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La scuola in Italia è attraversata da profonde diseguaglianze nell’offerta dei servizi educativi, che compromettono i percorsi di crescita di bambini, bambine e adolescenti, soprattutto nelle regioni del Sud e delle Isole, dove si continuano a registrare, nonostante i miglioramenti, livelli di dispersione scolastica tra i più alti in Europa. Eppure, soprattutto in queste regioni, dove il bisogno è maggiore, le risorse e gli interventi del PNRR per l’istruzione già avviati – nonostante gli sforzi compiuti – non sono sufficienti a colmare i gravi divari esistenti.

Questo l’allarme lanciato da Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine e garantire loro un futuro – che, in occasione della ripresa dell’anno scolastico, diffonde il Rapporto “Scuole disuguali. Gli interventi del PNRR su mense, tempo pieno e palestre”.

Il Rapporto approfondisce, in particolare, le diseguaglianze territoriali nell’offerta di spazi e servizi educativi a scuola – dalla mensa al tempo pieno e alle palestre – e analizza, attraverso un confronto puntuale della distribuzione degli interventi e delle risorse a livello provinciale, se e in quale misura gli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) già avviati possano contribuire a ridurre i divari esistenti.

Dall’analisi di Save the Children su alcuni degli interventi relativi alla Missione Istruzione finanziati dal PNRR e già avviati, emerge una distribuzione disomogenea degli interventi tra le province più svantaggiate e la necessità di integrare le risorse del PNRR con altri investimenti per garantire livelli essenziali delle prestazioni per l’accesso alle mense scolastiche, e così al tempo pieno, nelle scuole primarie e secondarie di I grado, nonché la presenza di palestre scolastiche su tutto il territorio nazionale, a partire dalle aree del Paese dove la scuola rappresenta spesso l’unica opportunità per bambini, bambine e adolescenti di praticare attività sportiva.

Con il PNRR, la Puglia ha avviato 110 interventi per mense, tempo pieno e palestre – di cui 86 per la costruzione, ristrutturazione o riqualificazione di spazi mensa e 24 per il potenziamento delle strutture sportive – per un valore complessivo di oltre 53 milioni di euro. La provincia che ha avviato un maggior numero di interventi è Lecce, con 34 progetti del valore di oltre 18,5 milioni di euro, seguita da Foggia (25 interventi per 10,2 milioni di euro) e Bari (23 progetti per 10,9 milioni). Seguono le province di Taranto (12 progetti per 4,9 milioni), Barletta-Andria-Trani (9 progetti per circa 4,5 milioni) e infine Brindisi, con 7 progetti per un valore di 3,9 milioni. Lecce è la provincia che ha attivato il maggior numero di interventi per le mense rispetto al numero di studenti (5,3 interventi ogni 10mila studenti), mentre Foggia registra il maggior numero di interventi per il potenziamento delle infrastrutture sportive rispetto al numero di scuole (2,1 ogni 100 scuole).

Con il PNRR, le regioni del Mezzogiorno hanno avviato 767 interventi su mense, tempo pieno e palestre del valore di 381 milioni e 932 mila euro, il Nord 428 del valore di 345 milioni e 650 mila euro, il Centro 213 del valore di 139 milioni e 340 mila euro.

Il PNRR, con un investimento complessivo di oltre 17 miliardi di euro destinati al Ministero dell’Istruzione e del Merito, rappresenta un’occasione unica per garantire uguali opportunità a tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti, soprattutto in territori dove la povertà minorile è più accentuatae le famiglie affrontano maggiori difficoltà economiche. A partire dalla mensa e dal tempo pieno o prolungato, servizi essenziali di contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica, che in Puglia è del 12,8%, al di sopra della media nazionale (10,5%): ad oggi, poco più di un bambino su due della scuola statale primaria ha accesso alla mensa (55,2%) e solo il 10,5% nella secondaria di I grado, con profonde differenze territoriali. Se nelle regioni del Centro e del Nord si concentrano le province con oltre il 50% di accesso al servizio da parte degli alunni della scuola primaria e secondaria di I grado– con punte del 70% e oltre a Biella e Monza e della Brianza, fino al 91,3% della Provincia Autonoma di Trento – gran parte delle province del Sud sono sotto la media nazionale (che è del 36,9%, considerando sia scuole primarie che secondarie di I grado). In Puglia accede al servizio mensa solo l’11,1% degli studenti della primaria e della secondaria di I grado (poco più di uno su dieci), rispetto alla media nazionale del 36,9%. Il 18,4% degli alunni della primaria (meno di uno su cinque) usufruisce del tempo pieno.

Foto Francesco Alesi per Save The Children

Dall’analisi svolta da Save the Children sui 975 interventi del PNRR (presenti sulla piattaforma ReGIS a giugno 2024) avviati per ampliare l’offerta di mense scolastiche, emerge che alle regioni del Sud e delle Isole è stato destinato il 38,1% delle risorse, sebbene queste risorse finanzino circa il 50% del totale dei progetti.

Dall’analisi provinciale dei fondi del PNRR investiti sino ad oggi, si rileva che queste risorse, senz’altro utili per ampliare l’offerta complessiva, stanno producendo un impatto disomogeneo nella riduzione delle disuguaglianze territoriali. Le sei province dove gli studenti che usufruiscono della mensa sono meno del 10% – ovvero Agrigento, Foggia, Catania, Palermo, Siracusa e Ragusa – hanno ricevuto finanziamenti per 49 interventi di costruzione, ristrutturazione o riqualificazione di spazi mensa per un valore di circa 21 milioni 500 mila euro, pari a 2,1 progetti ogni 10 mila studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado. Di contro, le sei province con le più alte percentuali di alunni che usufruiscono del servizio mensa a livello nazionale (oltre il 65%) – ovvero Trento, Biella, Monza e della Brianza, Verbano-Cusio-Ossola, Udine e Milano – hanno ricevuto 30 milioni di euro per 34 progetti, pari a 1,8 progetti ogni 10 mila studenti.  Nelle province più svantaggiate per l’offerta del servizio mensa e del tempo pieno si concentra anche la percentuale più alta di studenti provenienti da famiglie con un livello socioeconomico basso: sono il 26,4% nelle province dove meno del 10% degli studenti usufruisce della mensa (contro il 17,2% di quelle dove oltre il 65% degli alunni accede alla mensa).  Dall’analisi di Save the Children emerge, inoltre, che anche tra le stesse province più svantaggiate – perfino nella stessa Regione – la distribuzione degli interventi per l’accesso al servizio mensa è disomogenea.  Le tre Province di Bari, Taranto e Barletta-Andria-Trani, che accolgono circa il 10% degli alunni di primaria e secondaria di I grado a mensa, hanno avviato rispettivamente 2,2 2,5 e 2,8 progetti per ogni 10 mila studenti (19 progetti a Bari, 10 progetti a Taranto e 8 progetti a Barletta-Andria-Trani).

Lecce, con una percentuale di accesso al servizio del 12,4% ha avviato il maggior numero di interventi (27 progetti per un valore di quasi 13,5 milioni, pari a 5,3 interventi ogni 10mila studenti). Foggia (che ha la percentuale più bassa della regione per accesso alla mensa con l’8,7%) registra 18 progetti, per un finanziamento di più di 6,4 milioni (4,2 interventi ogni 10mila studenti). Infine Brindisi – la provincia con il tasso di alunni che vanno a mensa più alto della regione, 14,1% – ha ricevuto poco più di 1,6 milioni per soli 4 interventi, registrando anche la densità progettuale per alunni più bassa (1,5 interventi ogni 10mila studenti).

La mensa scolastica è fondamentale per garantire a studentesse e studenti, soprattutto quelli in condizioni di maggior bisogno, il consumo di almeno un pasto sano ed equilibrato al giorno. È, inoltre, un servizio indispensabile nell’ottica di incentivare l’estensione del tempo pieno e quindi di potenziare l’offerta formativa, con benefici sia per i ragazzi sia per le famiglie con effetti positivi in particolare per l’occupazione femminile. Eppure solo due alunni della scuola primaria su cinque hanno accesso al tempo pieno – con le percentuali più basse in Molise (9,4%), Sicilia (11,1%) e Puglia (18,4%), le più alte nel Lazio (58,4%), in Toscana (55,5%) e in Lombardia (55,1%) – e solo poco più di un quarto delle scuole (il 28,1% delle classi della primaria e secondaria di I grado) offrono il tempo prolungato.

Anche la possibilità di praticare attività sportiva a scuola in una palestra rappresenta una grande opportunità per la crescita di bambine, bambini e adolescenti. Ma, ad oggi, meno della metà (il 46,4%) delle scuole statali primarie e secondarie (I o II grado) ha una palestra. In Puglia le scuole con palestra sono il 62,1%, superiore alla media nazionale che è del 46,4%. Dall’analisi di Save the Children sui 433 interventi del PNRR registrati sul ReGIS per costruire o riqualificare le palestre a scuola emerge che il 62,8% è stato avviato nelle regioni del Sud e delle Isole, a cui sono stati destinati il 52,7% dei fondi complessivi. La Puglia ha ricevuto 16,1 milioni di euro per 24 progetti di potenziamento delle strutture sportive a scuola. La provincia di Lecce – dove attualmente il 67,8% delle scuole ha una palestra – ha avviato 7 interventi per un valore dipiù di 5 milioni di euro (1,9 progetti ogni 100 scuole). Stesso numero di progetti per Foggia (ma per un valore di poco più di 3,7 milioni e densità progettuale poco più alta: 2,1 interventi ogni 100 scuole), che però ha una percentuale decisamente inferiore di scuole dotate di palestre, pari al 53,8%. Taranto, con il 66,5% delle scuole dotate di infrastrutture sportive, vede 2 progetti avviati per poco più di 1 milione di euro (0,9 interventi ogni 100 scuole). La provincia di Bari, dove le scuole con la palestra sono il 61,7%, ha dato avvio a 4 progetti (vale a dire1,2 interventi ogni 100 scuole), ricevendo risorse per più di 3,5 milioni; Brindisi (59,9%) ha iniziato 3 progetti grazie ai 2,3 milioni ricevuti (0,5 interventi ogni 100 scuole), mentre la provincia di Barletta-Andria-Trani (che ha la percentuale più elevata di scuole con palestre a livello regionale: 72,9%) ha avviato un solo progetto per un valore di 475 mila euro, per una densità progettuale di 0,2 interventi ogni 100 scuole.

In generale, i 433 interventi sulle strutture sportive scolastiche avviati con il PNRR – sebbene rappresentino un passo importante per promuovere l’educazione motoria a scuola – sono insufficienti a garantire la copertura di palestre su tutto il territorio nazionale e a ridurre i divari tra le province, soprattutto nei territori dove la scuola spesso rappresenta l’unica opportunità per bambini e adolescenti di praticare attività sportiva. In Italia, un minorenne su tre (31,5%) che proviene da famiglie con scarse o insufficienti risorse economiche non pratica attività sportive e tra gli adolescenti di 15-16 anni il 16,2% rinuncia a fare sport perché troppo costoso.

“Il problema che abbiamo davanti come Paese non è solo riuscire a garantire la tabella di marcia della spesa, ma fare in modo che le risorse del PNRR raggiungano effettivamente i territori dove i bambini e le bambine scontano le maggiori difficoltà nel percorso educativo. Il PNRR rappresenta un’occasione unica per superare le disuguaglianze di offerta educativa tra nord e sud, tra centri urbani e aree interne. Ma dall’analisi della distribuzione delle risorse e degli interventi ad oggi avviati, l’obiettivo di riequilibrio sembra raggiunto solo parzialmente. È un campanello di allarme che deve spingere a realizzare al più presto un’analisi di impatto sulla povertà educativa di tutti gli investimenti della missione 4 del PNRR, dedicati all’istruzione, in corso ed in programma. Nei territori più svantaggiati, è necessario integrare le risorse del PNRR con altri fondi disponibili, per garantire un’offerta di servizi educativi a tutti i minori. Allo stesso tempo, giunti a questa fase del percorso, le istituzioni tutte, per i diversi livelli di responsabilità, devono attrezzarsi per garantire la copertura dei costi di funzionamento dei nuovi servizi in via di attivazione grazie al PNRR – le mense così come gli asili nido – senza che l’aggravio di spesa corrente vada a ricadere solo sui comuni più virtuosi o sulle famiglie, e senza correre il rischio che i nuovi spazi, una volta pronti, restino chiusi per mancanza di risorse umane ed economiche, come purtroppo già tante volte è accaduto in passato” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice Ricerca di Save the Children Italia.

“La scuola rappresenta uno spazio essenziale in cui dare a bambini, bambine e adolescenti uguali opportunità di crescita, contrastando la povertà educativa che oggi rappresenta più che mai un’emergenza.  Eppure, esistono ancora profondi divari territoriali nell’accesso ai servizi e alle infrastrutture educative, che gli investimenti e gli interventi del PNRR fino ad ora attivati non sono riusciti a colmare del tutto. L’adozione nel 2023, anche a seguito di una positiva interlocuzione con la nostra Organizzazione, da parte della Regione Puglia, della “dote educativa e di comunità” va nella direzione di sostenere i minori e le famiglie in condizioni di maggiore fragilità socioeconomica. È un primo passo importante per il contrasto della povertà educativa, che sappiamo essere strettamente connessa a quella economica. Tuttavia, è necessario che uno strumento di questo tipo sia accompagnato da un’offerta adeguata di servizi e infrastrutture educative, che in Puglia sono ancora carenti: solo 1 studente su 10 della primaria e della secondaria di I grado usufruisce delle mense che, oltre a garantire la possibilità del tempo pieno, sono centrali nella strategia contro la povertà educativa e alimentare”, ha dichiarato Giorgia D’Errico, Direttrice Affari pubblici e Relazioni istituzionali di Save the Children Italia.

La presenza di servizi e infrastrutture a scuola, come il tempo pieno, la mensa e le palestre, sono fondamentali per contrastare la dispersione scolastica – che in alcune regioni italiane, nonostante il trend in diminuzione, resta tra i più alti d’Europa con un tasso di Early School Leavers in Sardegna del 17,3%, in Sicilia del 17,1% e in Campania del 16% – perché offrono a bambini e adolescenti l’opportunità di partecipare ad attività educative, ricreative, culturali e sportive e influenzano positivamente i percorsi di apprendimento. A questo proposito, nel 2012 Save the Children con il progetto Fuoriclasse avvia un intervento integrato rivolto a studenti, docenti e famiglie, attraverso attività a supporto della motivazione e dell’apprendimento – dai laboratori ai campi scuola, dall’accompagnamento allo studio ai percorsi di inclusione e alla promozione di spazi di dialogo tra docenti e studenti –, al fine di contrastare la dispersione scolastica.

Nel 2017 nasce Fuoriclasse in Movimento, la rete di scuole promosse da Save the Children – presente anche nella città di Bari, Cerignola, Noci e Massafra – impegnata nella promozione della partecipazione studentesca e nel potenziamento delle competenze dei docenti sui temi della didattica inclusiva, oltre che nel sostegno dell’alleanza con le famiglie e le comunità educanti del territorio e la promozione di buone pratiche tra le scuole. Ad oggi, la rete di Fuoriclasse in Movimento coinvolge 250 scuole primarie e secondarie di I grado e circa 29.500 studenti e studentesse, 2.600 docenti e dirigenti. 



 

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