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È stata molto attesa e altrettanto invocata (strano per una tassa), e finalmente è arrivata. È l’imposta di soggiorno appena approvata in consiglio comunale. Una novità che dovrebbe portare introiti da reinvestire nel settore turistico (previsti interventi a sostegno delle strutture ricettive, delle attività commerciali, arredo urbano, illuminazione artistica, nonché manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali e servizi pubblici) per rendere più accogliente e “turistica” la città. Peraltro, Caserta era uno dei pochi capoluoghi in Italia a non aver ancora istituito l’imposta.

Ora, però, a quanto annunciato dal Comune, l’introduzione del contributo sarà obbligatorio a partire da autunno. Secondo una stima di Federalberghi, considerato il numero degli alberghi e dei B&B presenti in città, il gettito potrebbe oscillare tra i 500mila e i 700 mila euro annui.

Le reazioni

Il più soddisfatto di tutti dell’esito del lungo e non sempre agevole iter, è Emiliano Casale, ex vicesindaco e assessore agli eventi, che alla istituzione della tassa ha lavorato a lungo. «È da almeno tre anni che mi impegno per questo risultato, perciò ho aspettato che la tassa fosse approvata prima di dimettermi. E oggi, nonostante l’amarezza anche perché ho la consapevolezza che, forse, qualcun altro potrebbe occuparsi del seguito dell’iniziativa, devo dire che sono molto contento: questo è un momento epocale per lo sviluppo turistico del territorio perché con questa operazione si è costituito definitivamente il tavolo del turismo come sancito nella stessa delibera. Ora, perciò, si può davvero progettare e investire nel turismo a Caserta».

Soddisfatto nche il consigliere di opposizione di Fratelli d’Italia, Pasquale Napoletano, «soprattutto per coerenza – precisa -: avevano proposto la stessa cosa quasi 15 anni fa, trovando, però, allora l’ostilità di alcune categorie commerciali». E sottolinea, poi, la necessità che si crei un organismo di vigilanza e controllo sulla corretta applicazione. Sempre Napoletano è l’autore di alcuni emendamenti approvati all’unanimità, relativi alla quota dell’imposta (nelle strutture a 4 stelle si pagheranno due euro a notte, in quelle a cinque, 3, nelle altre, 1,50 euro), alla durata (la tassa si paga per soggiorni fino a un massimo di 10 giorni), al tavolo tecnico, con funzioni consultive e progettuali.
Entusiasmo da Federalberghi Confcommercio Caserta.

«Si tratta di un risultato storico dice Sebastiano Simone, coordinatore provinciale di Federalberghi Caserta al quale si è giunti dopo un lavoro collegiale svolto dal Tavolo per il Turismo che ci ha visti in prima linea per l’istituzione della tassa, il cui gettito sarà destinato esclusivamente ad attività per lo sviluppo turistico del territorio e alla promozione del settore. Dal canto nostro daremo impulso al Comune affinché vengano effettuati tutti i controlli necessari per scongiurare l’evasione della tassa. Al contempo monitoreremo le modalità di gestione dei fondi da parte dell’amministrazione anche alla luce di quanto previsto dal regolamento che stabilisce che tutte le progettualità verranno condivise con il Tavolo del Turismo».

Sulla stessa lunghezza d’onda, Onorato Damiano, delegato Federalberghi extra alberghiero: «Il dato positivo, e questa è anche la nostra speranza, è che a beneficiare di questi introiti saranno proprio i turisti e i visitatori che potranno trovare ad accoglierli una città finalmente più ospitale, pulita e decorosa. Gli importi della tassa dovranno infatti servire a implementare tutta una serie di servizi che oggi sono pressoché inesistenti».L’ex assessore alla cultura Enzo Battarra sottolinea, invece, che l’equazione Reggia – Turismo in città non regge. Il palazzo vanvitelliano è un attrattore straordinario di visitatori, ma vanno analizzate le singole sottopopolazioni di turisti che quotidianamente affollano la Reggia», sottolinea Battarra.

«Nel periodo primaverile – aggiunge – la stragrande maggioranza dei visitatori proviene dal mondo della scuola. Si tratta di centinaia di migliaia di persone che lambiscono la città, ma non passeggiano nel centro, non dormono a Caserta, spesso non mangiano in città e non fanno shopping. C’è una quota anche di viaggiatori che programmano da soli, scelgono le destinazioni, prenotano dove alloggiare, ed è la quota che con un’azione sinergica si dovrebbe far sviluppare sempre più».
 



 

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