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Per blindare l’assegno unico per i figli a carico Giorgia Meloni e il suo ministero dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sono ricorsi ai social. In un video di 37 secondi pubblicato su X la premier – alle sue spalle c’era il titolare di via XX Settembre silente ma sorridente – scandisce: «Oggi l’ultima notizia sarebbe che saremmo in procinto di abolire un assegno unico che solo noi abbiamo aumentato e sul quale stiamo dando battaglia in Europa proprio perché non si creino problemi visto che la Commissione Ue ci dice di darlo anche a tutti i lavoratori migranti che esistono in Italia, che di fatto vorrebbe dire di fatto uccidere l’assegno unico».

Il riferimento della presidente del Consiglio è doppio: sia all’Unione europea che ha aperto una procedura d’infrazione perché lo strumento viene erogato soltanto ai residente e non ai cosiddetti “lavoratori mobili” della Ue sia, soprattutto, alle ultime ricostruzioni di stampa, che danno la cancellazione di questo bonus nella prossima manovra. 
Elly Schlein ha tuonato: «Sarebbe gravissimo se il governo intendesse cancellare l’assegno unico familiare». Le ha risposto il ministro della Famiglia, Eugenia Roccella, bollando i rumors come «il sequel della falsa radiocronaca sullo sbarco dei marziani sulla terra di Orson Welles».

I LEADER

Proprio per parlare della legge di Bilancio attesa alle Camere il 20 ottobre, questa mattina a Palazzo Chigi si vedranno i leader del centrodestra: con la Meloni ci saranno anche i suoi vicepremier, cioè il numero uno della Lega, Matteo Salvini, e quello di Forza Italia, Antonio Tajani. Con loro anche Maurizio Lupi (Noi Moderati). E tra i partiti di maggioranza c’è – anche se non sono chiare le coperture – la volontà di aumentare tutti gli strumenti welferistici e le agevolazioni fiscali introdotte da questo governo: non soltanto l’assegno unico, ma anche il bonus mamma o le decontribuzioni per le assunzioni di giovani, donne e quelle nelle imprese del Mezzogiorno. 
L’assegno unico e universal, rischia però di essere oggetto di correzioni. Intanto c’è la necessità di fare degli interventi per superare la procedura d’infrazione della Ue. La misura di per sé è molto costosa – sfiora i 20 miliardi – e non a caso da tempo fa registrare alcuni dubbi nei tecnici più rigoristi della Ragioneria dello Stato. Ma aprire alle richieste Ue vorrebbe dire ampliare a dismisura i costi. Non a caso Meloni ha scandito nel video postato su X: «Di fatto vorrebbe dire di fatto uccidere l’assegno unico».
Il governo non intende ridurne l’entità: dopo aver aumentato la dotazione lo scorso anno, vorrebbe sicuramente favorire di più le famiglie numerose. Operazione complessa vista la stesura della legge istitutiva della misura, voluta dal governo Draghi. Poi c’è un nodo formale da risolvere velocemente e sempre legato alla versione originaria del provvedimento: chi ottiene l’assegno – oltre 6,2 milioni di famiglie – rischia spesso di vedersi accrescere il valore dell’Isee, con il risultato di ritrovarsi con un indicatore più alto di non poter accedere a sgravi e a tariffe agevolate per i servizi welfaristici. 
Oggi, come detto, vertice politico sulla manovra tra i leader del centrodestra. I tecnici dei dicasteri coinvolti si stanno concentrando soprattutto sulla conferma del taglio del cuneo fiscale (servono 10,7 miliardi) e della riduzione taglio dell’Irpef (si cercano 4 miliardi). Queste, al momento le misure principali di una legge di bilancio che dovrebbe valere non meno di 25 miliardi. Il cantiere è aperto. Lo ha sottolineato sempre il premier Meloni nel suo video su X: «Io e il ministro Giorgetti volevamo dire che leggiamo ogni giorno ricostruzioni di quello che ci sarebbe scritto in una legge di bilancio, che dobbiamo ancora cominciare a scrivere».

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