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Rilevanti agevolazioni pubbliche, consistenti in esenzione totale del tributo sui costi di costruzione e contributi regionali a fondo perduto (circa 20mila euro per unità alloggiativa), concesse per favorire il diritto alla casa a cittadini e nuclei famigliari in condizioni di particolare disagio, per condizioni economiche o sociali (presenza in famiglia di handicappati, disoccupati, etc.), che rischiano di essere vanificate per la parte debole, ossia i destinatari dell’housing sociale e risultare invece vantaggiose solo per i costruttori e proprietari di detti alloggi, a causa di clamorosi “errori” che il Comune di Bari potrebbe aver commesso nella convenzione con i soggetti attuatori dei Piani di edilizia sociale. E’questo ciò che potrebbe accadere per gli alloggi di edilizia residenziale sociale (Ers) fatti realizzare dalla società “Parco Gentile srl” nella ex frazione di Santo Spirito, sulla Sp 91 (Bitonto-Santo-Spirito), tra la SS 16 bis e l’antica “Masseria del Feudo”, appartenente alla storica famiglia Messeni Nemagna. Infatti, quelli che avrebbero dovuti essere 230 nuovi alloggi utili all’attuazione di un programma di edilizia agevolata convenzionata di tipo sociale, con canoni di locazione o vendita calmierati, rischiano di ritornare sul mercato immobiliare libero, se la nuova Amministrazione comunale barese, guidata dal neo-sindaco Vito Leccese, non dovesse intervenire subito con provvedimenti (anche sanzionatori, se il caso) finalizzati a bloccare l’ondata di sfratti già esecutivi di molti inquilini di Parco Gentile che non sono in grado di sostenere i canoni di locazione e gli oneri connessi, a causa di qualche meccanismo perverso di cui è anche responsabile il Comune di Bari, che ha fatto lievitare i canoni fitto a cifre di gran lunga superiori alle effettive capacità di spesa di famiglie socialmente fragili, proprio per le leggerezze che la precedente amministrazione Decaro potrebbe aver commesso nel protocollo di convenzione. Ma vediamo i fatti. La precedente amministrazione Decaro, con convenzione stipulata il 30 settembre del 2016 con la soc. “Parco Gentile”, facente capo alla nota impresa della famiglia De Bartolomeo e dante causa dell’odierna spa proprietaria degli alloggi (“Fabbrica Immobiliare società di gestione del risparmio spa” di Roma), pattuì che il canone massimo degli alloggi non poteva essere superiore al 3,5% del prezzo di vendita e, quindi, ad una cifra pari a 67,30 Euro/mq annuo, al netto di Iva ed oneri condominiali. In esecuzione di detta convenzione, la soc. realizzatrice degli alloggi in favore dei “soggetti fragili” richiedenti che, in base alla graduatoria di un apposito bando comunale, presentavano i requisiti di reddito e di “bisogno sociale” e che dovevano essere soddisfatti in via prioritaria, ha concesso in locazione circa 80 unità immobiliari ad altrettanti conduttori, secondo la graduatoria scaturita da detto bando, in sostanziale conformità alle pattuizioni convenzionali. Però, la società locataria ha inserito nel contratto di affitto una clausola che prevede il pagamento anticipato degli oneri accessori. Condizione, quest’ultima, non prevista in convenzione e – a dire di alcuni giuristi – comunque “illegittima”, secondo quanto previsto dalla vecchia legge 392 del 1978 sull’equo canone. Altro punto dolente per gli assegnatari di alloggi Ers a Parco Gentile è che il Comune di Bari in sede di convenzione, pur potendosi opporre all’applicazione dell’Iva sul canone predetto, non ha esercitato tale prerogativa, che sarebbe stata comunque una condizione a maggior tutela dei soggetti assegnatari. Infatti l’aggiunta di Iva al canone, la cui aliquota diventa – come è ovvio – un ulteriore costo per gli inquilini, incide per un ulteriore 10% sulla cifra stabilita, comportando di fatto un aumento del canone di locazione che aggrava ulteriormente la sostenibilità economica di famiglie già in condizioni difficili e precarie.  Quindi, bene avrebbe fatto il Comune ad opporsi all’aggiunta dell’Iva sui canoni di alloggi sociali, che – a detta anche di qualche tributarista bene informato –  è a discrezione dello stesso farla applicare oppure no sul canone, in quanto gli inquilini assegnatari di alloggi Ers sono dei privati particolari che potrebbero essere esentati, mentre il soggetto attuatore, ovvero la ditta proprietaria degli alloggi, ha comunque la possibilità di poter andare a rimborso con l’Erario, qualora abbia da recuperare Iva a credito inerente la propria attività d’impresa. Sta di fatto che ora, le citate leggerezze commesse dall’Amministrazione barese nell’atto di convenzione del 2016, stipulato con l’impresa realizzatrice, hanno creato non poche difficoltà a molte delle famiglie assegnatarie di Parco Gentile che, non potendo far fronte ad un canone con l’aggiunta dell’Iva e degli oneri accessori anticipati sono da tempo divenute morose, perché il costo complessivo dell’alloggio sociale si è quasi raddoppiato, e sono quindi finite sotto sfratto esecutivo. In definitiva, a fronte delle gravi leggerezze del Comune capoluogo con il soggetto attuatore del Piano di edilizia sociale di Parco Gentile, gran parte delle famiglie assegnatarie individuate dal Comune stesso sulla base di criteri economici e sociali, tendenti a preferire i nuclei familiari con maggiori problematicità sia di reddito che di presenza di congiunti portatori di handicap, rischiano a breve di finire per strada, perché sfrattati dalla società proprietaria degli alloggi. E ciò è divenuto possibile perchè il Comune di Bari, oltre ad aver omesso di effettuare i dovuti controlli (compreso la possibilità di eventuali sanzioni, pur previste dalla convenzione del 2016, a carico del soggetto attuatore del programma di housing sociale e beneficiario delle accennate agevolazioni economiche e tributarie), finora è rimasto totalmente silente sulla questione. In altri termini, il Comune di Bari, oltre alle paventate omissioni nel monitoraggio costante sull’effettivo rispetto della convenzione del 2016 e dei fini sociali per cui essa è stata messa in essere, ha finora omesso di tutelare la totalità delle famiglie assegnatarie degli alloggi sociali di Parco Gentile. Situazione, questa, che nella giornata di ieri, in concomitanza della seduta di Consiglio comunale per l’elezione del Presidente d’Aula, è sfociata in una manifestazione di protesta degli sfrattati di Parco Gentile sotto Palazzo di Città. Una protesta che alcuni sperano possa contribuire a sensibilizzare il nuovo principale inquilino di Palazzo di Città, Vito Leccese, oltre a tutti gli assessori competenti a trattare l’allucinante e paradossale vicenda in cui sono incappati i nuclei familiari di Parco Gentile a Santo Spirito. Una vicenda per la quale c’è anche chi, tra gli assegnatari, ha pensato bene di attivarsi innanzi al Tar (Tribunale regionale amministrativo) della Puglia, promuovendo con un’azione popolare, ai sensi dell’art. 9 del Testo unico degli enti locali (DL 267/2000), che – come è noto – dà la possibilità a qualsiasi cittadino, in via sostitutiva, di agire rispetto al Comune quando quest’ultimo risulta inadempiente per talune rilevanti questioni d’interesse pubblico, come in questo caso, dove gli ipotizzati inadempimenti del soggetto attuatore del programma di housing sociale di Parco Gentile, che – come detto – ha beneficiato di rilevanti vantaggi, e le paventate leggerezze della precedente Amministrazione cittadina potrebbero provocare notevoli danni sociali e soggettivi. Le controparti di questo annunciato contenzioso al Tar? La società romana “Fabbrica immobiliare di gestione del risparmio” e, ovviamente, il Comune di Bari. Insomma, un’altra “patata bollente” della precedente amministrazione Decaro lasciata in eredità al neo sindaco Leccese, che – per altro – non dovrebbe aver verosimilmente nulla di cui lamentarsi, considerato che lui dell’ex sindaco Decaro era il Capo di Gabinetto.

 

Giuseppe Palella

 

Pubblicato il 6 Settembre 2024



 

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