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Mezzo miliardo in meno alle Università e scatta la sollevazione dei rettori. Gli Atenei italiani lanciano l’allarme sul pericolo di sopravvivenza del sistema universitario nazionale, dopo il taglio previsto dalla bozza del decreto di riparto del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo). Critiche che non sono piaciute alla ministra Anna Maria Bernini, che per ripicca non si è presentata alla Conferenza dei rettori.

Il taglio ai fondi dell’Università

La bozza inviata dal ministero dell’Università e della Ricerca a Cun, Cnsu e Crui, contiene un taglio nominale di 173 milioni di euro, il quale, considerando che “lo stanziamento comprende 300 milioni del piano straordinario”, si traduce in una riduzione calcolata dai rettori in 513.264.188 euro di risorse senza vincoli specifici.

“Il provvedimento presenta notevoli elementi di criticità che, se confermate, rischiano non solo di arrestare l’evoluzione virtuosa del sistema universitario nazionale ma di mettere a rischio la sopravvivenza stessa dell’università statale italiana” scrivono dalla Conferenza dei dirigenti delle università italiane.

Una nota che irrita la ministra Anna Maria Bernini, tanto da convincerla a saltare l’incontro della Crui al quale era attesa e replicare così dopo alcune ore: “A Fondo di finanziamento ordinario ancora in discussione si è scelto di diffondere cifre infondate e allarmistiche su presunti tagli agli atenei. Invece del confronto di merito con il ministro e il suo staff, viene preferita la strada del pregiudizio e della polemica pubblica del tutto pretestuosa. È un comportamento in contrasto con qualsiasi tavolo istituzionale di confronto” hanno fatto sapere fonti del Mur.

L’allarme dei rettori

Secondo la Conferenza dei rettori italiani, le preoccupazioni sul taglio emerso dalla bozza del decreto di riparto del Ffo sono giustificate dall’attuale contesto economico “caratterizzato da perduranti tendenze inflazionistiche, stimabili intorno al 20% dal 2019, a cui si correlano forti incrementi degli oneri di gestione”.

Condizione che, come si legge nel documento della Crui, “già nel breve termine” rischia “di rendere insostenibile la copertura dei costi del personale, compreso quello assunto con i diversi piani straordinari, e degli adeguamenti stipendiali, come evidenziato dal progressivo peggioramento, per molti atenei, dell’indicatore relativo all’incidenza delle spese del personale sulle entrate strutturali”.

“Per queste ragioni – sostengono i rettori – è indispensabile per la sopravvivenza del sistema universitario, oltre ad una revisione degli indicatori di bilancio, un incremento della componente del Ffo non vincolata, ed è quindi particolarmente grave e preoccupante che, invece, il provvedimento in oggetto ne delinei una consistente riduzione”.

Come sottolineato nel documento, dove è evidenziato come tra il 2019 e il 2023 le risorse complessive siano cresciute da 7,5 a 9,2 miliardi, “il provvedimento contiene alcune inversioni di tendenza rispetto agli indirizzi di fondo seguiti negli ultimi anni e la cui logica è difficilmente comprensibile”.

L’allarme è condiviso dal Consiglio nazionale degli studenti universitari: “Il taglio metterà sotto forte pressione i bilanci delle istituzioni accademiche”, spiega una delle componenti, l’Unione degli universitari, secondo cui “dal decreto rischiano anche di scomparire i fondi destinati al benessere psicologico, per i quali ci eravamo molto battuti e che erano stati rivendicati dalla Ministra Anna Maria Bernini. Grave anche il taglio sulle risorse per la valorizzazione del personale”.



 

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