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Negli ultimi 2 anni l’Italia ha tagliato la sua dipendenza dal gas russo, passando dal 40% al 4% di forniture. Cosa fa il nostro paese per garantirsi un sicuro accesso all’energia: chi c’era e che cosa si è detto durante il panel “La sicurezza energetica del Mediterraneo”  al Meeting di Rimini 

Gli avvenimenti geopolitici degli ultimi anni hanno dimostrato come la sicurezza energetica di un paese possa essere messa in serio pericolo dalle turbolenze geopolitiche e dalla stabilità dei Paesi fornitori di energia. La guerra tra Russia e Ucraina, e le seguenti sanzioni alla Russia, hanno portato il nostro paese a rivedere il mix energetico, intessendo relazioni più intense con i Paesi dell’area del Mediterraneo e provando a porsi come ponte tra il Nord Africa e l’Europa.

Di tutto questo hanno parlato Gianna Elisa Berlingerio, direttore del dipartimento sviluppo economico della Regione Puglia, Marco Bernardi, presidente Illumia, Fabrizio Iaccarino, responsabile Affari istituzionali Italia Enel, Gaetano Mazzitelli, Chief Commercial & Regulatory Officer di Snam, Carla Napolitano, responsabile Innovazione all’interno della Direzione Strategia, Digitale e Sostenibilità Gruppo Terna, e Mario Antonio Scino, capo di gabinetto Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, nel corso del convegno “La sicurezza energetica del Mediterraneo” nell’ambito del Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini.

DAL 2021 L’APPROVVIGIONAMENTO DI GAS DALLA RUSSIA È PASSATO DAL 40% AL 4%

“Nel 2021 il gas proveniente dalla Russia costituiva il 40% delle importazioni, nel 2022 è stato dimezzato al 20% nel 2023 è stato azzerato testandosi al 4%”. A snocciolare questi numeri è Gaetano Mazzitelli, Chief Commercial & Regulatory Officer di Snam. Un risultato rilevante e realizzato in un tempo grossomodo ridotto “reso possibile dalla rapidità di intervento delle nostre istituzioni, dalla flessibilità degli asset di Snam nonché da un portafogli di approvvigionamento che non ha eguali in Europa. In poco più di un anno siamo passati da un sistema alimentato da nord a uno alimentato da sud ma non vogliamo creare nuove dipendenze, dobbiamo vertere verso una logica multivettoriale”.  Del resto, la sicurezza energetica “non può essere delegata al mercato ma va coordinata centralmente dall’intervento pubblico coadiuvato dall’operatore di sistema”, come dice Gaetano Mazzitelli e non può nemmeno “essere risolta nella transizione energetica, progetto che si sta rivelando più difficile di quanto previsto”.

ITALIA PONTE ENERGETICO DEL MEDITERRANEO: IL PROGETTO DI TERNA

Una transizione difficile che impone al nostro Paese di guardare con realismo al suo nel Mediterraneo come “ponte energetico tra nord Africa, nord Europa ed est e ovest del bacino del Mediterraneo”, ricorda Carla Napolitano, responsabile Innovazione all’interno della Direzione Strategia, Digitale e Sostenibilità del Gruppo Terna. In questo contesto si inserisce il progetto Elmed di Terna. “Un collegamento tra Tunisia e Italia di 220 km di cui 200 sottomarini, 600 megawatt di capacità, 500mila volt di tensione, raggiunge profondità record di 800 metri, il costo dell’opera, 850 milioni, è finanziato per la prima volta da un Grant europeo nei confronti di un paese terzo. Il progetto è inserito perfettamente nel Piano Mattei – spiega Carla Napolitano -. Il finanziamento europeo arriva a coprire 307 milioni, la parte di Steg, l’omologo di Terna in Tunisia, è finanziato dalla Banca Mondiale. L’opera abilita la riduzione di 200 tonnellate di Co2 all’anno. L’architrave della transizione di Terna è la transizione giusta, la cooperazione con i paesi del nord Africa va in questa direzione. Terna avvierà anche progetti di formazione del personale di Steg che lavorerà a Elmed e un piano di valorizzazione dei talenti”.

OGNI GIORNO INSTALLATI 1000 IMPIANTI CHE PRODUCONO ENERGIA RINNOVABILE

Ma se è necessario guardare “alla transizione energetica in maniera realistica”, come suggerisce Marco Bernardi, presidente Illumia, è anche vero che il nostro Paese ha intrapreso con convinzione la strada della transizione energetica. “Negli ultimi tre anni Enel ha investito 12 miliardi per rendere possibile la transizione. Enel è passata da realizzare 50mila connessioni a impianti rinnovabili a 360mila l’anno, significa che allacciamo 1000 impianti rinnovabili al giorno – ha detto Fabrizio Iaccarino, responsabile Affari istituzionali Italia Enel -. Ricordiamo che 4 miliardi di questi 12 arrivano dal Pnrr”.

PUGLIA PRIMA REGIONE PER PRODUZIONE DI ENERGIA EOLICA

Tra le regioni più avanzate nella produzione di energia da fonti rinnovabili c’è la Puglia. “La Puglia è la prima regione in Italia per produzione di energia eolica e la seconda per potenza installata di fotovoltaico, dopo la Lombardia. Nel corso del tempo questo ha avuto una ricaduta sui posti di lavoro, sulla crescita delle competenze. Oggi in Puglia produciamo 6 Giga da energie rinnovabili, il Pniec ci dice che nel 2030 dobbiamo arrivare a 13 – ha detto Gianna Elisa Berlingerio, direttore del dipartimento sviluppo economico della Regione Puglia-. Pendono sul territorio pugliese domande per 92 giga, tra fotovoltaico, eolico onshore e eolico offshore. Due sono i vantaggi che vorremmo fare arrivare alla popolazione. Da un lato l’autoconsumo, dall’altro la filiera industriale. Ribaltare il vantaggio sul territorio è la strada seguita dal governo regionale”.

NUCLEARE, DA REFERENDUM INDICAZIONI CHIARE MA ESISTONO ANCHE GLI SMALL REACTOR

I vincoli europei spingono l’Italia lungo la strada della decarbonizzazione. In questo contesto torna in auge il dibattito intorno al ricorso all’energia nucleare. tra le fonti previste dall’ultimo Pniec inviato a Bruxelles. “La VAS (Valutazione Ambientale Strategica) tiene conto dello scenario con e senza il nucleare. La pandemia e i conflitti ci hanno portato a un’operazione verità, il nostro Pniec è un documento onesto, in cui si designano le traiettorie delle fonti di approvvigionamento energetico – ha detto Antonio Scino, capo di gabinetto Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, tra i relatori del convegno “La sicurezza energetica del Mediterraneo” nell’ambito del Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini -. Sul nucleare posso dire che il referendum del 1987 e 2011 hanno dato un’indicazione importante ma nulla toglie che si possa andare avanti con gli small reactor di nuova generazione”.

 

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