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Sei mesi, un semestre durante il quale il Trattamento di fine rapporto maturato in azienda da parte dei lavoratori, se questi ultimi non si opporranno esplicitamente, sarà trasferito in automatico ai Fondi pensione. La proposta, su cui ci sarebbe condivisione nel governo, è firmata dal ministro del Lavoro, Marina Calderone e dovrebbe approdare nella prossima Manovra. Lo scopo è rilanciare la previdenza complementare, la seconda gamba del sistema pensionistico italiano. Lo stesso ministro, parlando al Meeting di Rimini, ha confermato che sul tema previdenziale è in corso un confronto con il ministero dell’Economia. In realtà il meccanismo del silenzio assenso dal punto di vista dei conti pubblici non avrebbe grossi impatti. Il problema, semmai, potrebbe essere per le piccole e medie imprese, quelle sotto i 50 dipendenti, che ancora possono contare sull’aiuto finanziario dovuto al trattenimento nelle loro casse del Tfr dei lavoratori che non hanno scelto i fondi pensione. Per le imprese più grandi, quelle con oltre 50 dipendenti, il trattamento di fine rapporto non convogliato nei fondi pensione, è automaticamente trasferito all’Inps. Anche i sindacati non sarebbero contrari alla misura. Al tavolo sulla riforma previdenziale (sospeso da un anno), era uno dei punti sui quali di fatto si era trovata un’intesa. Si replicherebbe, insomma, il meccanismo già sperimentato nel 2006, quando da gennaio a giugno i lavoratori furono chiamati a scegliere se aderire o meno alla previdenza complementare con il trasferimento obbligatorio del trattamento di fine rapporto ai fondi in caso di inerzia. 


 

LA MOSSA

La mossa della Calderone serve anche, in qualche misura, a rispondere alla proposta lanciata qualche giorno fa dal suo sottosegretario, Claudio Durigon, a nome della Lega. Una proposta per rendere «obbligatorio» il conferimento agli stessi fondi pensione di una quota del 25 per cento del Tfr maturato dai lavoratori in azienda. Il capitolo previdenziale è ancora comunque da scrivere. Così come quasi tutta la manovra, che resta in attesa di conoscere su quante coperture finanziarie potrà contare. Al Meeting di Rimini sia Calderone che il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, hanno confermato che la priorità della prossima legge di Bilancio sarà confermare il taglio del cuneo contributivo. In vista della prossima manovra finanziaria, ha spiegato Salvini, «la priorità è riuscire a mantenere la grande operazione di taglio delle tasse per i lavoratori dipendenti fatta l’anno scorso» che si è tradotta in «più di 13 milioni di lavoratori con più di 10 miliardi investiti, con aumenti netti in busta paga che superavano anche i 100 euro al mese». 

LA CONFERMA

Su un altro punto Calderone e Salvini si sono trovati d’accordo: la conferma degli sgravi per le famiglie. A partire dal bonus per le mamme con almeno due figli. In questo caso, ha ricordato il ministro, si trattava di una sperimentazione della durata di un anno, mentre lo sgravio contributivo totale (con un tetto di 3 mila euro) per le mamme con tre figli ha una durata triennale e, dunque, è già finanziato. Si riuscirà a confermare il bonus sperimentale? Certo, ci sarà da fare i conti ancora una volta con le risorse a disposizione, ma sulle misure per la natalità il governo non sembra intenzionato a fare passi indietro. Anzi. L’intenzione del ministro del Lavoro, è anche di ottenere la conferma delle misure per i benefit aziendali per le famiglie con figli e la defiscalizzazione dei premi di risultato. Nel primo caso si tratta dell’aumento della soglia di defiscalizzazione per l’anno in corso, relativa ai fringe benefit: fino a 1000 euro per tutti i lavoratori dipendenti e fino a 2000 euro per chi ha figli a carico (compresi quelli nati fuori dal matrimonio). Fino alla fine dell’anno, inoltre, sarà ancora in vigore la defiscalizzazione, attraverso una tassa piatta del 5 per cento, sui premi di risultato. Calderone spingerà su una conferma anche di questa misura. Insomma, nonostante la «prudenza» in attesa di conoscere l’andamento dei conti pubblici, sia Calderone che Salvini si sono detti pronti a chiedere la «conferma» di tutti gli sgravi per la genitorialità. Una risposta anche all’allarme sulla denatalità lanciato sempre al Meeting dal governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta. 



 

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