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La beffa sui bonus collegati alla Zes unica raddoppia. Alla promessa sfumata degli sgravi fiscali al 60% si aggiunge un altro freno per gli imprenditori: se, dopo i calcoli dell’agenzia delle Entrate, si sono visti decurtare pesantemente la potenziale aliquota del credito d’imposta, ora diventa pressoché ufficiale anche l’impossibilità di accedere ai nuovi incentivi del piano Transizione 5.0.

La nuova tegola compare, lo riporta il Sole 24 Ore, nel decreto attuativo della misura messa a punto dal ministero delle Imprese e del made in Italy e per il quale si attende in questi giorni la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

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Ora appare un paradosso ma, quando la scelta fu fatta, aveva una logica: si immaginava che il bonus Zes potesse arrivare al 60% in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, e a percentuali minori in Basilicata, Molise, Sardegna e Abruzzo.

Un contributo così importante che sembrò ovvio optare per la non cumulabilità con i crediti d’imposta 5.0: ovvio perché il 5.0 può arrivare fino al 45% per il massimo di risparmio energetico programmato. La somma dei due bonus avrebbe, in soldoni, incentivato più del totale delle spese ammissibili. Inevitabile escludere la possibilità di cumulare le due misure.

La beffa è arrivata qualche mese più in là, con il provvedimento dell’agenzia delle Entrate che, visto l’altissimo numero di prenotazioni arrivare dalle imprese ha deciso che «la percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile è pari al 17,6668 per cento dell’importo richiesto». Il resto è cronaca politico-economica: dalle proteste degli imprenditori (molti pensano di rinunciare a contributo e investimenti) al corollario di polemiche. Tanto per fare due conti una piccola impresa collocata in Calabria a cui spetterebbe un credito d’imposta del 60% sugli investimenti effettuati, ha diritto ad un credito d’imposta effettivo del 10,6% (il 17,6% del 60%). Un grosso taglio: fatto 100 il contributo atteso, ne sparisce l’82%.

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“Colpa” dell’alto numero di domande: per 1,67 miliardi di risorse ne sono arrivate più di 16mila per una richiesta complessiva monstre di benefici fiscali: 9,4 miliardi. Il rischio, a questo punto, è quello di una massiccia ritirata delle imprese. E molti, a questo punto, potrebbero abbandonare gli sgravi della Zes e spostarsi sul bonus 5.0, che arriva al 45% dell’investimento e ha un plafond più ampio, seppure limitato a 6,3 miliardi del Pnrr. Le opzioni – lo sperano le associazioni degli industriali – prevedono modifiche in corsa: una potrebbe essere la cumulabilità bonus Zes-bonus 5.0 che al momento è vietata; l’altra l’aumento del plafond per gli sgravi fiscali connessi alla Zes. In attesa di interventi la beffa è doppia.  

 

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