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L’ultima intensa ondata di maltempo riaccende la paura di chi il 16 maggio del 2023 ha vissuto l’alluvione e continua a combattere con la burocrazia per aver una parvenza di ritorno alla normalità. Sono 12 gli interrrogativi che i Comitati che rappresentano gli alluvionati della Romagna hanno posto al Commissario Straordinario per l’emergenza alluvione Francesco Paolo Figliuolo, alla presidente ad interim della Regione Emilia Romagna Irene Priolo, al sindaco di Faenza Massimo Isola, al sindaco di Forlì Gian Luca Zattini e ai candidati alle prossime elezioni regionali dell’Emilia-Romagna.

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Il primo interrogativo riguarda la messa in sicurezza del territorio. Scrivono i Comitati: “Il 30 marzo scorso doveva essere presentato il Piano Speciale che doveva prevedere casse di espansione, vasche di laminazione, allagamenti controllati, servitù di allagamento, delocalizzazioni. Poi la scadenza è stata rinviata al 30 giugno. Infine a settembre. La messa in sicurezza del territorio è ulteriormente rinviabile?”. E ancora: “Nel 2010 la Regione E.R. aveva commissionato e consegnato anche al Comune di Faenza lo studio del prof. A. Brath per individuare casse di espansione a monte di Faenza in grado di ridurre il rischio di esondazione del Lamone e del Marzeno. Perché questo studio non ha trovato attuazione?”

Capitolo lavori di somma urgenza: “Nel novembre del 2023 erano stati prospettati lavori di somma urgenza da parte di Hera che riguardavano la sistemazione fognaria di tutte le zone alluvionate. Poi nel 2024 la somma urgenza è retrocessa ad urgenza e ad oggi i lavori non risultano realizzati. I sottoservizi, ed in particolare le reti fognarie di Faenza e Forlì, appaiono inadeguate anche per eventi frequenti. La prevenzione dagli allagamenti è ulteriormente rinviabile?”.

Il quarto punto riguarda la Protezione Civile: “In seguito agli eventi drammatici di maggio 2023, dovevano essere aggiornati i piani di protezione civile ai vari livelli, anche con il coinvolgimento attivo dei cittadini. Doveva essere promossa l’informazione, migliorati i modelli d’intervento e promosse le misure di autoprotezione. È stato fatto qualcosa in questi mesi?”. Poi c’è il problema degli “inquilini dimenticati”: “I cittadini alluvionati che non risiedevano in case di proprietà, cioè gli inquilini, ad oggi non hanno potuto richiedere, e ottenere, alcun contributo. Queste famiglie hanno diritto a qualche forma di sostegno?”. 

Il sesto e settimo punto riguardano la richiesta dei rimborsi attraverso la piattaforma Sfide. Scrivono i Comitati: “Soltanto una percentuale inferiore al 1% ha presentato la domanda di rimborso danni su Sfinge ed ottenuto un primo acconto (809 su 86.000 aventi diritto). La procedura di richiesta rimborso danni su Sfinge è semplice e accessibile a tutti oppure che può rappresentare una palese violazione delle norme sulla semplificazione amministrativa?”. E ancora: “I cittadini hanno difficoltà nel trovare periti disponibili alla presentazione della domanda. Si ritiene che gli onorari previsti per tali prestazioni professionali siano congrui?”

L’ottavo punto riguarda la questione delle delocalizzazioni: “A fronte di numerose e contraddittorie anticipazioni non è ancora stata emanata la norma “delocalizzazioni”, di particolare interesse, per ora, delle situazioni di frane non sanabili. Non si ritiene che questo ritardo incida sulla possibilità-capacità degli alluvionati e franati che non sono messi nella condizione di avviare specifiche pratiche di intervento?”. Il nono punto tocca i rimborsi: “Era stata avanzata una proposta di esentare dalle perizie gli immobili che avevano subìto danni inferiori a 20.000 euro, stabilendo una procedura semplificata. Tale proposta è ancora inaccoglibile?”. E ancora: “Dopo una gestazione di circa 9 mesi, il 5 settembre è stata emanata la direttiva (Ordinanza n.31 – beni mobili) sul rimborso di 6mila euro per il ripristino dei beni mobili – arredamenti ammalorati dall’alluvione di maggio 2023. I contenuti dell’ordinanza sono chiari e che gli importi previsti sono adeguati alle reali necessità della popolazione alluvionata?”

Anche l’undicesimo e il dodicesimo punto riguardano i rimborsi. Sempre i Comitati: “Dopo 8 mesi dalla data prevista non ha ancora preso vita il credito di imposta, strumento fondamentale per gli alluvionati e, in particolare, per i meno abbienti, per accedere a finanziamenti altrimenti indisponibili: è evidente che questo fatto condiziona in particolare l’accesso alle procedure periziali. Cosa si intende fare per porre rimedio a questa grave carenza? Quali strumenti di confronto preventivo si metteranno in atto per evitare problemi applicativi a valle del varo del provvedimento?”. E l’ultima osservazione: “L’ultima domanda riguarda la reale volontà, o meno, di corrispondere realmente il 100% dei danni subìti, come promesso in tutte le occasioni dai vari politici di turno. C’è la volontà tra le forze che chiederanno il voto alle elezioni Regionali 2024, di sostenere le richieste di rimborso dei beni mobili ad integrazione del minimo previsto dalla norma statale?”. 

 

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