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La lotta e la prevenzione della siccità passano per le politiche di coesione e la spesa dei fondi del Pnrr, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un elemento che non mancherà di interessare anche il settore agricolo, lasciato a secco quest’anno in piena stagione irrigua per dare acqua alle città. Ne è esempio la Regione Puglia, dove il presidente Michele Emiliano si appresta a sottoscrivere l’Accordo di Coesione con il Governo, rappresentato dall’ex governatore pugliese e ora ministro della Coesione Territoriale e del Pnrr, Raffaele Fitto, dal quale dovrebbero giungere oltre 307 milioni di euro solo per le risorse idriche. Intanto il Dipartimento Agricoltura sta lavorando alla prima stima dei danni, necessaria per formulare la richiesta di declaratoria di stato di calamità naturale al Masaf.

 

L’Accordo di Coesione in divenire

Oggetto complessivo dell’accordo saranno gli stanziamenti non solo del Fondo Sviluppo e Coesione, che prevedono un’assegnazione di circa 230 milioni sul periodo di programmazione 2021-2027, già previsti dalla delibera n. 79 del 2021 del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile, ma anche risorse del Pnrr.

 

Dalle notizie circolate negli ultimi giorni tra Bari e Roma era emerso che la somma complessiva a disposizione della Regione Puglia avrebbe dovuto raggiungere i 500milioni di euro, 270 dei quali provenienti dal Pnrr. In realtà, il ministro per la Coesione Territoriale ed il Pnrr, Fitto, ha promesso al governatore Emiliano una somma ben più importante, 700 milioni di euro, 200 milioni in più rispetto alle iniziali previsioni.

 

E in Puglia negli assessorati regionali ferve il lavoro per selezionare i progetti cantierabili in modo da poterli realizzare velocemente o con i fondi Pnrr o con quelli dell’Fsc, sul quale è stata chiesta un’anticipazione da 1.600 milioni di euro. Tra i progetti in fase di selezione spuntano 25 impianti di affinamento dell’acqua, da destinare ai depuratori di cui dispone Acquedotto Pugliese, che avrebbero la capacità di produrre 50 milioni di metri cubi d’acqua l’anno per l’irrigazione, quanto un invaso di ben più grandi capacità. Ma la fetta per il settore idrico in Puglia su questa torta Pnrr-Fsc è di ben 307 milioni di euro, con i quali sarebbe possibile costruire e completare molte infrastrutture idriche utili per il territorio.

 

Cia, serve un piano

Commenta così la notizia dell’ingente disponibilità di fondi pubblici per il settore idrico irriguo il vicepresidente nazionale di Cia e presidente di Cia Puglia Gennaro Sicolo: “L’utilizzo di parte dei fondi Pnrr assieme alle risorse del Fsc prospettato dal ministro Raffaele Fitto per interventi strutturali sulla questione idrica è una buona notizia. Ora, però, Governo nazionale, giunta regionale e Unione Europea elaborino insieme un piano immediatamente attuabile per implementare tutti gli interventi, tenendo presente che sulle opere e le tecnologie a uso irriguo si gioca il futuro dell’agricoltura, cioè della più grande industria a cielo aperto della Puglia”.

 

“Con questa strategia”, aggiunge Sicolo, “dovrebbero essere cantierizzati ben 25 nuovi impianti di affinamento per la depurazione e il riuso delle acque, recuperando 50 milioni di metri cubi d’acqua a scopo irriguo. Questo sarebbe certamente un buon inizio”, commenta Sicolo, “perché la nostra regione attende da oltre 50 anni il potenziamento e l’adeguamento dei piani irrigui per i differenti territori”.

 

“Una volta per tutte, occorre superare l’inerzia dei consorzi di bonifica commissariati, i quali in tutti questi anni non hanno approntato piani, programmazioni, progetti e azioni per affrontare strutturalmente il problema idrico-irriguo e l’insufficiente dotazione di strutture e tecnologie per il risparmio e il riuso dell’acqua” sottolinea infine Sicolo.

 

Le proposte della Cia

Del resto Cia – Agricoltori Italiani di Puglia chiede da tempo un piano di interventi per l’autosufficienza idrico-irrigua della Puglia, per garantire agli agricoltori pugliesi l’acqua necessaria per le diverse colture e per ridurre gli sprechi che compromettono il già insufficiente apporto di acqua intervenendo massicciamente anche sul rifacimento delle condotte. Il piano è stato in buona parte anticipato nei giorni scorsi dal presidente di Cia Capitanata, Angelo Miano, ripreso da AgroNotizie® il 2 settembre scorso.

 

Cia Puglia ritiene che non sia più rinviabile la realizzazione di invasi e nuove infrastrutture che migliorino l’apporto idrico a disposizione dell’agricoltura regionale, oggi fortemente condizionato da un insufficiente e arcaico sistema di emungimento dai pozzi e, in gran parte della regione, da una forte dipendenza dalle regioni limitrofe.

 

L’organizzazione presieduta da Gennaro Sicolo, quindi, torna a chiedere che siano potenziati gli impianti di depurazione per l’uso irriguo delle acque reflue e il finanziamento di sistemi dotati di innovative tecnologie di irrigazione che ottimizzino la fornitura idrica “goccia per goccia”. Innovazioni necessarie non solo per rendere più efficienti gli impianti, ma anche a garantire agli agricoltori il necessario apporto idrico a prezzi equi e sostenibili.

 

Stato di calamità, Regione Puglia al lavoro

Per altri versi, la siccità è una realtà con la quale fare i conti qui e ora, con la conta dei danni. “Siamo al lavoro nel rispetto delle procedure, consapevoli tutti delle difficoltà correlate alla siccità che ha colpito la Puglia in questa lunga estate 2024”. A sottolinearlo è Donato Pentassuglia, assessore regionale all’Agricoltura, in merito alla richiesta avanzata dai consiglieri regionali di Fratelli d’Italia di attivazione dello stato di calamità naturale per i danni in agricoltura connessi al perdurare della siccità in Puglia e a quanto richiesto da Coldiretti Puglia.

 

“Mi preme ricordare – aggiunge Pentassuglia – che la richiesta dello stato di calamità è uno degli interventi previsti dal piano di emergenza per il superamento della crisi idrica 2024-2025, approvato dalla Giunta regionale a fine luglio 2024. La normativa europea prevede che la declaratoria possa essere proposta per le aree in cui siano accertati danni superiori al 30% della produzione lorda vendibile media degli ultimi tre anni”.

 

L’assessore Pentassuglia infine sottolinea come “Sin dalle prime avvisaglie della crisi, il personale del Dipartimento Agricoltura si è mosso sul territorio per valutare in campo i danni provocati dalla siccità alle colture agrarie e agli allevamenti. Sebbene gli effetti dell’evento calamitoso non si sono ancora completamente manifestati, le indicazioni dei funzionari regionali lasciano pensare che sussistano le condizioni affinché la Giunta regionale possa deliberare nel breve lo stato di calamità per l’intero territorio regionale, in modo da proporlo al Governo per l’emanazione del relativo Decreto”.

 

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