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PARIGI. Regine di spada. In un Grand Palais infuocato, davanti a 8000 spettatori, Alberta Santuccio, Rossella Fiamingo, Giulia Rizzi e Mara Navarria hanno conquistato il primo storico oro olimpico nella spada a squadre femminile. Dopo l’argento di Atlanta 1996 e il bronzo di Tokyo 2020, martedì 30 luglio è arrivata la medaglia del metallo più prezioso.

A scrivere la storia della spada azzurra, nella patria della scherma mondiale, sono state due siciliane e due friulane, che hanno battuto le padrone di casa della Francia per 30-29, al minuto supplementare. Un minuto supplementare che, per la legge del contrappasso, ha dato loro tutto quello che aveva tolto nelle prove individuali.

È un oro che unisce, più che mai, tutta l’Italia, da Nord a Sud, e che è stato raggiunto con il contributo di tutte e quattro le atlete.


Decisivo l’apporto delle due friulane Rizzi e Navarria, in particolare nella fase finale, in cui sono state protagoniste di una rimonta paziente. A chiudere il match Alberta Santuccio, che ha messo a segno la stoccata decisiva. Rossella Fiamingo, importantissima soprattutto in semifinale, ha vinto l’oro proprio mentre il suo compagno, il nuotatore Gregorio Paltrinieri, conquistava il bronzo negli 800 sl.

Il cammino delle azzurre

L’Italia del commissario tecnico Dario Chiadò ha superato l’Egitto (39-26) agli ottavi. In semifinale ha dominato la Cina (45-24). In finale il trionfo alla priorità con l’ultima stoccata di Alberta Santuccio che ha portato l’oro all’Italia con il punteggio di 30-29.


È una medaglia che premia la straordinaria stagione, anzi di più, l’eccezionale triennio, della squadra di spada femminile italiana guidata dal ct Dario Chiadò che è sempre stata sul podio dal 2022 al 2024 a tutti i grandi eventi internazionali tra Mondiali (Cairo 2022 e Milano 2023), Europei (Antalya 2022, Cracovia 2023, Basilea 2024) e ora anche Giochi Olimpici.

Uno strepitoso cammino fatto di un oro, un argento e un bronzo a livello continentale e due secondi posti iridati, prima dell’oro olimpico di oggi a Parigi 2024. È il meritato premio alle quattro ragazze medagliate al Grand Palais, ma anche a tutto il gruppo spada, atlete e staff della Nazionale, protagonisti di un lavoro enorme, di cui questo risultato – così come il percorso precedente – è figlio.


La gioia delle azzurre dopo la vittoria in finale sulla Francia

 

Le friulane

Giulia Rizzi è stata la più costante di tutte. La 35enne udinese, cresciuta nell’Asu Udine e tesserata con Fiamme Oro e Scherma Treviso, nel settimo assalto ha messo a segno un 5-2 fondamentale per rimettere la situazione in equilibrio.

Mara Navarria, 39 anni di Carlino, è entrata nel sesto assalto della finale. Per tutti gli assalti precedenti della giornata ha supportato le compagne, in attesa di entrare al momento giusto. Il suo ingresso è stato decisivo, in particolare nell’ottavo assalto. Entrata sul 21-20 per le francesi, ha poi portato la squadra azzurra sul 23-24, consegnando a Santuccio il compito di chiudere.

Treviso esulta

Una gioia che dal Friuli arriva fino a Treviso, dove per il precedente alloro olimpico del club occorre risalire a Tita Coletti, che portò Scherma Treviso all’argento a squadre nel fioretto a Montreal ’76.


Giulia Rizzi e Mara Navarria con i dirigenti trevigiani

 

Ricordando il maestro Ettore Geslao, immediato il pensiero al titolo dello spadista Matteo Tagliariol a Pechino 2008. Era stato lui a regalare l’ultimo trionfo a cinque cerchi (pure il bronzo a squadre) al capoluogo della Marca.

Un talento cresciuto al palazzetto Coni di viale Vittorio Veneto, lo stesso dove Mara Navarria e Giulia Rizzi hanno preparato l’Olimpiade, suggellata ieri sera da uno straordinario oro al supplementare sulla Francia.

Non sta nella pelle Andrea Sirena, presidente di Scherma Treviso: «Una grande soddisfazione, ero fuori a cena e mi sono goduto la finale», esordisce Sirena, «e devo dire che un po’ di fortuna l’abbiamo portata: due anni fa è venuta Navarria e ha subito vinto il Tricolore; l’anno dopo si è aggiunta Rizzi, che nell’ultima stagione è esplosa in Coppa del Mondo, conquistato il posto per i Giochi. E poi, pure lei s’è presa l’Italiano».

Due campionesse – maestro di entrambe è il ligure Roberto Cirillo – arrivate a Treviso non per caso: la società, 160 tesserati, ha ottenuto, nell’ultimo decennio, risultati rilevanti a livello giovanile, portando Eleonora De Marchi (spada; argento alle Olimpiadi Giovanili 2014) ed Elisabetta Bianchin (fioretto) a far parte del gruppo azzurro della Coppa del Mondo assoluta.

Senza contare che nel magico 2024 di Scherma Treviso è stato siglato il triplete: Matteo Dei Rossi, a fine agosto, parteciperà alle Paralimpiadi parigine. «Questa medaglia, l’arrivo da noi di Mara e Giulia sono il frutto del grande lavoro fatto a livello giovanile», puntualizza Sirena.

Che poi ricorda quanto confidatogli dal sindaco Mario Conte a fine giugno, quando la convocazione olimpica di Navarria e Rizzi era stata celebrata in un evento a Santa Caterina: «Il sindaco ci ha chiesto una medaglia. E, in caso di medaglia, ci aveva promesso una sorpresa». Più medaglia di così.

«Siamo commossi, siamo riconoscenti a queste ragazze. In un clima non dico ostile ma con un tifo da stadio, acceso, appassionato, contro tutto e tutti, hanno messo grandissima testa. Siamo andati a riprenderci qualcosa che nei giorni scorsi ci saremmo meritati».

Parole cariche di emozione quelle del presidente del Coni, Giovanni Malagò, dopo lo storico oro nella spada femminile a squadre.

«Una vittoria emozionante e quindi bellissima che rende tutto il Friuli Venezia Giulia orgoglioso di due atlete che con il loro successo olimpionico hanno regalato all’Italia una splendida medaglia d’oro nella spada a squadre» ha invece affermato il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, dopo la conquista del primo gradino del podio da parte delle azzurre di spada a squadre femminile, che ha visto come assolute protagoniste le corregionali Giulia Rizzi e Mara Navarria.

Fedriga ha inoltre ricordato che «dietro a risultati come quello conseguito da Giulia e Mara, oltre al talento, c’è tanto lavoro e tanto sacrificio, oltre a un impegno che spesso coinvolge anche i familiari più stretti. Per questi motivi l’oro di Parigi è anche una lezione per i giovani che si approcciano allo sport e alle sfide della vita».

 

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