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Conversazione di Chiara Rossi con Massimo Claudio Comparini, amministratore delegato di Thales Alenia Space Italia.

I progetti del Pnrr, il rapporto con la filiera spaziale, la Luna, le collaborazioni europee. Il ceo di Thales Alenia Space racconta gli attuali programmi dell’azienda, le ambizioni e le sfide future.

L’anno scorso Thales Alenia Space si è aggiudicata il contratto per i primi satelliti della nuova costellazione satellitare Iride, fulcro del Pnrr spaziale. Sempre nell’ambito del Pnrr, l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) ha assegnato alla società un contratto per lo sviluppo della Space Factory 4.0. Qual è la portata di questi progetti?

Partiamo dalla Space Smart Factory, un nuovo sito produttivo che utilizzerà tecnologie avanzate per la realizzazione di satelliti di diversa classe e ambiti di applicazione. Nei prossimi anni avremo infatti molte costellazioni dispiegate per diversi domini: le Telecomunicazioni, ma anche l’ Osservazione della Terra e la Navigazione. Stiamo progettando e sviluppando i primi sei satelliti Galileo di seconda generazione e lavorando su nuovi concetti come le costellazioni LEO PNT (Low Earth Orbit Positioning Navigation and Timing) che complementeranno il sistema Galileo.

La Space Factory avrà una capacità complessiva di produrre fino a 120-130 satelliti nella classe Nimbus l’anno. Un vero assetto produttivo nonché elemento di competitività per il Paese, perché la Space Factory sarà collegata digitalmente con la filiera, le piccole e medie imprese e sarà un luogo dove potranno lavorare anche le pmi con gli stessi nostri processi. Quindi avrà un impatto importante che vede in Iride – sistema di sistema di diversi segmenti e il nostro segmento è costituito da 6+6 satelliti del segmento radar – la costellazione più importante per l’ Osservazione della Terra di un singolo Paese e naturalmente vedrà in azione già la Space Factory. Assieme alla progettazione di nuovi sistemi come Iride, la Space Factory costituirà un vero e proprio assetto per il Paese.

Alla luce dei programmi citati e non solo, come sta migliorando il vostro rapporto con le grandi, piccole e medie imprese dell’intera filiera spaziale?

Per dare qualche numero: l’ammontare dei contratti che Thales Alenia Space Italia ha riversato verso la filiera nazionale, in tre anni è passato da circa 65 milioni di euro a 170 milioni di euro, con un’incidenza delle piccole e medie imprese, anche le startup innovative, dal 30 a più del 50%. C’è dunque un lavoro molto importante con le pmi e con la filiera tutta. È stata fatta un’analisi di oltre 200 imprese nonché la definizione di 120 imprese di natura strategica e innovativa. Abbiamo effettivamente la fotografia della gran parte delle piccole medie imprese della filiera spaziale italiana che lavora con noi nei grandi progetti.

L’Agenzia spaziale europea (Esa) ha assegnato due contratti, uno a Thales Alenia Space e l’altro alla startup franco-tedesca The Exploration Company, per lo sviluppo di un veicolo spaziale cargo in grado di rientrare a Terra, che garantisca all’Europa un accesso indipendente e duraturo all’orbita bassa terrestre. Ci avviciniamo alla creazione di una “SpaceX” europea?

Innanzitutto ci avviciniamo al fatto che l’ Europa affronta per prima volta la possibilità di un cargo con capacità di rientro. Noi abbiamo una linea, quella dei PCM Cygnus e facciamo logistica spaziale da tanti anni insieme a Northrop Grumman. Ma questi cargo spaziali poi quando si staccano dalla stazione, nel rientro nell’atmosfera, si disperdono, si bruciano. Per la prima volta noi ci poniamo l’obiettivo di avere un cargo con capacità di rientro e riutilizzabile, cosa molto importante. È un passo rilevante per l’economia dell’orbita bassa che conferma il posizionamento di Thales Alenia Space Italia e dell’Italia nel settore dell’orbita bassa terrestre, più in generale dell’esplorazione spaziale del volo umano che ci vede con una leadership a livello europeo e mondiale.

Di recente gli astronauti Luca Parmitano, dell’Esa e Stanley Love, della Nasa hanno sperimentato il Lunar I-Hab, il cuore della Lunar Gateway, la stazione spaziale in orbita attorno al nostro satellite e della quale due moduli sono in fase di realizzazione in Italia, negli stabilimenti di Torino di Thales Alenia Space. Quali saranno i prossimi passi nell’economia lunare?

L’economia lunare è una parte importante dell’evoluzione dell’economia spaziale, la costruzione del Gateway, quindi della prima stazione in orbita cislunare, è una parte fondamentale perché sarà un’infrastruttura logistica per tutte le missioni che vedremo nei prossimi anni sulla Luna. Possiamo immaginare quindi non solo missioni che dalla Terra andranno sulla Luna, ma anche dalla Luna andranno al Gateway e viceversa. Anche qui si conferma il ruolo dell’Italia: in questo momento noi stiamo costruendo 3 moduli: Halo, il modulo logistico insieme a Northrop Grumman con la Nasa e i due segmenti: il Lunar I-Hab, il vero e proprio quartier generale fino a 4 astronauti e la parte pressurizzata del Lunar view, come contributo dell’Esa attraverso l’Asi.

Inoltre, proprio con l’Asi abbiamo iniziato lo studio dell’evoluzione nei moduli pressurizzati per essere un primo nucleo di abitabilità sulla Luna. Il Gateway è l’elemento più importante in questo momento di quella che costituirà la successiva infrastruttura lunare. E anche qui l’Italia è in prima linea.

Quali saranno le principali sfide e prospettive nel 2025?

Nel 2025 vedremo il lancio del terzo satellite della costellazione CSG, COSMO-SkyMed di seconda generazione: i sistemi di Osservazione della Terra con tecnologie radar sono una delle eccellenze del Paese e di Thales Alenia Space Italia. Vedremo anche il completamento del primo modulo della prima stazione spaziale commerciale con Axiom, il proseguimento dei programmi Copernicus, Cimr e Rose-l, le due missioni delle quali siamo responsabili. Tra fine 2024 e inizio 2025 vedremo il lancio della Sentinella 1C, il terzo satellite radar del programma Copernicus che abbiamo costruito. E ancora la fase finale della costruzione dei primi due satelliti Galileo di Seconda Generazione e i due satelliti Sicral 3A e 3B per il ministero della Difesa in fase avanzata di costruzione. Su Torino, ho citato il modulo Axiom, ma anche tutte le attività che sperabilmente dovrebbero portare nel 2026 il primo volo dello Space Rider, programma europeo ma guidato al 70% dell’Asi. Nel 2025 dovremmo avere l’entrata in azione della Space Factory e così una vera e propria porta sul futuro sulle nostre capacità industriali, dell’azienda e di tutta la filiera italiana.

Possiamo affrontare il 2025, che vede tra l’altro a fine anno la Conferenza ministeriale, con tutte le premesse per confermare un ruolo in grande crescita, come negli ultimi anni, dell’Italia spaziale.

(L’articolo è stato pubblicato sull’ultimo numero del quadrimestrale di Start Magazine)

 

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