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di emigrazione e di matrimoni

Fabio Verna, un economista formatosi sui mercati finanziari, ci racconta in un’intervista esclusiva, le grandi opportunità economico sociali che il Piano Mattei offre in un rapporto su basi paritarie tra l’Italia e l’Africa.

Un progetto del Governo Meloni che trae ispirazione dall’operato di un grande italiano come fu sicuramente Enrico Mattei, antesignano nell’aver saputo intavolare rapporti paritari con i governi dei paesi in via di sviluppo nel complesso ambito delle risorse energetiche.

Dalla storia del colonialismo molte nazioni occidentali dovrebbero tentare ancor oggi d’imparare una nuova filosofia di approccio, maggiormente lungimirante, con una visione di reciprocità degli interessi economico-politici. l’Italia nel laborioso periodo del dopoguerra iniziò un impegnativo percorso di ricostruzione, quando il nostro grande concittadino Enrico Mattei dopo aver fondato l’ENI, riuscì a sottoscrivere nuovi contratti sulle forniture energetiche tanto necessarie all’Italia, offrendo ai paesi fornitori una compartecipazione agli utili, basata sulla distribuzione di vantaggiose royalties in favore di questi ultimi, in quanto proprietari dei terreni di estrazione. Accordi dunque pienamente rispettosi dei diritti e della dignità di quelle popolazioni, esattamente tutto quello che il colonialismo non aveva mai fatto. Come finirà questa bella storia di “capitalismo etico”, lo sappiamo tutti: Enrico Mattei morì in un incidente aereo la sera del 27 ottobre 1962, quando l’aereo con cui stava tornando a Milano da Catania, precipitò nelle campagne di Bascapè mentre era in fase di avvicinamento all’aeroporto di Linate. Circostanze misteriose e mai chiarite, che però stridono fortemente con i contrasti commerciali che lo stesso Mattei aveva provocato, avversi agli interessi economici delle famose ‘Sette sorelle’, le sette compagnie petrolifere che nel mondo detenevano il “cartello” dell’estrazione e della raffinazione del petrolio.

Oggi, l’attuale Governo Meloni, ha saputo dare nuova energia dell’operato di Mattei, naturalmente rimodellando le sue grandi esperienze agli attuali scenari internazionali, in primis proponendo alle nazioni africane un rapporto non predatorio, ma di reciprocità, nel rispetto delle leggi e delle usanze di ciascun paese del grande continente che si affaccia sulle coste meridionali del Mediterraneo.

Ne parliamo con l’economista Fabio Verna, attivo nei mercati finanziari, ma oggi attento studioso del Piano Mattei. Di lui, conosciuto nell’ambito di un convegno, ove era relatore presso il Senato della Repubblica su questo tema di grande attualità, mi colpì come un’analista di geopolitica nonché esperto di alta finanza, avesse incentrato il suo intervento maggiormente sui fenomeni umani, sociali, migratori, piuttosto che sul fabbisogno energetico del nostro paese.

Prof. Verna lei spesso ha affermato che l’economia debba essere una scienza sociale finalizzata a sopperire ai bisogni degli esseri umani, un concetto piuttosto distante dalle finalità dell’alta finanza che alimenta solo sé stessa, incurante dei bisogni sociali.

Ho sempre sostenuto come l’economia sia inevitabilmente una scienza sociale, volta a sopperire i fabbisogni dell’essere umano. In effetti essa nasce come bisogno di regolamentare i rapporti economici tra persone nel rispetto di ognuno, del lavoro dei singoli in relazione alle necessità dei macrosistemi, anche se non bisogna dimenticare che comunque le risorse atte a sopperire alle ricordate necessità, vadano necessariamente reperite sui mercati.

Il Piano Mattei, un nome che restituisce il doveroso merito ad un grande della storia economica italiana del dopoguerra, in che termini si può considerare un’operazione di finanza etica?

Come dissi pubblicamente nel corso del convegno in Senato dello scorso 2 Aprile da lei sopra ricordato: ”Ogni essere umano ha il diritto ad emigrare, ma ha anche un egual diritto di vivere nella propria terra di origine, ma perché questo diritto possa essere rispettato bisognerebbe poter garantire ad ogni essere umano tutta una serie di fabbisogni primari”.

Ed il Piano Mattei potrà realmente realizzare questo diritto a continuare a vivere nel proprio paese d’origine? Parliamo di territori dell’Africa che ogni giorno vedono partire barconi pieni di disperati che cercano un approdo ed un futuro possibile nel nostro Paese o comunque in territorio UE

Cito letteralmente alcuni enunciati del Piano Mattei per far capire meglio in che direzione stiamo andando: “Il Continente africano sta attraversando una serie di transizioni epocali in campo economico, sociale, politico e demografico. Si prevede che la sua popolazione sarà più che raddoppiata entro il 2050 e supererà quota 2,5 miliardi, un quarto di quella globale. L’Africa rimarrà, in futuro, anche la regione più giovane del mondo, con un’età media di 25 anni. Dunque l’Africa può contare anche su grandi risorse umane. Il Continente detiene una vasta percentuale delle risorse naturali del mondo, sia rinnovabili che fossili. Possiede circa il 30% delle riserve minerarie, vastissime riserve petrolifere e di gas non ancora completamente censite e oltre il 60% delle terre potenzialmente coltivabili del mondo purtroppo a tutt’oggi incolte per la gran parte”.

Quindi è necessario costruire con le Nazioni e i popoli africani, un nuovo modello di partenariato che tenga conto del Diritto internazionale, delle leggi delle singole nazioni ed ancor più dei diritti umani delle popolazioni, un nuovo rapporto d’interscambio che sia vantaggioso per le diverse parti sul piano economico; ecco il motivo del Convegno tenutosi preso la Corte di Cassazione, e fortemente sostenuto dall’Ordine degli Avvocati di Roma dello scorso 20 Maggio, finalizzato ad approfondire i differenti orientamenti del Diritto rispetto ad ogni singolo paese africano interessato a partecipare a questa ambiziosa iniziativa del Governo italiano.

Il Governo italiano intende imprimere un cambio di paradigma nei rapporti con il Continente africano e costruire un partenariato su base paritaria, che rifiuti tanto l’approccio paternalistico e caritatevole quanto quello predatorio, e che sia capace di generare benefici e opportunità per tutti”.  L’Italia centro del Mediterraneo, può costruire con successo questo modello, in quanto può contare su diversi elementi di forza, a partire dagli storici legami economici, sociali e culturali e dalla radicata presenza nel Continente africano. Inoltre, l’Italia può contare su preferenziali rapporti con l’Africa, su un’eredità culturale, economica e sociale da sempre portata avanti dal M.A.E. anche tramite le sue mirate attività di cooperazione. Il fondatore di ENI presta oggi il suo nome ad una “formula” che ha saputo, in passato, coniugare l’esigenza italiana di rendere sostenibile la propria crescita con quella di coinvolgere le nazioni africane in un processo di sviluppo e progresso comune”.

Cosa accadrà dal punto di vista pratico con il piano Mattei?

L’Italia è una grande nazione manifatturiera e deve acquisire costantemente le materie prime per realizzare i prodotti finiti, internazionalmente riconosciuti ed apprezzati come “Made in Italy” così come le nostre fabbriche necessitano di energia per muovere gli impianti produttivi, ed ecco che nasce l’interscambio nel comune interesse, tra quelle nazioni ricche di materie prime con la nostra italiana capacità del fare.

Possiamo portare a quelle nazioni africane interessate, il nostro know-how, la nostra sanità con annessa la farmaceutica, la possibilità di fare formazione ai cittadini africani, sia a quelli che vogliono lavorare nei propri paesi, sia a quelli che vorranno emigrare, consentendo a questi ultimi di partire con la conoscenza della lingua del paese che li ospiterà, così come con un’iniziale conoscenza di un mestiere, che consentirà loro di inserirsi attivamente nelle realtà produttive, senza dimenticare una certa reciproca conoscenza degli usi e dei costumi, facilitando così una migliore coesione sociale.

Senza contare che questa nuova forma di dialogo affosserebbe lo spregevole lavoro dei “trafficanti di uomini” i negrieri del XXI secolo. Un interscambio sano e duraturo farà crescere il P.I.L., sia italiano che di quelle nazioni africane che vorranno aderire a questo ambizioso progetto, ricordandoci che per distribuire “ricchezza” bisogna prima iniziare a produrla.

Ringraziamo il Prof. Fabio Verna per questa pur breve ma efficace sintesi dei punti di forza del Piano Mattei, demonizzato dalle opposizioni parlamentari, le quali anziché fornire un potenziale contributo hanno scatenato una reazione puramente ideologica e priva di effettiva concretezza. E naturalmente ci auguriamo che Fabio Verna voglia nel futuro rispondere alle nostre domande sui delicati temi di geoeconomia.


di emigrazione e di matrimoni

Fabio Verna, an economist trained in financial markets, tells us in an exclusive interview, the great economic and social opportunities that the Mattei Plan offers in a relationship on equal terms between Italy and Africa.

A project of the Meloni government that draws inspiration from the work of a great Italian as Enrico Mattei certainly was, a forerunner in having been able to establish equal relations with the governments of developing countries in the complex area of energy resources.

From the history of colonialism, many western nations should still try to learn a new, more far-sighted philosophy of approach, with a vision of reciprocity of economic and political interests. Italy in the laborious post-war period began a challenging path of reconstruction, when our great fellow-citizen Enrico Mattei, after founding ENI, succeeded in signing new contracts on much-needed energy supplies for Italy, offering the supplier countries profit-sharing, based on the distribution of advantageous royalties in favour of the latter, as owners of the extraction land. Agreements therefore fully respectful of the rights and dignity of those populations, exactly what colonialism had never done. How this beautiful story of ‘ethical capitalism’ would end, we all know: Enrico Mattei died in a plane crash on the evening of 27 October 1962, when the plane in which he was returning to Milan from Catania, crashed in the Bascapè countryside as it was approaching Linate airport. Mysterious circumstances that have never been clarified, but which strongly clash with the commercial contrasts that Mattei himself had provoked, adverse to the economic interests of the famous ‘Seven Sisters’, the seven oil companies that held the world ‘cartel’ in oil extraction and refining.

Today, the current Meloni government has been able to give new energy to Mattei’s work, naturally reshaping his great experiences to the current international scenarios, first and foremost by proposing to African nations a relationship that is not predatory, but one of reciprocity, respecting the laws and customs of each country of the great continent that overlooks the southern shores of the Mediterranean.

We talk about this with the economist Fabio Verna, active in the financial markets, but today a careful scholar of the Mattei Plan. I met him at a conference where he was a speaker at the Senate of the Republic on this highly topical issue, and I was struck by how a geopolitical analyst and expert in high finance, he focused his speech more on human, social, and migratory phenomena, rather than on our country’s energy needs.

Prof. Verna, you have often said that economics should be a social science aimed at providing for the needs of human beings, a concept quite distant from the aims of high finance that only feeds itself, heedless of social needs.

I have always maintained that economics is inevitably a social science, aimed at providing for the needs of human beings. In fact, it was born as a need to regulate economic relations between people with respect for each person, for the work of individuals in relation to the needs of macro-systems, even if it must not be forgotten that the resources to meet these needs must necessarily be found on the markets.

The Mattei Plan, a name that gives due credit to a great figure in post-war Italian economic history, in what terms can it be considered an ethical finance operation?

As I said publicly at the conference in the Senate on 2 April that you mentioned above: “Every human being has the right to emigrate, but he also has an equal right to live in his homeland, but for this right to be respected it would be necessary to be able to guarantee every human being a whole series of basic needs”.

And can the Mattei Plan really realise this right to continue living in one’s country of origin? We are talking about territories in Africa that every day see the departure of barges full of desperate people seeking a landing place and a possible future in our country or in EU territory.

I am quoting verbatim some statements from the Mattei Plan to give a better understanding of the direction in which we are heading: “The African continent is undergoing a series of epochal transitions in the economic, social, political and demographic fields. Its population is expected to more than double by 2050 and exceed 2.5 billion, a quarter of the global population. Africa will also remain the world’s youngest region in the future, with an average age of 25. So Africa can also count on great human resources. The continent holds a large percentage of the world’s natural resources, both renewable and fossil. It possesses around 30% of the world’s mineral reserves, vast oil and gas reserves that have not yet been fully surveyed, and over 60% of the world’s potentially cultivable land, unfortunately still largely uncultivated”.

Therefore, it is necessary to build with the African nations and peoples, a new model of partnership that takes into account international law, the laws of individual nations and even more so the human rights of the people, a new relationship of exchange that is beneficial to the different parties on the economic level; this is the reason for the conference held at the Court of Cassation, and strongly supported by the Bar Association of Rome on 20 May, aimed at deepening the different orientations of the law with respect to each individual African country interested in participating in this ambitious initiative of the Italian government.

The Italian government intends to make a paradigm shift in relations with the  African continent and build a partnership on an equal basis, which rejects both the paternalistic and charitable approach as well as the predatory one, and which is capable of generating benefits and opportunities for all”. Italy, at the centre of the Mediterranean, can successfully build this model, as it can count on several elements of strength, starting with its historical economic, social and cultural ties and its deep-rooted presence in the African continent. In addition, Italy can count on preferential relations with Africa, on a cultural, economic and social heritage that has always been carried forward by the M.A.E. also through its targeted cooperation activities. Today, the founder of ENI lends his name to a ‘formula’ that has been able, in the past, to combine the Italian need to make its own growth sustainable with that of involving African nations in a process of common development and progress”.

What will happen from a practical point of view with the Mattei Plan?

Italy is a great manufacturing nation and needs to constantly acquire raw materials to make finished products, internationally recognised and appreciated as ‘Made in Italy’, just as our factories need energy to move their production plants, and here comes the interchange in the common interest, between those nations rich in raw materials with our Italian ability to make.

We can bring to those interested African nations, our know-how, our health care with pharmaceuticals attached, the possibility of training African citizens, both those who want to work in their own countries and those who want to emigrate, allowing the latter to leave with the knowledge of the language of the host country, as well as with an initial knowledge of a trade, which will allow them to actively take part in the productive realities, without forgetting a certain mutual knowledge of customs and traditions, thus facilitating better social cohesion. Not to mention that this new form of dialogue would put an end to the despicable work of the ‘human traffickers’, the slavers of the 21st century.

We thank Prof. Fabio Verna for this albeit brief but effective summary of the strengths of the Mattei Plan, demonised by parliamentary oppositions, which instead of providing a potential contribution have unleashed a purely ideological reaction devoid of real substance. And of course we hope that Fabio Verna will be willing to answer our questions on sensitive geo-economic issues in the future.

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