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La strategia europea per risollevare le imprese dalla crisi sanitario-economica, causata del Covid-19, prevede una serie di interventi mirati a fornire, mediante meccanismi di garanzia e di sostegno del sistema bancario, le risorse finanziarie necessarie per sostenere gli investimenti di PMI e società a media e piccola capitalizzazione. Per avere maggiori possibilità di usufruire di queste agevolazioni le imprese dovranno effettuare gli investimenti secondo tre specifiche direttrici: digitalizzazione e innovazione, evoluzione verso il modello dell’economia circolare, rafforzamento della struttura finanziaria con l’obiettivo di promuovere la patrimonializzazione. Il tema verrà trattato durante il Master organizzato da Wolters Kluwer “Master online – Next generation eu: guida pratica alle misure di sostegno alle imprese”, al via dal 9 novembre.

Sempre crescente l’interesse degli operatori finanziari italiani verso le opportunità offerte dall’Europa. Non solo il recentissimo accordo tra Confindustria e Banca Intesa per mobilitare finanziamenti per 150 miliardi alle imprese italiane ma anche l’iniziativa realizzata da Cassa Depositi e Prestiti (CDP) insieme al Fondo Europeo per gli Investimenti e al Mediocredito Centrale, gestore del Fondo di garanzia PMI, che permetteranno di attivare 5 miliardi di euro di nuovi prestiti da parte del sistema bancario a favore delle piccole e medie imprese italiane.

Le iniziative si inseriscono nel quadro della strategia europea di mobilitare investimenti privati e si sviluppano su direttrici quasi parallele a quelle del Piano europeo, lanciato l’anno scorso per arginare la pandemia.

Agevolazioni per investimenti in transizione digitale e sostenibilità

Ma quali sono le direttrici sulle quali dovranno svilupparsi gli investimenti per avere maggiori possibilità di usufruire di queste agevolazioni?

La prima e più importante è la digitalizzazione e innovazione, per affrontare la transizione digitale e garantire una crescita sostenibile e duratura: le imprese potranno accedere a strumenti finanziari mirati al miglioramento dei processi produttivi, ricorrendo a nuove tecnologie e metodologie ed anche servizi di consulenza per cogliere i benefici del piano Transizione 4.0 della legge di bilancio 2021.

La seconda è la sostenibilità: si rendono accessibili nuove forme di finanziamento per sostenere i processi di transizione delle imprese verso un’economia non solo digitalizzata ma anche green, agevolando l’adozione di strategie di crescita e di resilienza fondate sulla sostenibilità e sull’evoluzione verso il modello dell’economia circolare.

La terza direttrice di finanziabilità mira a garantire il rafforzamento della struttura finanziaria delle imprese, per accompagnarle con nuovi strumenti che favoriscano una prospettiva di medio-lungo periodo, in grado di contribuire alla ricostituzione progressiva dei flussi di cassa, a promuovere la patrimonializzazione ed il rafforzamento della struttura finanziaria dell’impresa, anche favorendo culture aziendali più attente alla diversificazione delle fonti finanziarie e al corretto bilanciamento tra debito e capitale di rischio.

Strumenti per il rafforzamento della struttura finanziaria

Prestito mezzanino

– si colloca per remunerazione, modalità di rimborso e durata, in una posizione intermedia fra il capitale di rischio e i prestiti a m/l termine;

– rimborso interessi correlato all’incremento di valore economico della società;

– finanziamento a m/l termine subordinato nel rimborso ad un finanziamento primario; per cui, in caso di fallimento, il rimborso di tale debito non avviene fin quando non sia già stato rimborsato tutto il debito primario

Prestito partecipativo

– durata non inferiore ai 4 anni;

– possibilità di convertire il debito in capitale sociale aumentando così i mezzi propri dell’impresa;

– interesse annuo non superiore al tasso ufficiale di sconto vigente nel periodo al quale si riferiscono le rate di ammortamento del prestito;

– somma commisurata al risultato economico positivo dell’esercizio dell’impresa;

– eventuale intervento del Fondo Centrale di Garanzia PMI

Meccanismi di garanzia e di sostegno del sistema bancario

In risposta alla crisi da emergenza sanitaria e nell’ambito del più ampio ventaglio di misure introdotte dalle istituzioni dell’Unione Europea, il gruppo Banca Europea per gli Investimenti (BEI) ha adottato una serie di interventi, mirati a fornire, mediante meccanismi di garanzia e di sostegno del sistema bancario, le risorse finanziarie necessarie a sostenere le PMI e le società a media e piccola capitalizzazione (mid cap).

Il Recovery Fund rappresenta il più grande piano di rilancio del sistema imprenditoriale dal dopoguerra ad oggi. L’erogazione di tali risorse verrà attuata tramite tecniche, procedure e operazioni diingegneria finanziaria che superano la logica del contributo one shot. Una grande opportunità anche per i professionisti impegnati nellaconsulenza aziendale, chiamati a svolgere un ruolo di primo piano in questa fase di ripresa. Approfondisci e diventa un esperto con il Master online – Next generation EU: guida pratica alle misure di sostegno alle imprese

In particolare, si tratta dei seguenti provvedimenti a carattere emergenziale per un ammontare complessivo di 28 miliardi di euro: dai programmi di acquisto di titoli di cartolarizzazioni (Asset Backed Securities, ABS) per consentire alle banche di trasferire il rischio sui portafogli di prestiti alle PMI e mobilitare fino a 10 miliardi di euro, alle linee di liquidità alle banche per garantire un sostegno al capitale circolante delle PMI e delle società mid cap pari a 10 miliardi.

Infine, le risorse europee vengono canalizzate dal Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) per rilasciare garanzie agli intermediari finanziari che consentono di attivare fino a 8 miliardi di finanziamenti addizionali.

Già lo scorso anno il Gruppo BEI ha messo in campo 76,8 miliardi di euro, di cui 30,6 miliardi di euro dedicati a sostenere le imprese e i posti di lavoro nella fase di crisi, soprattutto nei Paesi che non avevano i mezzi di bilancio per finanziare massicci pacchetti di salvataggio nazionale. Il Gruppo agisce nei confronti delle imprese per tramite del sistema bancario che aderisce alle iniziative attraverso il FEI, che rappresenta di fatto il braccio “operativo” sul piano finanziario di BEI:

Banche aderenti alle agevolazioni BEI

Dall’indirizzo web www.eib.org è possibile effettuare il download dell’elenco degli istituti di credito e finanziari aderenti a al Gruppo BEI (annualità 2021) da contattare per accedere alle misure agevolative.

Informazioni disponibili: sito web dell’istituto, target beneficiario (Smes, Mid caps), finalità del prestito.

In particolare, per quanto concerne la struttura della citata iniziativa realizzata da Cassa Depositi e Prestiti insieme al Fondo Europeo per gli Investimenti e al Mediocredito Centrale (Fondo di Garanzia PMI), questa si basa su un portafoglio di nuove garanzie originate proprio dal Fondo di garanzia fino ad un ammontare massimo di 4,5 miliardi di euro, di cui CDP contro-garantirà l’80%, quindi fino a 3,6 miliardi di euro.

La stessa CDP beneficerà a sua volta di una contro-garanzia concessa dal FEI (di cui la BEI è il principale azionista) a valere su risorse del Fondo di garanzia paneuropeo, noto anche come Pan-European Guarantee Fund (EGF). Grazie al rilevante effetto leva dello schema operativo si stima che potranno essere attivati nuovi prestiti alle PMI per oltre 5 miliardi di euro. Si tratta, per dimensione, di una delle più grandi operazioni di garanzia di portafoglio mai realizzate fino ad oggi in Italia con il Fondo di garanzia paneuropeo, parte del pacchetto di misure da 540 miliardi di euro approvato dall’UE per rispondere all’impatto economico della pandemia.

L’iniziativa fa seguito a un primo accordo sottoscritto da Cassa Depositi e Prestiti (CDP) durante il mese di luglio scorso con la BEI per la concessione di garanzie, sempre all’interno del programma EGF, fino a 600 milioni di euro in favore di mid e large corporate.

Si stima che gli accordi siglati sosterranno l’accesso al credito a condizioni vantaggiose per circa 30 mila piccole e medie imprese italiane esposte alla crisi pandemica, puntando così a salvaguardare anche i livelli occupazionali.

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