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(Adnkronos) – L’occupazione va, il turismo si consolida, l’industria cantieristica e navale cresce, ma altri settori soffrono, come il commercio e, dopo il boom dei bonus, anche l’edilizia. E’ in chiaroscuro il bilancio sulla condizione delle imprese del tessuto produttivo della Camera di Commercio Venezia Giulia (Trieste e Gorizia), come spiega, intervistato da Adnkronos/Labitalia il presidente dell’ente Camerale, Antonio Paoletti.  “Lo stato di salute delle imprese del territorio -spiega- è diciamo così a corrente alternata, ci sono alcuni settori in forte crescita, altri settori stabili e altri ancora in forte diminuzione. Chi sta peggio è il settore abbigliamento, calzature e complementi sia uomo che donna. A Trieste si salva un po’ di più perché c’è un turismo ormai consolidato tutto l’anno, fatto per lo più di stranieri oltre che di italiani, un turismo che acquista nei negozi. Nel resto del territorio c’è forte crisi. I motivi? Il commercio on line, ma anche lo smart working visto che lavorando da casa si sta in tuta e si è perso quel modo di vestirsi elegante che portava a fare acquisti. E poi primo tra i fattori: gli stipendi, sono troppo bassi, c’è sempre meno potere d’acquisto”, sottolinea.  Ma non è solo il commercio ad arrancare.”L’edilizia ha avuto il boom dei bonus, c’è ancora qualche strascico quest’anno, ma finito quello anche per questo settore si prospettano venti di crisi, specie se non si metteranno in campo bonus per le case green”, sottolinea.  A fare la parte del leone sul territorio è il turismo. “E’ in piena crescita -sottolinea Paoletti- si trascina dietro la produzione agroalimentare, ma anche gli interventi di restauro delle strutture ricettive e altri comparti. C’è un movimento importante”. E il territorio della Camera di Commercio Venezia Giulia è storicamente legato alla cantieristica. “L’industria cantieristica, con Fincantieri, si porta dietro un indotto di piccoli, medi e grandi artigiani, è veramente importante. E sulla scena di questo si è creato un distretto della nautica diffuso, con sede principale a Monfalcone, che sta andando alla grande. Con grandi imprese anche internazionali che si insediano nella zona”.  Note dolenti arrivano però dal porto di Trieste. “Il porto, il primo porto italiano, ha un momento non dico di stasi, ma con il blocco del canale Suez si stanno perdendo traffici, per cui se non cambia qualcosa lì veramente ci saranno altri problemi”.  In sostanza il bilancio sul tessuto produttivo del territorio “è in chiaroscuro, diciamo. In linea di massima l’occupazione tiene, anzi siamo in forte crescita nella regione grazie alle politiche regionali, sia sul tema della formazione, sia su quella degli incentivi alle imprese che assumono”, sottolinea ancora.  Centrale per il presente e il futuro è la formazione. “E’ vero che da una parte stiamo perdendo mestieri, stiamo perdendo certi tipi di lavori, ma in un nostro studio che abbiamo presentato lo scorso maggio noi abbiamo selezionato ben 117 nuovi mestieri che stanno già arrivando e arriveranno”, sottolinea.  E la Camera di commercio è pronta fare la sua parte per l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. “Noi chiediamo di dare la possibilità agli artigiani che escono dal mercato del lavoro di diventare tutor dei giovani che vogliono avviarsi verso questi mestieri artigiani. Parlo dei carrozzieri, falegnami, meccanici, elettricisti e chi ne ha più ne metta. Questo sarebbe un bel modo per incentivare l’artigiano che deve concludere e dare una mano a chi ha bisogno”, sottolinea.  Ma in un percorso verso un’economia sana per Paoletti non può mancare il contributo positivo dell’immigrazione. “Noi abbiamo un bisogno estremo di manodopera. Ormai tutti i settori economici, da infermieri, medici, ingegneri oppure semplici operatori, non si trovano. Secondo me dovremmo creare delle politiche che attraverso il mondo delle Camere di Commercio e le associazioni di categoria potrebbero intanto insegnare la lingua italiana a chi vuole rimanere da noi. Formarli nei vari mestieri e inserirli sul mercato del lavoro. Perché che piaccia o no, noi abbiamo bisogno degli immigrati”, conclude.  —lavoro/datiwebinfo@adnkronos.com (Web Info)



 

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