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Secondo il rapporto Draghi, l’Unione Europea destina il 4,7% del PIL al finanziamento dei programmi educativi e formativi, includendo sia le scuole che le università. In Italia, questa percentuale scende al 4,2% del PIL, come riportato dall’Istat. Il rapporto esprime preoccupazione per il livello inadeguato degli investimenti, evidenziando come solo l’8% degli studenti dell’UE raggiunga un alto livello di competenza in matematica, un dato inferiore rispetto ai coetanei asiatici, che vede in testa Singapore (secondo i dati OCSE-PISA), seguita da Giappone, Estonia e Repubblica di Corea. L’Italia si trova poco sora la media europea, trascinata soprattutto dal Nord Italia.

Carenza di competenze

Il problema riguarda, secondo il rapporto realizzato dall’ex presidente del Consiglio, soprattutto l’ambito delle discipline STEM.

Nonostante l’Europa produca talenti di alta qualità nei settori STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), la loro disponibilità è limitata. L’UE forma circa 850 laureati STEM per milione di abitanti ogni anno, una cifra inferiore rispetto agli oltre 1.100 laureati degli Stati Uniti.

Un ulteriore problema che affligge l’Europa è la fuga di cervelli: molti talenti emigrano all’estero attratti da migliori opportunità lavorative, riducendo così il bacino di competenze dell’UE. La mancanza di competenze colpisce anche la diffusione delle tecnologie digitali e la capacità dei lavoratori di adattarsi ai cambiamenti da esse generati. Secondo i dati, quasi il 60% delle imprese dell’UE considera questa carenza un ostacolo importante agli investimenti, e una percentuale simile segnala difficoltà nell’assunzione di specialisti TIC. Inoltre, il 42% degli europei non possiede competenze digitali di base, tra cui il 37% dei lavoratori.

La transizione verso la decarbonizzazione richiede l’acquisizione di nuove competenze e la formazione di nuovi profili professionali. Tra il 2019 e il 2023, i tassi di posti di lavoro vacanti nel settore della produzione di tecnologie pulite nell’UE sono raddoppiati, con il 25% delle aziende europee che nel terzo trimestre del 2023 ha segnalato carenze di manodopera.

Le previsioni per il 2035 indicano un aggravarsi della carenza di lavoratori altamente qualificati, soprattutto nelle occupazioni non manuali che richiedono un alto livello di istruzione. Il fenomeno sarà dovuto sia alle esigenze di sostituzione legate ai pensionamenti, sia alle mutevoli richieste del mercato del lavoro.

Il declino dei sistemi di istruzione in Europa

Nonostante si registri un aumento nel numero di laureati in materie STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), si legge nel rapporto Draghi, il ritmo di crescita non è sufficiente a soddisfare la crescente domanda di lavoro in questi settori. A ciò si aggiungono marcate disparità di genere: gli uomini rappresentano quasi il doppio delle donne nei percorsi di studio STEM, evidenziando uno squilibrio significativo nell’accesso e nella partecipazione delle donne a queste discipline.

Le carenze di competenze non riguardano solo i giovani laureati, ma si estendono anche all’apprendimento degli adulti. La scarsa partecipazione alla formazione continua ostacola le opportunità di riqualificazione e l’adattamento del mercato del lavoro alle tecnologie avanzate. Attualmente, la partecipazione degli adulti a programmi di istruzione e formazione è relativamente bassa in tutta l’UE e presenta notevoli variazioni tra i diversi Paesi.

Nel 2016, solo il 37% degli adulti europei ha partecipato a corsi di formazione, e da allora questa percentuale è rimasta sostanzialmente invariata. Per raggiungere l’obiettivo fissato dall’Agenda europea per le competenze 2020, che prevede una partecipazione annuale di almeno il 60% degli adulti alla formazione, occorrerebbe coinvolgere circa 50 milioni di lavoratori in più.

Anche la formazione professionale presenta sfide simili. La qualità e l’efficacia dei programmi di formazione professionale variano notevolmente all’interno dell’UE, incidendo ulteriormente sulla capacità dei lavoratori di adattarsi alle mutevoli esigenze del mercato del lavoro e di colmare il divario di competenze nel contesto delle tecnologie avanzate.

L’Unione Europea deve adottare un approccio più strategico e orientato al futuro per affrontare le crescenti carenze di competenze. La relazione suggerisce innanzitutto un utilizzo più intensivo della “skills intelligence” da parte dell’UE e degli Stati membri. Questo implica l’uso dei dati per comprendere meglio le lacune di competenze esistenti e poter agire di conseguenza.

Ecco cosa fare

I sistemi di istruzione e formazione, secondo il rapporto Draghi, devono essere resi più reattivi ai cambiamenti del mercato del lavoro. La revisione dei programmi di studio, con il coinvolgimento di datori di lavoro e altre parti interessate, risulta fondamentale per adattare l’offerta formativa alle esigenze individuate dalla skills intelligence.

Per migliorare l’occupabilità dei lavoratori in tutta l’UE, si propone l’introduzione di un sistema comune di certificazione che renda le competenze acquisite facilmente comprensibili ai potenziali datori di lavoro. Inoltre, è necessaria una riforma dei programmi dell’UE dedicati all’istruzione e alle competenze. I fondi stanziati dovrebbero essere ridisegnati per avere un impatto maggiore, con un maggiore controllo sull’efficienza e sulla valutazione dell’impatto degli investimenti.

La relazione evidenzia l’urgenza di interventi specifici per affrontare le carenze più gravi nelle competenze tecniche e STEM. Un focus particolare va rivolto all’apprendimento degli adulti, essenziale per l’aggiornamento continuo delle competenze dei lavoratori. In questo contesto, anche la formazione professionale richiede una riforma a livello europeo per migliorare la qualità e la coerenza dell’offerta formativa.

Per attrarre talenti tecnologici dall’esterno dell’UE, si propone l’avvio di un nuovo Programma di acquisizione delle competenze tecnologiche. Questo programma, adottato a livello europeo e cofinanziato dalla Commissione e dagli Stati membri, includerebbe:

  • Un programma di visti a livello UE per studenti, laureati e ricercatori in settori strategici.
  • Un ampio numero di borse di studio accademiche, in particolare nelle discipline STEM.
  • Tirocini per studenti e contratti per laureati presso centri di ricerca e istituzioni pubbliche in tutta l’UE.

L’obiettivo è trattenere i talenti tecnologici in Europa durante le prime fasi della loro carriera, contribuendo a colmare le lacune di competenze e stimolando l’innovazione a livello continentale.

 

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