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DEL TRONTO (Ascoli)

24 agosto 2016, la notte più nera dell’Italia centrale: 299 vittime, 237 ad Amatrice, 51 ad Arquata e 11 ad Accumoli, 41mila sfollati e danni per 28 miliardi. Senatore Guido Castelli, commissario alla ricostruzione, otto anni dopo che cosa sta funzionando e che cosa invece ancora non va?

“Funziona il sistema della ricostruzione nel complesso. C’è un cambio di passo e lo testimoniano i dati relativi alla liquidazione dei pagamenti alle imprese che lavorano nei cantieri della ricostruzione privata: più 31,7% in questo mese rispetto ad agosto dell’anno scorso. E il dato complessivo 2024 segna più 37% sul 2023. Siamo passati dalle norme ai cantieri, è l’obiettivo che ci eravamo posti. Mi preoccupa invece il numero dei progetti che dopo otto anni mancano ancora all’appello. Ne aspettiamo circa 18mila dei 50mila stimati per immobili distrutti o danneggiati più o meno gravemente”.

Qual è il problema?

“Non è un tema rispetto al quale evocare la complessità burocratica, piuttosto professionisti e tecnici non hanno ancora piani di lavoro che consentono lo smaltimento di tutte le pratiche di ricostruzione. Diciamo che il numero di quanti se ne occupano non è sufficiente o comunque è sottodimensionato. Ho lanciato una proposta ai professionisti: date la priorità ai progetti di quanti hanno perso la prima casa, vivono nelle Sae o percepiscono il Cas”.

Qualche numero?

“Le do i dati a luglio 2024: sono state presentate in tutto 31.786 domande di ricostruzione, approvate 20.829 e i cantieri conclusi sono 11.364, altri novemila sono in corso di esecuzione”.

La sua priorità è di riportare i terremotati nelle loro case. Quanti sono tornati e quanti sono ancora nelle casette (Sae) o in affitto col contributo di autonoma sistemazione?

“Abbiamo in tutto 11.182 famiglie fuori dalle case, 2.783 nelle Sae e il resto in affitto col Cas. Nel 2023 erano 12.319 e 14.211 nel 2022, è un trend in significativo miglioramento, ma ci dobbiamo ancora lavorare molto”.

Come?

“Concretamente ho stabilito il 30 giugno scorso come termine entro il quale, in mancanza del progetto di ricostruzione o nel caso di progetto incompleto, sospendiamo il contributo pubblico di agevolazione al beneficiario. È stata una scelta forte, ma condivisa con le Regioni, in virtù del fatto che il Cas non deve fare perdere di vista l’obiettivo primario per tutti, tornare a casa”.

Sta dando effetti?

“Sì, stiamo registrando un notevole incremento nella presentazione dei progetti. Pensi che a giugno ne sono stati presentati 1.181 a fronte dei 720 del 2022”.

E dal primo settembre cambia il Cas: stop per chi ai tempi del sisma viveva in affitto in abitazioni dichiarate inagibili.

“Per i primi otto anni lo Stato ha voluto essere particolarmente attento e generoso, ma ora ho proposto al legislatore di approvare questa misura, perché effettivamente si rischiava una sovracompensazione, cioè un ristoro superiore al danno. Del resto otto anni sono i classici quattro più quattro di un affitto. La cessazione del Cas dovrebbe riguardare circa 2.200 nuclei familiari, ma aspettiamo i numeri esatti dalla Protezione civile”.

C’è una soglia fisiologica di ciò che non sarà ricostruito?

“L’abbiamo messa in conto ed è dovuta principalmente a fenomeni di abbandono, spopolamento o disinteresse. C’è stata una grande emigrazione dalle zone del cratere e non di rado registriamo casi di proprietari di case inagibili morti o irreperibili. C’è una quota in tutti i sismi che si aggira tra 5 e 10%. Da questo punto di vista potremmo prevedere l’assegnazione di questi immobili ai Comuni in logiche di rilancio dei borghi, ma servirebbe prima una norma primaria, perché la proprietà privata è un diritto imprescrittibile”.

Flat tax al 7% nei Comuni del cratere con meno di 20mila abitanti per i pensionati esteri che vi si trasferiranno: lei ha deciso di spingere su questa misura rivolgendo un appello ai pensionati di tutto il mondo, ma sta studiando anche un’altra mossa, un censimento delle case e dei borghi liberi con i Comuni e poi un portale per metterli sul mercato.

“La definisco una strategia di rivascolarizzazione del cratere e anche di attrazione internazionale: puntiamo su qualità della vita e dei servizi nell’ottica di sviluppo di una silver economy che faccia identificare l’Italia centrale come luogo ideale in cui vivere. Le misure messe in campo sono due, la prima è la flat tax: pensionati che almeno da cinque anni percepiscono una pensione estera potranno godere di una flat tax per nove anni al 7%. La proponiamo all’estero sì, ma anche a chi vive e frequenta questi luoghi ormai da anni: le migliaia di americani, inglesi e olandesi che già vengono qui e hanno comprato casa. In secondo luogo, abbiamo fatto un censimento dei borghi per valutare se ci sono imprenditori che vogliono investirvi”.

Nonostante la deroga per il cratere, la stretta del governo sul Superbonus ha prodotto effetti sulla ricostruzione?

“Stiamo registrando una minore disponibilità del sistema bancario all’acquisto dei crediti di imposta e così si rischia di ridurre l’impatto che questa misura può avere sulla ricostruzione. Ci aspettiamo una rinnovata attenzione da parte delle banche nell’ambito di una procedura in cui tutto è asseverato dagli uffici pubblici, nella quale quindi c’è anche una certezza della legittimità di contributo e spesa”.

E la ricostruzione pubblica?

“Sono molto soddisfatto, perché a fronte del 45% di opere pubbliche non ancora avviate che ho trovato all’insediamento, ora siamo al 95% delle procedure già avviate, e il 66% di queste vede in corso di esecuzione le progettazioni (25% con progetto esecutivo già approvato, 41% in progettazione, 16% in corso i lavori, 12% lavori conclusi). Abbiamo creato strutture di supporto ai Comuni, che consentissero ai diversi Rup (responsabili del procedimento) di poter confidare sull’assistenza tecnica della struttura commissariale, specie nel difficile passaggio al nuovo codice degli appalti”.

 

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