Un vero e proprio tesoro contenuto in una raccolta di oltre 200 menu di ristoranti da fine Ottocento ai giorni nostri. Hanno scelto questo modo per raccontare la storia della Romagna e della sua tradizione gastronomica il ravennate Maurizio Campiverdi e Franco Chiarini, bolognese, tra i fondatori di “Menù Associati”, associazione internazionale di collezionisti e appassionati di menu storici. Il libro, dal titolo “La Romagna dei ristoranti: storie di menu”, vede la collaborazione dell’associazione con “CheftoChef emiliaromagnacuochi”, realtà nata per favorire l’evoluzione della gastronomia regionale e la sua affermazione a livello nazionale ed internazionale, le cui collezioni di menù storici rappresentano una risorsa inestimabile.
Il libro è frutto proprio del lavoro di Campiverdi, massimo collezionista di menù e presidente di “Menù Associati” fin dalla fondazione, e Chiarini, fondatore di “CheftoChef” di cui è stato segretario generale negli anni della nascita dell’Associazione, stesso ruolo avuto con “Menù Associati”. Una carrellata delle diverse tipologie di ristorazione, dalle prime pensioncine della Riviera ai Grand Hotel, dalle trattorie di campagna alla grande ristorazione delle colline romagnole, fino alla cucina delle città nelle sue diverse espressioni sia di tradizione sia di evoluzione rispetto alle correnti culturali internazionali.
L’opera rende anche omaggio all’Asi – Associazione italiana di sommelier – che nel secondo dopoguerra ha contribuito alla crescita della grande ristorazione romagnola. Alcuni di loro sono stati intervistati qualche anno fa da Igles Corelli, per sottolineare i loro rapporti con “il maestro” Gualtiero Marchesi e “il filosofo del vino” Luigi Veronelli, che avevano intensi rapporti in particolare con Silverio Cineri, Gianfranco Bolognesi e Paolo Teverini. Queste interviste sono presentate da Alberto Capatti, Presidente della “Fondazione Marchesi”, con un contributo sulla sua visione della Romagna gastronomica.
Il volume è aperto da una prefazione provocatoria del Professor Massimo Montanari, che fornirà lo spunto per un dibattito più consapevole sulla gastronomia regionale del futuro, da ripensare in termini di progetto, se ci saranno progettisti disponibili, a partire dalla Regione Emilia-Romagna.
Il volume è strutturato in capitoli suddivisi per aree geografiche della Romagna, alcuni dei quali dedicati alla struttura del menù e al suo rapporto con le ricette dei singoli piatti. Attenzione anche ai vini, la cui storia più riconoscibile nasce con le prime etichette del secondo dopoguerra.
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