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Il divieto di rilasciare nuove licenze Ncc per il servizio di noleggio con conducente (Ncc) sino alla piena operatività del registro informatico nazionale delle imprese titolari di licenza taxi e di licenze Ncc ha consentito, per oltre cinque anni, «all’autorità amministrativa di alzare una barriera all’ingresso dei nuovi operatori», compromettendo gravemente «la possibilità di incrementare la già carente offerta degli autoservizi pubblici non di linea» ha sentenziato la Corte costituzionale contraddicendo l’operato del ministro delle Infrastrutture e trasporti, Matteo Salvini, che aveva accolto le pressioni dei tassisti nei confronti dei loro “concorrentiNcc.

La Corte costituzionale ha chiarito che la recente adozione del decreto n. 203 del 2024 del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, che stabilisce la «piena operatività» del registro informatico a decorrere da centottanta giorni dalla sua pubblicazione, «non ha alcuna incidenza sul presente giudizio, dal momento che le censure sono state prospettate sulla disposizione legislativa in ragione della sua struttura», a prescindere dalle evenienze «di fatto» e dalle «circostanze contingenti» attinenti alla sua concreta applicazione.

Secondo la Corte costituzionale è proprio la configurazione della disposizione censurata che ha consentito all’autorità amministrativa di bloccare l’ingresso dei nuovi operatori nel mercato delle licenze Ncc semplicemente rinviando, «con il succedersi dei decreti (ovvero con la loro emanazione e la loro successiva sospensione), la piena operatività del registro informatico», come del resto ha dimostrato la concreta vicenda storica. È quindi rimasta del tutto inascoltata – ha osservato la sentenza – la preoccupazione dell’Autorità garante delle concorrenza e del mercato (AGCM) volta a evidenziare che «l’ampliamento dell’offerta dei servizi pubblici non di linea risponde all’esigenza di far fronte ad una domanda elevata e ampiamente insoddisfatta, soprattutto nelle aree metropolitane, di regola caratterizzate da maggiore densità di traffico e dall’incapacità del trasporto pubblico di linea e del servizio taxi a coprire interamente i bisogni di mobilità della popolazione».

La norma censurata ha pertanto causato, in modo sproporzionato, «un grave pregiudizio all’interesse della cittadinanza e dell’intera collettività». I servizi di autotrasporto non di linea, infatti, concorrono a dare effettività alla libertà di circolazione, «che è la condizione per l’esercizio di altri diritti, per cui la forte carenza dell’b» – che colloca l’Italia fra i Paesi europei meno attrezzati al riguardo – generata dal potere conformativo pubblico ha indebitamente compromesso «non solo il benessere del consumatore, ma qualcosa di più ampio, che attiene all’effettività nel godimento di alcuni diritti costituzionali, oltre che m all’interesse allo sviluppo economico del Paese».

Esulta il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, che aveva promosso il ricorso alla Consulta: «Calabria-Governo 2-0. Non è una partita di calcio, ma il risultato decretato dalla Corte costituzionale che ha rigettato entrambe le impugnative di Palazzo Chigi contro le nostre due leggi regionali costruite con l’obiettivo di distribuire nuove licenze Ncc in Calabria per favorire la mobilità di cittadini e turisti. Lo scorso 7 marzo avevamo vinto il primo tempo, con il via libera della Corte alla nostra prima legge. Oggi il secondo round: la Consulta – nel giudicare la norma calabrese che prevede la possibilità di assegnare 200 nuove autorizzazioni per il servizio di noleggio con conducente – ha sollevato davanti a sé la questione di legittimità costituzionale della legge dello Stato che regolamenta l’intero settore, e ancora una volta ci ha dato ragione». E torto ad un Salvini che tra tassisti, balneari e simili dimostra di avere una profonda allergia alle regole della concorrenza e del libero mercato.

«Chiediamo alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di convocare rapidamente un tavolo di concertazione per una nuova legge quadro sul trasporto pubblico non di linea» chiede Andrea Romano, presidente di MuoverSi’ Federazione Ncc e Mobilità, che riunisce le principali associazioni del settore Noleggio con conducente, aggiungendo come «la sentenza della Corte costituzionale assesta un colpo definitivo alla già traballante credibilità della legge 12-2019, che ormai solo il ministro Salvini si ostina a prendere sul serio con decreti attuativi gravemente punitivi verso decine di migliaia di operatori e aziende Ncc».

Per Romano «la Corte ha messo nero su bianco quanto vivono ogni giorno sulla propria pelle milioni di cittadini italiani, di turisti stranieri e di aziende a cui si nega il diritto costituzionale alla libera mobilità: l’esistenza di “una domanda elevata e ampiamente insoddisfatta” di trasporto pubblico non di linea, “l’incapacità del servizio taxi a coprire interamente i bisogni di mobilità della popolazione”, il “grave pregiudizio all’interesse della cittadinanza e dell’intera collettività causato da leggi del tutto inefficaci e sorpassate”».

«Di fronte alla catastrofe del trasporto pubblico non di linea, l’unica strada che dovrebbe percorrere la politica non è quella delle toppe a colori che sta seguendo Salvini in omaggio alla lobby dei tassisti – sottolinea Romano -, ma quella di una nuova legge-quadro che finalmente dia all’Italia regole nuove e moderne in grado di garantire il pieno diritto alla mobilità di cittadini, turisti e imprese. La nostra federazione, così come tutto il mondo Ncc, è assolutamente disponibile a dare il proprio contributo in questo senso al governo e a tutta la politica».

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