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Le rinnovabili in Italia crescono, ma per raggiungere la neutralità carbonica è richiesto un profondo cambio di paradigma. Necessaria è un’accelerazione decisa degli investimenti che, al fine di centrare gli obiettivi di Net Zero, dovranno raggiungere la cifra di 1.010 miliardi di euro entro il 2050, ma non solo: si tratta di adottare nuove politiche pubbliche che alleggeriscano il peso burocratico dei processi autorizzativi, rimuovendo gli attuali ostacoli normativi e dando così lo slancio decisivo alla transizione energetica del Paese.

Sono queste alcune delle evidenze contenute nello studio “Net Zero: la sfida e il potenziale delle energie rinnovabili al 2050”, presentato oggi a Milano in occasione del workshop “Net Zero Economy al 2050: miraggio o realtà?” organizzato da Agici nell’edizione 2024 dell’Osservatorio Rinnovabili OIR, che vede Edison come partner strategico. Un evento a cui hanno preso parte i vertici dei principali operatori energetici per discutere sugli obiettivi e le sfide che attendono l’Italia nel percorso per diventare una Net Zero Economy entro il 2050.

Per condurre l’analisi, Agici ha delineato una roadmap di azioni e investimenti necessari per ridurre le emissioni climalteranti in tre settori chiave non ETS, residenziale, terziario e dei trasporti, il più inquinante tra quelli considerati, approfondendo il ruolo delle FER per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Per analizzare lo stato dell’arte dello sviluppo delle rinnovabili, poi, lo studio ha preso in analisi le strategie di 17 grandi utility italiane ed europee, a cui corrisponde una capacità complessiva installata di 224,8 GW, costituita dal 47% di eolico e dal 34% di idroelettrico, aumentata nel corso del 2023 grazie a 42,6 miliardi di euro di investimenti.

Ma se gli investimenti in FER continuano ad aumentare, a gravare sul loro sviluppo è un aspetto ancora poco considerato, ovvero lo stato dell’arte del parco rinnovabile esistente. Il 70% degli impianti idroelettrici e geotermoelettrici è infatti antecedente al 1980, mentre due terzi degli impianti eolici e fotovoltaici risalgono al periodo 2007-2014. Partendo da una capacità stimata di 83 GW al 2025, al 2050 dovranno essere rinnovati in Italia 73,8 GW con un costo stimato di 48,3 miliardi di euro, destinati prevalentemente ai settori fotovoltaico e idroelettrico.

Dal rapporto emerge chiaramente come la volontà di investire nelle rinnovabili da parte dei principali operatori sia elevata, confermata dalle previsioni di un aumento della capacità FER nel periodo 2023-2030 pari al 63% (+147,6 GW) rispetto a quella installata nel 2023, e di un ammontare di investimenti complessivi che corrisponde a 174,3 miliardi di euro (42 miliardi considerando solo i player italiani). Tuttavia, osserva Agici, se la volontà e le risorse finanziarie sono considerevoli e tangibili nei piani degli operatori, in Italia i processi burocratici rappresentano un ostacolo ancora troppo vincolante per il definitivo sviluppo delle rinnovabili, nonostante il percorso tracciato dal PNIEC. Una criticità, questa, che trova espressione negli iter approvativi ancora troppo lunghi e complessi e che rischia di scoraggiare gli investimenti.

Un impegno collettivo, conclude il rapporto Agici, è dunque necessario se si vogliono centrare gli obiettivi europei, per cui risulta fondamentale anche il contributo diretto dei cittadini, chiamati a fare la loro parte attraverso comportamenti virtuosi, come l’acquisto di un’auto elettrica o l’attuazione di interventi di efficientamento energetico. Un impegno per tutti gli attori coinvolti che, ancora una volta, pone al centro del dibattito la necessità di policy di incentivazione adeguate, che permettano il superamento dei colli di bottiglia amministrativi.

“Immaginare una società decarbonizzata significa entrare in un terreno ancora inesplorato, proiettarsi in un mondo completamente nuovo: per questo motivo ci preme sottolineare che, per raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione al 2050 c’è bisogno di realismo, ma soprattutto di uno sforzo concreto e condiviso da parte di tutti”, ha dichiarato Marco Carta, Amministratore Delegato di Agici. “Il nostro studio mostra come le aziende siano pronte a fare la propria parte, ora si attende una risposta a livello politico. Sono ancora troppe le lungaggini, le moratorie e i singoli provvedimenti che, spesso in contrasto con lo stesso PNIEC, rallentano e bloccano gli investimenti: accelerare i processi di implementazione è oggi un imperativo non più prorogabile”.

“Quando si parla di transizione energetica e di innovazione, è necessario tenere a mente che alla base del processo vi sono degli impianti soggetti naturalmente a obsolescenza. Non è sufficiente investire in una capacità rinnovabile per arrivare ad una Net Zero Society, ma è necessario pianificare e anticipare ad oggi i costi di manutenzione e rinnovo di domani. Al nostro Paese è richiesta una grande lungimiranza per supportare gli operatori nel sostenimento dei costi e garantire, con policy adeguate, una corretta manutenzione degli impianti.” ha aggiunto Anna Pupino, Coordinatrice Osservatorio OIR di Agici.



 

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