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Roma, 27 maggio 2024 – Avere un’auto storica è il sogno di ogni appassionato di motori. I modelli del passato, specie se ben tenuti, possono infatti rappresentare un serio investimento per gli amanti delle quattro ruote, cui si collegano anche degli evidenti benefici fiscali ed economici, come l’esenzione dal pagamento del bollo auto o le tariffe agevolate sull’assicurazione.

Come funziona la truffa delle auto storiche – Crediti: iStock

Proprio questi vantaggi avrebbero, per il Codacons, portato alla cosiddetta truffa delle auto storiche, con i proprietari che farebbero passare i propri veicoli per quello che non sono. Solo il 20 per cento delle auto ritenute storiche, per l’esattezza, ne avrebbe effettivamente i requisiti, mentre il restante 80 per cento rappresenterebbe un abuso.  

La truffa delle auto storiche

La presunta truffa delle auto storiche in Italia è stata segnalata all’Antitrust, alla Corte dei Conti e al ministero dei Trasporti dal Codacons che, nel suo esposto, ha sottolineato che in Italia ci sono 4,3 milioni di veicoli (sui 40,2 milioni complessivi) che hanno un “interesse storico e collezionistico”, ma che il settore delle auto storiche presenta “alcune anomalie” che potrebbero “portare a danni sul fronte erariale e a pesanti conseguenze sul piano ambientale e della sicurezza stradale”.

La tesi del Codacons è che soltanto 553mila auto definite come storiche (il 20 per cento del totale delle auto storiche attualmente certificate) abbia “i requisiti per ottenere il riconoscimento previsto dalle norme vigenti e, quindi, godere delle esenzioni totali o parziali sulle tasse automobilistiche”. Il restante 80 per cento dei veicoli, invece, “risulterebbe oggi usato quotidianamente per assolvere alle normali funzioni da mezzo di trasporto, e tra questi vi sarebbero anche furgoni commerciali in pieno esercizio”. Un illecito, dunque, con le false comunicazioni dei proprietari che avrebbero il principale scopo di permettere il godimento dei benefici derivanti dal possedere un’auto storica. Tra questi troviamo:

  • l’esenzione, o le tariffe agevolate, del pagamento del bollo auto
  • i prezzi di assicurazione più vantaggiosi
  • la possibilità per il mezzo di poter accedere nelle ZTL di molte città italiane

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Quando un auto è considerata storica

In Italia, un’auto per essere considerata storica deve:

  • avere almeno 30 anni
  • essere regolarmente iscritta al RIAS, Registro Italiano automobili storiche
  • possedere una targa specifica

Secondo il Codacons, tuttavia, per facilitare l’accesso ai registri, molti cittadini farebbero ricorso a targhe straniere con l’operazione truffaldina che si gioverebbe anche dall’assenza di opportuni controlli. Chiamate a occuparsi di questa pratica sono le “mere associazioni private le quali non eseguirebbero gratuitamente tale operazione ma, proprio al fine di rilasciare la certificazione finale richiesta, richiederebbero all’utente un’iscrizione all’associazione stessa”. Questa possibilità di guadagno porterebbe le commissioni a chiudere un occhio sulla concessione dell’attestato di auto storica, andando a creare una falla nell’intero sistema per il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori.  

I pericoli della truffa delle auto storiche

Il rischio della truffa delle auto storiche, dice sempre il Codacons, è che “siano qualificati impropriamente come storici veicoli semplicemente vecchi, quotidianamente utilizzati dai proprietari per la circolazione stradale, godendo di agevolazioni fiscali con grave danno tanto all’ambiente, considerate le emissioni inquinanti delle auto più anziane, quanto alla sicurezza stradale”.

Oltre al danno ambientale, c’è anche quello erariale per le Casse dello Stato che sarebbe pari a 30 milioni di euro all’anno “considerate le esenzioni delle tasse automobilistiche di cui godono i proprietari delle auto storiche”. I rappresentanti di Codacons chiedono dunque un intervento all’Antitrust, alla Corte dei Conti e al ministero dei Trasporti per contrastare “una posizione di oligopolio posta in essere dalle associazioni”.

 

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