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L’indecorosa saga del concordato preventivo sembra non avere termine. Dopo avere ottenuto aliquote stracciate su quello che si paga in più nei due anni oggetto di accordo, mentre i lavoratori dipendenti pagano le aliquote piene dell’Irpef sugli aumenti contrattuali, ora la maggioranza chiede una specifica sanatoria per tutte le imposte che chi aderisce al concordato non ha pagato nei 5 anni precedenti. Il prossimo passo sarà dare un bonus ai concordanti perché paghino il concordato!”. La responsabile Lavoro della segretria dem, Maria Cecilia Guerra, commenta l’emendamento presentato dalla maggiornaza al dl Omnibus. Non soddisfatti di aver introdotto il concordato preventivo – secondo il quale, attraverso “accordo” con il Fisco si pagano le tasse non sui guadagni effettivi ma sulla base d i quanto preventivato dall’Agenzia delle Entrate, per un biennio – si introduce un vero e proprio condono riservato agli aderenti al concordato.

Tentativo di salvare uno strumento fallito, a spese dei contribuenti

“Mentre sulla manovra non sanno che pesci prendere e litigano tra di loro sugli extraprofitti o sulle detrazioni per i figli, senza avere uno straccio di idea per la crescita del Paese, nella maggioranza pensano bene di raschiare ulteriormente il barile e si inventano l’ennesimo condono”, spiega il presidente dei senatori dem, Francesco Boccia. “Visto il fallimento del concordato fiscale preventivo ora la maggioranza si inventa una nuova sanatoria. L’emendamento prevede, per i contribuenti che aderiscono al concordato, una ‘regolarizzazione’ dei mancati versamenti tra il 2018 e il 2023, con una modesta imposta sostitutiva parametrata all’indice di affidabilità fiscale, ovviamente con una rateizzazione in 24 rate mensili. Siamo di fronte all’ennesimo tentativo di salvare uno strumento, il concordato preventivo biennale, che è fallito, di reperire poche risorse in breve tempo per una manovra senza capo nè coda. Nel frattempo a rimetterci sono sempre i contribuenti onesti”, conclude.

Il meccanismo prevede, per gli anni dal 2018 al 2023, il pagamento di un’imposta parametrata al punteggio di affidabilità fiscale, mettendo altresì il contribuente al riparo da controlli per l’intero periodo.

“Nel dl Omnibus un condono che grida vendetta”

Antonio Misiani, respondsabile Economia nella segreteria del Pd, chiosa. “È l’ennesimo, disperato tentativo di salvare dal fallimento uno strumento, il concordato preventivo biennale, a cui il governo ha affidato il recupero del gettito necessario per finanziare una riforma fiscale altrimenti avviata su un binario morto. Un tentativo basato sulla pia illusione che gli incentivi a prezzo di saldo, senza alcun reale rafforzamento dei controlli da parte dell’amministrazione tributaria, siano sufficienti a convincere gli evasori a mettersi in regola. L’unico risultato di questa politica sarà rendere ancora più iniquo e irrazionale il sistema fiscale, ancora una volta a danno dei contribuenti che continuano a fare il proprio dovere”.

 

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