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Gli affittuari stanno per dire addio al contributo di autonoma sistemazione. Da dopodomani, primo settembre, cesserà infatti il Cas per chi, al momento del terremoto 2016, abitava in una casa in affitto e non era proprietario dell’immobile divenuto inagibile. Questo comporterà un risparmio di soldi pubblici pari a 18 milioni di euro l’anno. Anche per chi invece oggi vite in affitto, perché la casa di proprietà è stata danneggiata dalle scosse, non ci sarà più il Cas: sempre da dopodomani sarà sostituito dal contributo per il disagio abitativo finalizzato alla ricostruzione.

Dopo la decisione del governo di affidarne la gestione alla struttura commissariale e non più alla Protezione civile, la cabina di coordinamento sisma, presieduta dal commissario Guido Castelli, il mese scorso ha raggiunto l’intesa sull’ordinanza che ne regola il funzionamento. L’ordinanza riguarda il contributo destinato ai nuclei familiari, la cui abitazione principale sia stata distrutta o gravemente danneggiata, che hanno già richiesto il contributo per gli interventi di ricostruzione.

La misura di assistenza abitativa, al contrario del precedente Cas, non è riconosciuta ai soggetti che alla data del sisma dimoravano in un immobile in locazione, con esclusione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Nelle quattro regioni terremotate, sono 11.182 le dichiarazioni complessive per il mantenimento dei requisiti. Di queste, 6.937 arrivano dalle Marche, di cui gran parte dalla provincia di Macerata, poi 2.010 dall’Abruzzo, 1.190 dall’Umbria e 1.045 dal Lazio. L’81 per cento arriva da proprietari di case inagibili (5.688 Marche, 1.531 Abruzzo, 931 Umbria e 899 Lazio). Mentre il 19 per cento delle dichiarazioni è stato fatto da locatari (1.249 Marche, 479 Abruzzo, 259 Umbria e 146 Lazio).

Si contano 9.049 proprietari e 2.133 persone in affitto in tutto il cratere sismico. Dal primo settembre non saranno più versati così 2.133 contributi; per ciascun nucleo la media era di 700 euro al mese, per un totale di un milione e 500mila euro circa al mese. Per dodici mesi, significa 18 milioni l’anno.

“Con il cambio di passo nella ricostruzione, il Cas cambia necessariamente natura e si lega sempre più alla necessità di garantire il rientro nella prima casa dei residenti dell’Appennino centrale – ha ricordato più volte Castelli –. Il nuovo contributo tiene conto delle necessità delle famiglie, ma anche della circostanza oggettiva che è assolutamente prioritario incentivare la presentazione dei progetti di ricostruzione privata”. Il contributo è riconosciuto anche ai nuclei la cui abitazione deve essere sgomberata per eseguire interventi di ricostruzione, limitatamente alla durata del cantiere. La dichiarazione per la permanenza dei requisiti va presentata entro il 31 marzo di ogni anno mediante la piattaforma informatica.

Lucia Gentili

 

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