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«Avevo ottenuto solidi risultati dalla mia ricerca, ma non mi aspettavo di ricevere il premio». Risponde felice e stupita da Siviglia la ricercatrice Cristiana De Filippis, 31 anni, di Matera ma nata a Bari, dal 2021 docente associata di matematica all’Università di Parma. Proprio in Spagna, nella mattinata di ieri, 15 luglio, De Filippis ha ricevuto il premio della European Mathematical Society (Ems), un prestigioso riconoscimento europeo per la ricerca in ambito matematico, nonché spesso definito “anticipatore” della Medaglia Fields, considerato una sorta di “Nobel” della matematica insieme al premio Abel.
La motivazione? “Eccezionali contributi” alla Teoria della regolarità ellittica. A presiedere il comitato del Congresso europeo di matematica, che si svolge ogni quattro anni e che premia dieci ricercatori e ricercatrici per il loro contributo, re Felipe VI di Spagna, e ora De Filippis si aggiunge ai quattro italiani ad aver ricevuto lo stesso riconoscimento dalla sua istituzione, nel 1992. In questa tornata, risulta vincitrice anche un’altra ricercatrice italiana, Maria Colombo, 35 anni, professoressa al Politecnico di Losanna di analisi matematica.

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Cristiana De Filippis, gli studi e il premio

Gli studi di De Filippis, secondo i dati dell’American Mathematical Society, sono tra i più citati della matematica internazionale nella sua generazione. Un passo importante sia per la giovane ricercatrice sia per lo stesso ateneo, che diventa il primo a riceverlo in Italia, e i cui studi, spiega la dottoressa al Messaggero, sono noti a livello internazionale. «La ricerca dell’Università di Parma, in questo campo, è vista con molto interesse dall’estero», dice De Filippis. «Il gruppo di analisi dell’università è molto visibile e gettonato, e i suoi risultati sono noti e diventati classici». Per De Filippis, quello dell’Ems è tra i riconoscimenti più importanti, ma non l’unico – e prestigioso – ricevuto nel corso della sua carriera accademica. La giovane ha infatti vinto – tra gli altri – anche il G-Research Prize di Oxford, nel 2019, il premio Iapichino dell’Accademia dei Lincei nel 2020 e il premio Bartolozzi nel 2024, storico riconoscimento dell’Unione Matematica Italiana. De Filippis è stata inoltre inserita, nel 2023, nella lista di Forbes delle cento donne italiane di successo, e l’anno scorso è stata eletta tra i trenta componenti dell’European Mathematical Society Young Academy.
 

Il rettore dell’Università di Parma

Il rettore dell’Università di Parma Paolo Martelli, in una dichiarazione pubblicata dall’ateneo, afferma che avere De Filippis «con noi è un grande orgoglio per l’Università, che in lei ha una ‘testimonial’ straordinaria e anche un esempio per tante giovani e tanti giovani». E conclude: «Il suo curriculum è a dir poco incredibile». 
Triennale e magistrale a Torino, con la matematica di fama internazionale Susanna Terracini e con Veronica Felli, poi una breve esperienza di internship in Francia durata qualche mese, arrivando infine al dottorato a Oxford: De Filippis ha scelto di tornare in Italia per lavorare, spinta dal prestigio del gruppo di lavoro parmense e dell’alto livello di ricerca. «In Italia ci sono tanti gruppi che lavorano benissimo, è importante che questa cosa si sappia: il livello della ricerca nel nostro Paese è molto alto. Ma i finanziamenti, purtroppo, sono molto marginali», spiega. Nella matematica, continua la ricercatrice, «l’investimento è più che altro umano, nelle persone, è necessario dare loro la possibilità di costruire un buon gruppo di lavoro, non sono richiesti macchinari o strumenti tipici di altre branche di studio». «Ma più si va avanti, più questo scenario diventa un miraggio, a meno che non si parli di grossi finanziamenti europei, che però a tutti i livelli sono un terno al lotto, non sono regola», aggiunge, con un certo rammarico, De Filippis. «L’Italia perde così tanto capitale umano». Nel Bel paese, quindi, il livello della ricerca è alto nonostante le condizioni di lavoro, secondo la ricercatrice, che spiega come gli stipendi siano poco competitivi rispetto al mercato, differentemente da realtà internazionali, e di come la burocrazia accademica sia diventata «un blob insostenibile».


Della sua esperienza ad Oxford, De Filippis racconta luci e ombre. Ha concluso il dottorato nel 2020, passando l’ultimo periodo in lockdown durante la pandemia di Covid. «Vivevo in una casa con sei coinquilini, e sono arrivata a pagare 780 sterline per una stanza che assomigliava allo sgabuzzino in cui viveva Harry Potter», ricorda. «A Oxford c’è davvero un’emergenza abitativa come in altre grandi città, la mia stanza era piccolissima, non avevo neanche il tavolo. A Parma invece la situazione è ancora ragionevole e sostenibile per fortuna». 

«Qui mi trovo molto bene, e per noi del Sud lo spostamento al Nord è un’eventualità che si mette in conto se si vuole crescere di carriera e intraprendere un certo percorso, è un po’ traumatico ma aleggia nell’aria e lo si dà per scontato», continua De Filippis. «Stimo e ammiro chi torna per migliorare la situazione, ma il Sud va risollevato a monte, la fuga è strutturale». 
E ora? “Si torna a lavorare, cercando di ottenere risultati sempre migliori”, conclude De Filippis. 

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