Donne eroiche, esemplari, spesso poco note, ma accomunate dall’amore per la propria terra e per il segno che vi hanno lasciato. È quanto racconterà «Donne di Campania», docu-serie in onda da venerdì prossimo nella prima serata di Rai Storia, per sei settimane. L’idea è di un uomo-tv come Giovanni Minoli; per intenderci, l’artefice di «Mixer» e di «Un posto al sole»: «Penso che nel mondo globale le storie più interessanti e originali siano quelle locali. Il progetto è iniziato con “Donne di Calabria”, quando ero presidente di quella Film Commission. Ora, ecco la Campania: sei figure incarnate nella loro terra».
La struttura prevede che sei attrici raccontino altrettante donne esemplari. Si comincerà venerdì con Antonia Truppo, che svelerà il mondo di Concetta Barra, seguita da Maria Pia Calzone (il 27) che si è immersa in quello di Matilde Serao. Le altre accoppiate sono: Iaia Forte-Elvira Notari; Marisa Laurito-Luciana Viviani; Monica Nappo-Tina Pica; Rebecca Furfaro-Maria Teresa De Filippis. Spiega Gloria Giorgianni, amministratrice delegata di Anele, che produce: «Estenderemo a tutte le altre regioni il racconto di donne che hanno combattuto per migliorare le condizioni dei loro territori e si sono affermate emancipandosi dai dogmi vigenti» (in Campania il progetto è stato possibile grazie al contributo cruciale della sua Film Commission e al programma Poc «Nuove strategie per il cinema in Campania 2», della Regione).
Nella puntata diretta da Simona Cocozza, la Calzone si occuperà della Serao, scrittrice, giornalista e fondatrice di giornali, tra cui «Il Mattino» (col marito Edoardo Scarfoglio): «Ho scoperto una creatura fuori del comune, nata in Grecia, vissuta nei primi anni a Ventaroli, frazione di Carinola (Caserta); autodidatta e candidata al Nobel, pronta a tener testa a una società maschilista e ai poteri dell’epoca. La sua lungimiranza nel fondare giornali è miracolosa, considerando che aveva imparato da sola a leggere ea scrivere… Donna fatta anche di contraddizioni, di saldissimi principi morali eppure, per altri versi, modernissima. Basti pensare che prese con sé il figlio, frutto del tradizione di suo marito! Un’altra sua virtù era la capacità di confrontarsi col potere. Mussolini, per esempio: “Io non sono anti-mussoliniana, sono antifascista”, diceva, nonostante le squadracce le hanno bruciato la redazione».
Come si svolge la puntata? «Ricostruisce le tappe principali della sua formazione e della vita professionale. Io non interpreto la Serao, vado alla sua ricerca tra luoghi, reperti, persone, familiari. Siamo andati a Ventaroli, sui luoghi d’infanzia; al “Mattino”, dove il direttore Roberto Napoletano ci ha mostrato pagine e articoli storici; abbiamo fatto tappa in un’antica tipografia, che ha ancora i macchinari usati all’epoca; incontrato un nipote, che ha mostrato lettere e foto private, tra le quali una assieme al Duce; quindi, due giornaliste che la conoscono bene: Titta Fiore e Donatella Trotta, che le ha dedicato il libro La via della penna e dell’ago . La puntata si avvale della collaborazione con Poste italiane: in quelle di Napoli donna Matilde cominciò la carriera. Era telegrafista.
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