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E’ arrivato accompagnato da uno dei suoi legali di fiducia. Gianluigi Aponte, teste chiave nell’inchiesta ligure che ha portato ai domiciliari Giovanni Toti, è arrivato in Procura verso le 14 per rispondere alle domande dei pm Luca Monteverde e Federico Manotti.

L’imprenditore a capo di uno dei colossi mondiali del trasporto marittimo, Msc, è uscito dall’ufficio dei pm alle 16 dopo circa un’ora e mezza di interrogatorio compresa la fase di verbalizzazione.

Aponte non è indagato e dunque è stato sentito come persona informata sui fatti (non può quindi avvalersi della facoltà di non rispondere), senza che possa presenziare l’avvocato Giuseppe Sciacchitano che lo aveva accompagnato.

Il nome dell’armatore, proprietario di Msc e con enormi interessi nel porto di Genova, è centrale nelle carte agli atti: intanto per via di un finanziamento ad una campagna elettorale di Giovanni Toti, e poi per il rinnovo trentennale della concessione del terminal Rinfuse: secondo la Procura decisiva è stata una mazzetta di 40mila euro a beneficio di Toti da parte di Aldo Spinelli, che detiene il 55 per cento della società che gestisce il Terminal, contro il 45 per cento riconducibile ad Aponte.

Ma lo stesso scio’ Aldo, nel suo interrogatorio davanti alla gip dopo l’arresto, ha raccontato la sua versione: «Il comandante Aponte ha chiamato non so chi ed è tutto a posto, trent’anni ma io volevo cinquant’anni».

Agli atti dell’indagine, l’interessamento di Aponte per le Rinfuse è certificato. Tanto che, si legge nell’informativa della Guardia di Finanza, «il 23 novembre 2021 Gianluigi Aponte chiamava Aldo Spinelli e gli riferiva di aver parlato con il sindaco Bucci, il quale lo aveva rassicurato che era tutto a posto e che avrebbe dato istruzioni per trent’anni “Guardi, mi ha detto. Stia tranquillo, darò istruzioni per trent’anni… Finito!”».

Di particolare interesse investigativo anche un incontro fra Aponte e il sindaco di Genova Marco Bucci.

Intanto, stop alle interdizioni per Saverio Cecchi e Alessandro Campagna: i due manager, rispettivamente presidente di Confindustria Nautica e direttore commerciale de I Saloni Nautici, si erano visti applicare il

divieto di ricoprire cariche in imprese ed enti dal tribunale di Genova. I due restano indagati per una presunta corruzione dell’ex capo di gabinetto di Regione Matteo Cozzani, ma essendosi dimessi dalle rispettive cariche, è venuta meno per la Procura la ragione della misura interdittiva.

 

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