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Per ora si può parlare sui mercati di un successo, per la Fed di Jerome Powell, che è riuscita a evitare il panico a Wall Street e di conseguenza sull’azionario globale, pur annunciando un maxi taglio dei tassi di 50 punti base, al nuovo range compreso tra il 4,75% e il 5%, rispetto al precedente, record in 23 anni, compreso tra il 5,25% e il 5,5%.

La mossa è stata importante, sebbene era ormai da qualche giorno che i mercati stavano rifacendo i conti, puntando sull’arrivo di un “jumbo cut”, ovvero di una riduzione dei tassi di mezzo punto percentuale.

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Alla fine la Fed ha dato ragione alle colombe, presentando anche un dot plot più dovish rispetto a quello precedente.

Dot plot: gli altri tagli Fed attesi per quest’anno, nel 2025 e 2026

Dal dot plot – che riassume le stime degli esponenti del Fomc – emerge ora l’outlook di almeno altri due tagli entro la fine del 2024, che dovrebbero portare i tassi sui fed funds Usa a scendere alla fine dell’anno al 4,4%, target decisamente più basso rispetto al 5,1% che era stato stimato dal dot plot precedente.

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Per quanto riguarda il 2025, il dot plot segnala altre riduzioni, che porteranno i tassi a scendere alla fine del prossimo anno al 3,4%, valore anche in questo caso inferiore in modo significativo rispetto al 4,1% che era stato anticipato nelle precedenti previsioni del Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve. E valore che indica che nel 2025 la Fed taglierà i tassi altre quattro volte.

Ci saranno poi altre due sforbiciate nel 2026, che porteranno i tassi a scendere al 2,9%, dunque al di sotto della soglia del 3%. I tassi sono visti rimanere al 2,9% anche nel 2027.

Tutto, a fronte di nuove stime sull’inflazione e sul mercato del lavoro che la banca centrale americana ha riportato nel documento SEP, acronimo che sta per Summary of Economic Projections, contenente anche il dot plot.

Per l’inflazione Usa, l’outlook mediano indica per quest’anno 2024 un tasso al 2,3% (il dato preso in considerazione dalla Fed è il PCE Index (Personal Consumption Expenditures Index), non lontano dal target della Federal Reserve, pari al 2%, in ribasso rispetto alle stime precedenti di giugno, che avevano indicato un tasso pari al 2,6%.

L’inflazione dovrebbe poi rallentare il passo, crescendo al ritmo annuo del 2,1% entro la fine del 2025. per poi centrare il target del 2% della Fed soltanto nel 2026.

Dalle stime emerge anche che la Fed prevede per quest’anno un tasso di disoccupazione più alto, pari al 4,4% nel quarto trimestre, in crescita rispetto al valore mediano del 4% previsto nel mese di giugno, e in rialzo anche rispetto al 4,2% attuale.

Il tasso di disoccupazione dovrebbe rimanere al 4,4% per tutto il 2025.

Per quanto riguarda il trend del Pil Usa, l’outlook è di una crescita del 2,1% nel 2024 e del 2% nel 2025, così come era stato previsto a giugno.

DWS: da Fed polizza assicurativa per proteggere mercato lavoro

Così ha commentato la decisione della Fed di Powell di tagliare i tassi di 50 punti base Christian Scherrmann, U.S. Economist di DWS:

“In occasione della riunione del FOMC di settembre, i banchieri centrali hanno tagliato per la prima volta il tasso sui federal funds di 50 punti base, portandolo a una nuova fascia obiettivo compresa tra il 4,75% e il 5,0%, dopo aver mantenuto i tassi a livelli elevati per 14 mesi. Questo risultato è stato contrario alle nostre aspettative di un taglio di 25 punti base”.

L’economista di DWS ha fatto notare che “l’ultima Sintesi delle Proiezioni Economiche mostra che i banchieri centrali sono effettivamente più preoccupati per lo slancio dell’economia rispetto al passato, poiché prevedono un aumento della disoccupazione quest’anno e il prossimo”.

“Tuttavia, i banchieri centrali rimangono meno dovish rispetto ai mercati, indicando la preferenza per una riduzione dei tassi di altri 50 punti base quest’anno e di 100 punti base nel 2025, prima di tornare a quello che può essere considerato un atteggiamento neutrale nel 2026″.

Schermann critica il maxi taglio annunciato ieri dalla Fed:

Consideriamo la decisione odierna (ieri per chi legge) come una polizza assicurativa per proteggere i mercati del lavoro da un ulteriore deterioramento, che non è coerente con il raggiungimento di un atterraggio morbido”.

“Nella conferenza stampa, il presidente della Fed Powell ha in qualche modo confermato questo punto di vista, definendo la decisione come una ‘adeguata ricalibrazione’ rispetto al raffreddamento delle condizioni del mercato del lavoro. Tuttavia, ha ribadito che non si tratta di un percorso prestabilito, in quanto è possibile rallentare o accelerare gli sforzi. In definitiva, ciò significa che la Fed continua a dipendere dai dati e che il diagramma a punti ‘non è un piano politico’ e che 50 punti percentuali non sono il nuovo ritmo, come dice lui”.

“Nel complesso – sottolinea l’economista di DWS – riteniamo che iniziare il ciclo di tagli dei tassi con un passo maggiore non sia privo di problemi. Da un lato, implica un aumento della fiducia dei banchieri centrali nella previsione dell’inflazione, mentre le incertezze sulle prospettive del mercato del lavoro sono state probabilmente il motore della decisione. Ciò comporta il rischio che la Fed debba ‘ricalibrare’ la sua funzione di reazione ai dati in arrivo, proprio come abbiamo visto nel recente passato”.

Scherrmann aggiunge che il taglio “ricorda un po’ la svolta di Powell alla fine del 2023, che ha bloccato il processo disinflazionistico per mesi, anche senza un taglio dei tassi. Inoltre, sembra almeno un po’ che la Fed sia stata spinta dai mercati, per non parlare delle attuali implicazioni politiche di una mossa più ampia del solito”.

“Tuttavia – ha conclude – siamo d’accordo sul fatto che ulteriori tagli sembrano necessari, ma allo stesso tempo teniamo d’occhio l’inflazione in futuro, poiché non condividiamo pienamente la fiducia della banca centrale. Tra questi, almeno un dissenziente sembra sostenere la nostra opinione”.

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Parlano di inizio di un ciclo di tagli di tassi con il botto Tiffany Wilding e Allison Boxer, Economiste di PIMCO, annunciando di ritenere che la “Fed continuerà a ridurre i tassi nelle prossime riunioni per riallineare la politica monetaria a un’economia statunitense ormai più ‘normale’”.

“Al termine della riunione di settembre, la Fed ha annunciato il suo primo taglio dei tassi di interesse dal 2020, e lo ha fatto con il botto”, scrivono le due economiste, aggiungendo che la banca centrale ha abbassato anche “le proiezioni sui tassi a termine”, come emerso dal dot plot, con la “nuova proiezione mediana vede i tassi di riferimento a fine 2025 nell’intervallo 3,25%-3,5%, ovvero 150 punti base in meno rispetto all’intervallo attuale e molto più vicino alle stime di politica monetaria neutrale di lungo periodo”.

Storicamente – fanno notare – se si considerano i cicli della Fed a partire dalla metà del XX secolo, un taglio iniziale dei tassi di 50 punti base ha tipicamente preceduto o segnalato un ciclo di allentamento recessivo, ossia una serie generalmente più netta, più profonda o più prolungata di tagli dei tassi volti a sostenere un’economia in difficoltà”.

Noi “non crediamo che l’economia statunitense sia attualmente in recessione – precisano Tiffany Wilding e Allison Boxer – la spesa per i consumi rimane resiliente e la crescita degli investimenti sembra essere in accelerazione. Tuttavia, mentre le pressioni inflazionistiche si attenuano, la Fed sembra concentrata a garantire che la crescita e i mercati del lavoro statunitensi rimangano solidi, allineando la politica monetaria all’economia odierna, che appare molto più ‘normale’ ora che gli shock legati alla pandemia che hanno determinato un’inflazione elevata si sono in gran parte attenuati”.

“Riteniamo che la Fed sia sulla buona strada per allentare la politica monetaria con step di 25 punti base in ciascuna delle prossime riunioni. Tuttavia, la Fed continua a essere dipendente dai dati. Se il mercato del lavoro si deteriora più rapidamente del previsto, ci aspettiamo che la Fed tagli in modo più aggressivo”, aggiungono le due economiste.

Il vice-capo economista di Abrdn James McCann mette in evidenza a questo punto la priorità per la Fed:

Calibrare con attenzione il ritmo dell’allentamento, dato che l’inflazione continua ad avvicinarsi all’obiettivo e l’economia rallenta. In effetti, mentre il presidente Powell potrebbe segnalare che 50 pb saranno l’eccezione piuttosto che la regola durante questo ciclo di allentamento, la Fed dovrebbe essere pronta a procedere a passi più ampi se dovesse scorgere ulteriori segnali di debolezza”.

A dire la sua anche Cathie Wood, CEO di Ark Invest, che negli ultimi anni non ha risparmiato critiche alla politica monetaria della Federal Reserve.

“Consideriamo la decisione della Federal Reserve di tagliare i tassi di 50 punti base come necessaria per affrontare le crescenti sfide economiche a livello globale. Pur essendo un passo positivo nella giusta direzione, questa riduzione è probabilmente la prima di molte mosse per contrastare la ‘rolling recession’ in corso negli Stati Uniti, che si è sviluppata da quando la Fed ha iniziato a inasprire la politica monetaria ed è stata prezzata sia nelle materie prime che nei mercati del reddito fisso”.

“Con il calo dei prezzi del petrolio a circa $70 al barile e la compressione dei rendimenti dei Treasury di lungo termine, i segnali del mercato suggeriscono che un rallentamento globale stia prendendo forma – continua Wood – Il tasso obiettivo dei Fed funds, ora a circa 250 punti base al di sopra dell’inflazione basata sul PCI, è ancora restrittivo”.

Dunque, “se l’inflazione continuerà a scendere su base annua, come prevediamo, è probabile che la Fed ridurrà ulteriormente i tassi per stabilizzare le prospettive economiche e trasformare la recessione ‘rolling’ in una ripresa. Essendo stata colpita per prima, l’edilizia abitativa sarà probabilmente il primo settore a riprendersi, soprattutto vista la domanda accumulata negli Stati Uniti”.

Per Cathie Wood “la riduzione dei costi di finanziamento dovrebbe fungere da volano per le aziende che investono in modo aggressivo nell’innovazione, consentendo loro di accelerare le iniziative di crescita nelle tecnologie più avanzate.”

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eToro: maxi taglio 50 pb più un’assicurazione che una necessità

Anche Gabriel Debach, market analyst di eToro, interpreta il grande primo atto della Fed:

“All’annuncio del taglio dei tassi, il mercato ha reagito con un deciso rialzo. Tuttavia, questa euforia si è dissolta durante la conferenza stampa di Powell”, facendo notare che “il presidente della Fed ha descritto il taglio di 50 punti base come ‘un buon inizio’, sottolineando l’impegno della banca centrale verso il duplice mandato di controllare l’inflazione e sostenere l’occupazione”.

Powell “ha inoltre affermato che l’economia, nel complesso, è forte e che il mercato del lavoro, pur raffreddandosi, è ancora in buona salute”.

Tornando alla reazione i mercati, Debach scrive che “chi non segue i movimenti intraday potrebbe non aver notato la rapida inversione del mercato, che è passato da un’accoglienza positiva a un calo durante la conferenza stampa”.

Wall Street ha poi “chiuso prevalentemente in ribasso, con settori difensivi come utility e beni di prima necessità tra i peggiori. Anche i titoli tecnologici hanno avuto un andamento misto, con Nvidia in calo e Apple in rialzo (annullandosi tuttavia a vicenda nel contributo sullo S&P 500). Le small cap, invece, hanno continuato la loro sovraperformance settimanale, anche se hanno chiuso sotto i migliori livelli della giornata”.

Alla luce di questo trend, l’analista di eToro ricorda che, “guardando allo storico, la risposta del mercato ai tagli dei tassi dipende sempre dalla situazione economica in cui vengono fatti”, spiegando che “storicamente, un ciclo di tagli che non coincide con una recessione porta spesso a forti rendimenti azionari nei 12 mesi successivi al primo taglio. Al contrario, quando i tagli vengono fatti in risposta a segnali di debolezza economica, i mercati tendono a reagire con perdite”.

“Questa volta – conclude Debach – l’inizio dell’allentamento sembra essere più un’assicurazione che una necessità. La Fed ha tagliato i tassi perché l’inflazione lo consente, non perché costretta da una debolezza economica. I dati recenti su vendite al dettaglio e produzione industriale hanno portato la stima del PIL della Fed di Atlanta per il terzo trimestre al 3%, in aumento rispetto al 2,5% precedente. La spesa dei consumatori resta solida, mentre l’aumento della disoccupazione sembra essere dovuto a una maggiore partecipazione alla forza lavoro piuttosto che a un’ondata di licenziamenti. Questi segnali suggeriscono che un atterraggio morbido è possibile”.

Di conseguenza, per Debach “finché il mercato non rileva chiari segnali di una recessione imminente, sembra plausibile che possa mantenere una tendenza rialzista, anche se con qualche inevitabile scossone di volatilità lungo il cammino”.

XTB: pessima situazione per l’economia Usa

“Lasciando stare quanto viene detto nelle conferenze stampa dai banchieri centrali, concentriamoci sui numeri e sui dati e vediamo di fatto cosa sta succedendo. In Europa abbiamo visto un taglio dei tassi molto aggressivo con una modalitá particolare, mai vista prima e che ricorda vagamente quanto successo dopo il fallimento Lehman Brothers, quando la Bce taglió i tassi riducendo lo spread dall’1% allo 0,5% tra tasso di rifinanziamento principale e tasso sui depositi”.

“In Usa – ricorda Pascucci – la disoccupazione é in aumento da aprile 2023 ed é passata dal 3,4% al 4,2% attuale in un anno e il suo trend sembra non arrestarsi cosí facilmente. I Nonfarm Payrolls vengono rivisti in negativo per ben 15 volte da gennaio 2023, ben 15 dati su 18. L’inflazione del Bls al 2,5% risulta molto píú alta rispetto a quella misurata da truflation che usa un campione molto piú elevato e pertanto statisticamente piú attendibile, al momento inflazione al 1,1%, nettamente inferiore rispetto a quella ufficiale”.

“Con questo quadro macroeconomico di base – fa notare l’analista di XTB – un taglio dello 0,5% conferma il rallentamento economico in atto e apre ad un ciclo di tagli dei tassi al fine di mantenere un livello di inflazione stabile e attutire un aumento del tasso di disoccupazione. Powell afferma che l’economia Usa é solida, il mercato del lavoro è sí in peggioramento ma il tasso di disoccupazione rimane basso mentre l’inflazione si muove lentamente verso l’obiettivo del 2%”.

“In sostanza Powell ha parlato come se si stesse affrontando un periodo di leggero rallentamento economico, un fenomeno passeggero, una condizione che di certo non spingerebbe una banca centrale a tagliare di uno 0,5% dopo aver mantenuto i tassi fermi per cosí tanto tempo. Eppure il taglio é stato aggressivo e stando ai numeri va a confermare la pessima situazione in cui si trovano gli Usa. Staremo a vedere nel corso delle prossime rilevazioni dei dati occupazionali”.

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