Il laboratorio Appennino centrale, all’interno degli 8mila chilometri quadrati del cratere del sisma 2016, tra Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, è stato individuato dal ministero per le Politiche agricole come territorio idoneo nel quale applicare misure di integrazione uomo-natura, attraverso iniziative «volte a rendere economicamente e socialmente conveniente tornare a utilizzare le risorse in forma produttiva, e non più solo assistenzialistica, attraverso la sperimentazione di misure specifiche utili anche per aggiornare e integrare la Pac per il territorio italiano».
Questo l’obiettivo del Protocollo d’Intesa firmato dal ministero e dalla Struttura commissariale 2016 per il cratere sisma. Verranno promossi incontri e forme di partecipazione con gli enti, le comunità locali e le imprese allo scopo di illustrare e valorizzare le caratteristiche, le potenzialità e le opportunità degli interventi per il rilancio economico e sociale dell’area attraverso lo sviluppo di attività agro-silvo-pastorali.
“Il nostro ministero – ha affermato il titolare del Masaf, Francesco Lollobrigida – è coinvolto direttamente perché le attività agro-silvo-pastorali, le attività economiche di valorizzazione delle produzioni, sono decisive per poter di nuovo antropizzare aree che hanno visto con la scomparsa dell’uomo anche la scomparsa della manutenzione del territorio con relativi danni per l’economia”. Alla firma sono intervenuti Guido Castelli, Commissario straordinario del Governo, l’onorevole Paolo Trancassini, il sottosegretario Patrizio Giacomo La Pietra.
“Il Protocollo d’Intesa che abbiamo presentato oggi – ha detto Castelli – rappresenta l’ultimo tassello, in ordine di tempo, di quell’ampia, concreta, azione di sostegno che il governo Meloni sta mettendo in campo per l’Appennino centrale e i suoi abitanti. Il settore agroalimentare sta affrontando sfide significative come l’aumento dei costi di produzione, delle tariffe energetiche e gli effetti dei cambiamenti climatici.
Criticità che nell’Appennino centrale sono accentuate a causa del crescente spopolamento, accelerato dai terremoti degli ultimi anni. Lo sviluppo del settore agro-silvo-pastorale, che qui rappresenta una tradizione millenaria, potrà contribuire a frenare l’abbandono del territorio”.
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