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Il contributo al sistema sanitario nazionale a carico dei frontalieri e dei loro familiari previsto dalla Legge di bilancio è «incostituzionale».

È quanto hanno affermato Cgil, Cisl e Uil – che insieme ai sindacati svizzeri Unia, Ocst e Synavolto – hanno promosso una manifestazione a Como lo scorso 25 maggio contro questo provvedimento, che prevede «un aggravio compreso tra il 3 e il 6%” del reddito. In questo contesto c’è da registrare il fatto che Regione Lombardia ha già perimetrato il contributo nell’ordine dei 110 euro mensili per i “vecchi” frontalieri ovvero per i nostri lavoratori impiegati oltreconfine prima del 18 luglio, data d’entrata in vigore del nuovo accordo fiscale tra Svizzera e Italia.

L’elemento di novità, rispetto a quanto già detto (e scritto) dal momento in cui si è avuta notizia di questo nuovobalzello, sta nel fatto che a sostegno delle loro richieste i sindacati hanno raccolto un parere legale sul provvedimento, che – spiegano – contrasta con il diritto universale alla salute. Nel concreto – secondo quanto riportato scritto dalle organizzazioni sindacali e svizzere, la “tassa sulla salute” crea una “discriminazione tra cittadini italiani e dell’Unione Europea», viola gli «obblighi internazionali a seguito della sottoscrizione tra Italia e Svizzera del trattato internazionale sulla nuova imposizione fiscale» e introduce una «doppia imposizione fiscale in violazione dei principi dell’Ocse».

Le organizzazioni sindacali sono tornate pertanto a chiedere «il superamento della tassa della salute, la convocazione del tavolo interministeriale, la piena applicazione del valore della Naspi per i primi tre mesi di disoccupazione». Nel contempo è stato auspicato «un proficuo ripristino dei rapporti tra Italia e Svizzera che risolvano anche la questione delle liste dei comuni di frontiera». Temi di stretta attualità cui ora la politica dovrà dare una risposta. Al momento però da parte della Regione l’intenzione resta quella di applicare il contributo dal prossimo anno così da poter irrobustire gli stipendi di medici e infermieri delle zone di confine, evitando così la fuga in Svizzera.

 

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