazione degli investimenti, stabilendo che non più del 10% del capitale del fondo possa essere investito in strumenti emessi da una singola azienda. Questo limite aiuta a diversificare gli investimenti e a mitigare i rischi legati alla dipendenza da un solo emittente.
C’è poi una specifica soglia di accesso per gli investitori al dettaglio che devono avere un patrimonio inferiore a 500.000 euro e non possono allocare più del 10% di tale patrimonio in Eltif, con un investimento minimo di 10.000 euro. Queste misure sono state pensate per proteggere gli investitori meno esperti o quelli con meno risorse, evitando che s’immergano in prodotti finanziari che potrebbero non essere adatti alla loro capacità di assorbire perdite o alla loro necessità di liquidità.
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