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Entula – Indipendéntzia e Sotzialismu appoggia la proposta di legge Pratobello 24 e invita tutte le forze sane della nazione sarda a mobilitarsi contro la speculazione energetica, attraverso tante iniziative diverse e complementari.

Diversə militanti e tesseratə di Entula sono impegnatə in tutta la Sardegna a sostenere la lotta contro la speculazione energetica. Fino ad ora abbiamo ritenuto utile che ciò avvenisse senza nessuna presa di posizione comune, mettendo spontaneamente a disposizione le nostre braccia e al tempo stesso raccogliendo esperienze e punti di vista da mettere a confronto successivamente, per sintetizzare una strategia e portarla come contributo alla lotta, dopo uno studio sufficientemente approfondito. 

Purtroppo stiamo assistendo a scontri sempre più aspri all’interno del coordinamento e fra i componenti dei comitati stessi, scaturiti soprattutto dal diverso atteggiamento riguardo ad una raccolta di firme, che rischiano di trascinare la lotta e tuttə noi in dinamiche distruttive. 

Quindi è necessario chiarificare la posizione di ‘Entula sulla lotta contro il colonialismo energetico e sulla Legge Pratobello, a beneficio di tuttə lə militanti e di tuttə lə iscrittə. 

Perché la proposta Pratobello è utile e al tempo stesso ha generato tanta diffidenza?

Dobbiamo evidenziare che la raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare ha un’ottima capacità mobilitativa. Questa capacità è ulteriormente amplificata dal fatto che il principale quotidiano sardo è di fatto fra i promotori dell’iniziativa stessa e quindi garantisce un’ampissima copertura mediatica. Si tratta di elementi indubbiamente positivi, ma che sono intrecciati strettamente con quelli più problematici.

Le resistenze all’interno dei comitati sono dovute principalmente alla genesi di questa proposta. Essa ha coinvolto in prima persona Mauro Pili, oltre ad alcuni sindaci, alcuni membri dei comitati contro la speculazione energetica e alcuni esperti di diritto costituzionale, ma la maggior parte dei comitati ne erano all’oscuro.

Il coordinamento dei comitati era al lavoro da tempo per produrre una propria proposta di legge di iniziativa popolare e da ciò sono originate anche critiche tecnico-giuridiche, quando i promotori della legge Pratobello hanno rifiutato di unire le due proposte o almeno di accogliere alcuni punti del testo che Urgeghe e Manca stavano scrivendo per conto dei comitati.

Le critiche riguardano soprattutto la mancanza di un divieto per la creazione di nuovi impianti di produzione energetica da fonti fossili e il divieto di realizzare infrastrutture per il trasporto del gas metano e dell’idrogeno prodotto utilizzando i combustibili fossili.

Si tratta di obbiezioni pertinenti, ma come ha affermato in più di un’occasione il sindaco Mereu di Orgosolo, principale promotore dell’iniziativa, sarà possibile modificare il testo per migliorarlo quando esso arriverà in Consiglio Regionale, forte del sostegno di moltissimi sardi e sarde. 

La spaccatura nella lotta popolare

Purtroppo, anche a causa di queste criticità, la maggioranza dei comitati rappresentati nel coordinamento ha accolto freddamente la proposta di legge Pratobello o la ha criticata apertamente.

Militanti politicə anticolonialistə, a volte con un’esperienza decennale in questa lotta, sono stati attaccati come nemici o sabotatori perché hanno avanzato dubbi sull’operazione “Pratobello”. Addirittura sono statə accusatə di avere chissà quali interessi occulti per cui stavano deliberatamente sabotando la lotta.

A noi pare evidente che sia in primo luogo Sergio Zuncheddu a perseguire i propri interessi e che essi giochino un ruolo importante nel suo interessamento per la lotta contro la speculazione energetica. E’ piuttosto comune nella storia più recente della Sardegna che gruppi di potere che incarnano interessi economici coloniali strizzino l’occhio a un certo “identitarismo” sardo privo di ogni carica rivoluzionaria di cambiamento sociale.

Dopo il collasso del Psdaz sardo-leghista, questo spazio politico è momentaneamente libero e sembra profilarsi all’orizzonte un’operazione tesa ad occuparlo, da parte proprio di Zuncheddu.

Bisogna assolutamente evitare che la proposta di legge venga utilizzata da chiunque per impossessarsi della lotta popolare e che di conseguenza la lotta contro il colonialismo energetico possa essere barattata con delle posizioni di maggiore potere o con benefici di tipo economico.

 Anche la grande esposizione mediatica va quindi problematizzata: certamente dobbiamo utilizzare l’Unione Sarda, laddove sia possibile, ma al tempo stesso dobbiamo vigilare perché non sia essa ad utilizzare la lotta. 

Al tempo stesso dobbiamo riconoscere che oggi in Sardegna le principali alleate del colonialismo energetico sono le frange della sinistra italiana che sostengono spudoratamente le più vergognose posizioni nazionaliste italiane, secondo cui la Sardegna dovrebbe essere lieta di vedere per sempre trasformato il proprio paesaggio e il proprio ambiente per fornire elettricità all’Italia, nel nome della transizione energetica.

Si tratta di posizioni che è possibile reperire nei comunicati di diverse formazioni “di sinistra” che compongono il Campo Largo, seppure non siano utilizzate dalla presidente Todde che, più furbescamente, preferisce sostenere di aver fatto “tutto il possibile” per difendere il nostro territorio.

Il lavoro della sinistra indipendentista deve essere quello di problematizzare gli interessi in gioco a livello economico e politico, e non di nasconderli sotto il tappeto.

Dobbiamo riconoscere che una lotta popolare è necessariamente piena di interessi particolari contrapposti e, anziché negarli per qualunquismo o per mala fede, dobbiamo tentare chi chiarificarli nel modo più oggettivo possibile, per poter scegliere gli interessi incarnati dalle classi subalterne che rappresentano la grande maggioranza del nostro popolo. 

‘Entula sostiene l’unità della lotta popolare

Tenendo conto di tutto ciò che abbiamo premesso, ci permettiamo di fare un appello perché la lotta contro la speculazione energetica possa sfruttare la forza mobilitatrice dell’iniziativa “Pratobello”, utilizzandola come uno strumento e unendosi contro le forze colonialiste. 

Purtroppo è difficile che a questo punto si possa arrivare a ricucire la spaccatura all’interno del coordinamento dei comitati, ma forse non è del tutto inutile fare un tentativo, nonostante gli scandali pubblici degli ultimi giorni in cui alcune fazioni si sono dissociate dalla manifestazione del 30 agosto, decisa durante l’ultima riunione del coordinamento.

Per questi motivi, senza nessuna pretesa di voler imporre nulla, né di avere la verità in tasca, ci rivolgiamo a tutti i comitati e allo stesso coordinamento, perché rivedano la loro posizione sulla raccolta di firme e vi partecipino. 

Anche se il coordinamento dovesse cessare di esistere non sarebbe poi la peggiore delle tragedie, ma lo è invece pensare ad una lotta parcellizzata in tante fazioni stupidamente contrapposte e alla mercè di forze politiche ed economiche che pensino di poterle utilizzare. 

Oltre la proposta Pratobello 

Dopo che verranno raccolte  cento mila firme e le si consegnerà alla Regione fra circa un mese, la proposta Pratobello otterrà verosimilmente un grande risultato: affermare che il movimento contro la speculazione è riuscito a mobilitare moltissima gente e che i sardi non vogliono permettere che il proprio territorio venga lasciato alla mercé degli speculatori.

La prevedibile contestazione di incostituzionalità da parte del governo italiano non è una questione tecnica ma unicamente un problema politico e riguarda ogni legge che la Sardegna potrebbe fare per difendere i propri interessi, così come ha mostrato l’impugnazione della “moratoria” approvata dalla Giunta Todde, su cui si pronuncerà  la Corte Costituzionale (in modo prevedibile). 

Il problema è la sottomissione coloniale della Sardegna all’Italia, da cui dipende l’imposizione di doverci sobbarcare un minimo di 6,2 gigawatt di produzione elettrica e di doverla finalizzare all’esportazione attraverso il Tyrrhenian Link. 

Non dobbiamo perdere occasione per affermare che si tratta di una lotta “contro il colonialismo” che si può vincere solo mettendo in discussione il dominio italiano sulla Sardegna in tutte le sue manifestazioni, tra cui l’occupazione militare.

Bisogna affermare tuttǝ assieme che non c’è “interesse nazionale” italiano che tenga, né finti ecologismi da ricchi borghesi europei o “transizioni verdi” da scaricare puntualmente sulle spalle dei popoli oppressi: il popolo sardo deve essere libero di decidere il proprio sviluppo economico e sociale.

La lotta contro la speculazione energetica è un’applicazione pratica del nostro diritto all’autodeterminazione e non possiamo scinderla dall’idea di quale Sardegna vogliamo costruire, in cui non hanno spazio i combustibili fossili, compreso il metano e le posizioni reazionarie che negano la tragedia dei danni climatici e ambientali creati dallo sfruttamento capitalista delle risorse del pianeta.

– © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO


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