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Il turismo sta dando una grossa spinta all’economia, nel secondo trimestre dell’anno proprio grazie all’invasione di visitatori provenienti dai Paesi extra-Ue. «Nel primo trimestre di quest’anno la spesa reale dei viaggiatori stranieri in Italia, al netto di fattori stagionali, ha registrato un ulteriore leggero incremento; il peso dei viaggiatori stranieri negli esercizi ricettivi è cresciuto nel confronto con lo stesso trimestre del 2023», si legge nel terzo Bollettino della Banca d’Italia uscito ieri. Il 2023 ha registrato il pieno recupero dai livelli ante Covid. Nel frattempo, a livello macro, restano due fenomeni: i rischi geopolitici e il processo di disinflazione, più lento rispetto al recente passato ma comunque a un buon ritmo.

ALLOGGI E RISTORANTI

Nonostante non abbia la funzione previsionale, il nuovo check di Via Nazionale aiuta a individuare le dinamiche dell’estate per l’economia italiana, ed europea. C’è un dato basilare. «Nel 2023 la spesa reale dei turisti stranieri in Italia è aumentata del 10,5% rispetto al 2022, recuperando i livelli del 2019», si mette in risalto in un box dedicato del Bollettino. Nello specifico, «la crescita nell’ultimo anno è stata trainata esclusivamente dalla componente dei viaggiatori provenienti dai paesi esterni all’Ue, soprattutto Stati Uniti, Regno Unito e Giappone, che avevano risentito maggiormente delle restrizioni durante la pandemia e che è caratterizzata da una più alta spesa media pro-capite per pernottamento».

La quota più rilevante della spesa dei turisti stranieri è attribuibile all’alloggio (44,3%), ristoranti (21,7%) shopping (16,3). Ne scaturisce che ci potrebbe essere una dinamica particolare per l’Italia. «Sulla base di nostre stime, la spesa per alloggio e ristorazione sarebbe salita in misura lieve in primavera, contribuendo a sostenere ulteriormente il Pil nel secondo trimestre», sottolineano gli economisti di Palazzo Koch. «Il numero di voli aerei ne prefigura un aumento rispetto allo stesso periodo del 2023».

Il Rapporto parte da un’analisi dell’economia globale che ha continuato a migliorare in primavera, ancora trainata dai servizi, ma con segnali di rafforzamento anche nella manifattura. Negli Stati Uniti prosegue la crescita dei consumi; in Cina si espande l’attività nell’industria mentre resta debole la domanda interna, alimentando gli squilibri commerciali con i paesi avanzati.

FRENATA DEL CREDITO

L’impostazione del Governatore Fabio Panetta alla recente Assemblea Abi («bisogna guardare avanti con fiducia, però no a eccessi di ottimismo») è in parte condivisa da Confcommercio che stima un misero + 0,1% nel secondo trimestre ma con uno 0,9% a fine anno. Se infatti le presenze record di stranieri (oltre ai turisti nazionali) e la conseguente crescita della spesa fanno ben sperare, la manifattura del nostro paese prosegue nella sua flessione. L’industria «prosegue il calo (nonostante il recupero di maggio)» ed ha «prospettive fiacche» con un rischio di frenata per gli investimenti che fino a ora erano stati in aumento. Fra gli elementi negativi la fine del Superbonus e la situazione non rosea dell’economia di Germania e Francia. Gioveranno invece il Pnrr e le misure industria 5.0.

Confindustria annota «una crescita lenta», l’industria «prosegue il suo calo, nonostante il recupero di maggio e con prospettive fiacche». Buoni segnali per i consumi, gli investimenti ed export tengono ma non trascinano. Il taglio modesto della Bce ancora non si legge nei tassi per famiglie e imprese».

In chiusura Bankitalia. La stretta monetaria continua a incidere sul costo del credito. La flessione dei prestiti alle imprese prosegue, seppure attenuandosi; vi contribuiscono non solo una domanda di finanziamento modesta, per via degli alti tassi di interesse e della debolezza degli investimenti, ma anche criteri di offerta restrittivi a causa della diffusa percezione del rischio.

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