Il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Napoli ha dato esecuzione a un’ordinanza cautelare nei confronti di 11 soggetti per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati di truffa e falso.
Il provvedimento è stato adottato in relazione a una presunta truffa organizzata nel napoletano ai danni delle società finanziarie Findomestic, Codifis, Compass, Sava e Ibl Banca allo scopo di ottenere illecitamente finanziamenti rimborsabili, prestiti personali o linee di credito al consumo, mediante la cessione del quinto, utilizzando dati anagrafici di ignari pensionati.
Le indagini, spiega un comunicato della Procura di Napoli, sono state espletate dal Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli e hanno consentito di accertare l’esistenza di “un’organizzazione criminosa, operante a Napoli e provincia sino a ottobre 2014, finalizzata all’attuazione di truffe nel settore creditizio al fine di ottenere illecitamente finanziamenti rimborsabili, prestiti personali, linee di credito al consumo, mediante cessione del quinto, utilizzando dati anagrafici di ignari pensionati, ai danni di vari istituti bancari e finanziari.
In particolare, si è accertato che i componenti dell’organizzazione criminosa, dopo avere individuato i soggetti dei quali utilizzare, a loro insaputa, i dati anagrafici per accedere alle richieste di finanziamento ed averne verificato il grado di sostenibilità finanziaria, predisponevano una falsa documentazione reddituale riconducibile agli stessi [falsi CUD, false dichiarazioni dei redditi, false buste paga), da fornire alle società finanziarie a garanzia delle richieste di prestito avanzate per conto dei clienti.
Successivamente, attraverso utenze telefoniche dedicate, gli appartenenti al sodalizio criminoso rispondevano alle cd. interviste telefoniche condotte dalle società finanziarie per la verifica dei requisiti contrattuali e reddituali dei soggetti richiedenti il finanziamento, simulando di essere questi ultimi 0 il datore di lavoro degli stessi, artatamente indicato nei falsi documenti reddituali predisposti.
Infine, gli autori delle truffe proponevano ed ottenevano il prestito attraverso i propri canali di riferimento presso le diverse società finanziarie.
I clienti, che beneficiavano dei prestiti illecitamente erogati, corrispondevano all’organizzazione criminosa un importo iniziale di circa 300 euro, a titolo di acconto, per la predisposizione della fittizia documentazione di supporto, nonché, a prestito ottenuto, un’ulteriore somma di denaro, pari a circa il 20-30 per cento dell’importo finanziato, a titolo di compenso per l’attività svolta”.
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