Agenti del Mossad consegnati all’Iran dalla Cia? Guasti agli aerei di Trump e di Vance, che costringono ad atterraggi di fortuna. Guasti dopo un attentato all’ex presidente degli Usa, andato male per un colpo di fortuna. Un affondamento sospetto di un veliero a Palermo dove muore un personaggio da novanta che ha rapporti con l’intelligence britannica e con il Mossad.
Strana estate, questa “estate di misteri”, forse tra di loro connessi.
Mentre si recuperano i corpi degli annegati a seguito di un affondamento dalle cause ben poco chiare, non ci deve scappare la notizia pubblicata da L’Unità il 6 di agosto.
In un articolo assolutamente eclatante, anche se passato sotto silenzio, Marco Mancini, ex agente del controspionaggio italiano, su l’Unità scrive che Biden ha consegnato all’Iran i nomi degli agenti del Mossad accusati dell’attentato e della morte del capo di Hamas Haniyeh.
Mancini scrive che 22 iraniani, individuati come spie sioniste, sono stati arrestati.
“L’arresto dei ventidue – aggiunge Mancini – non è stato un successo sia pur tardivo del controspionaggio di Teheran, non è l’esito di un’indagine condotta dagli apparati di sicurezza degli ayatollah. Tutto molto più semplice. La lista con i nomi è stata loro consegnata dalla Cia, autorizzata dal presidente Joe Biden: i ventidue sono fonti- umane operative sul campo, che l’agenzia americana di intelligence aveva reclutato e condiviso con il Mossad. Tra le fonti arrestate ci sono cinque militari appartenenti alle Guardie della rivoluzione islamica –Pasdaran– ritenuti di assoluta fiducia per il regime”.
Biden, secondo quanto afferma Mancini, “ha informato della sua decisione Bibi Netanyahu”. Non solo.
Mancini afferma che con questa iniziativa “ Biden ha voluto mostrare di essere indispensabile nel gioco della deep diplomacy sia nei rapporti con Putin sia nello scacchiere mediorientale”.
“Di certo – scrive Mancini – fa e farà discutere all’interno delle agenzie americane e israeliane di intelligence – ma anche fuori di esse quando verrà letta sull’Unità – la decisione di consegnare le proprie fonti al nemico. È un comportamento che contraddice qualsiasi regola del gioco, anche di quelle non precisamente da terziari francescani praticate da Cia e Mossad, e in generale nel mondo detto degli 007”.
Comunque la si voglia considerare, la notizia data da Mancini è un sasso nello stagno di rapporti sempre più imperscrutabili all’interno di una guerra mondiale ibrida che si svolge sotto i nostri occhi e della quale vediamo solo la superficie.
Ieri il Sole 24 Ore scriveva, a proposito di una delle vittime dell’affondamento misterioso del veliero a Palermo: “Mike Lynch, ex magnate della tecnologia britannica e fondatore di Autonomy, disperso nel naufragio del suo yacht in Sicilia, è stato al centro di uno dei casi legali più intricati e controversi. L’acquisizione miliardaria di Autonomy da parte di HP ha rivelato una rete complessa di connessioni tra finanza, sicurezza nazionale e i più prestigiosi studi legali di Londra. Scopri come questi legami con l’intelligence britannica e l’alta finanza hanno influenzato la battaglia legale e la sua reputazione, a partire dalla (allora startup) Darktrace”.
Darktrace è società che è servita al Mossad per identificare gli appartenenti ad Hamas.
Il Sole 24 Ore mette in fila molti legami tra di loro interconnessi che fanno pensare che nell’affondamento gatta ci cova.
Vediamo in sintesi l’intreccio così come ci viene offerto dal Sole 24 Ore.
Mike Lynch ha costruito la sua fortuna con Autonomy. Tra i suoi primi sostenitori finanziari ci sono stati il fondo di venture capital Innovacom e Softbank. In seguito è arrivato il supporto di banche d’investimento come Goldman Sachs e UBS.
Goldman Sachs ha inoltre avuto un ruolo cruciale nel consigliare Lynch durante alcune delle fasi più delicate della crescita di Autonomy.
Anche IP Morgan è stata coinvolta nelle operazioni di finanziamento che hanno sostenuto l’espansione dell’azienda.
Guarda caso tra i morti del veliero dei misteri c’è anche presidente della Morgan Stanley International Jonathan Bloomer.
Un caso? Una coincidenza?
“Uno degli aspetti meno noti – scrive il Sole 24 Ore – riguarda i presunti rapporti di Lynch con l’intelligence britannica”.
Ed eccoci al punto cruciale dove notizie note sono riassunte e sintetizzate dal Sole 24 Ore in un quadro efficace per comprendere: “Nel 2013, Lynch aveva co-fondato l’azienda di cybersecurity Darktrace in collaborazione con ex funzionari dell’intelligence britannica, tra cui Stephen Huxter, una figura di alto livello nel team di difesa informatica dell’MI5, successivamente nominato amministratore delegato di Darktrace. Anche l’ex capo dell’MI5 Jonathan Evans ha fatto parte del consiglio di amministrazione di Darktrace e Jim Penrose, dopo 17 anni alla National Security Agency statunitense, ha diretto le operazioni americane della società. Alla lista si aggiungono il direttore della tecnologia Dave Palmer, che in precedenza aveva lavorato all’MI5 e al GCHQ, e il direttore della sicurezza John Richardson, che si era occupato di cyber security per il governo britannico. L’azienda ha reclutato altri numerosi ex agenti dell’MI5, dell’MI6, della CIA, dell’NSA e dell’FBI, dando vita ad un team con competenze uniche nel campo della sicurezza informatica”.
Insomma, una bella rete, non c’è che dire.
L’insieme di misteri che connotano questa estate forse ha un denominatore comune.
Per capire se il filo rosso che lega i vari avvenimenti esiste, non c’è che aspettare le prossime mosse di una guerra sotterranea che sembra essere arrivata ai massimi livelli.
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