di Franco de Maria
Abbiamo un nuovo pronto soccorso, molto più grande. È bello il nostro pronto soccorso. Un nuovo Direttore, già all’opera, ci fa ben sperare su una migliore organizzazione. Che è la cosa che sta cercando di fare, dal momento del suo insediamento come Commissario, il “nuovo” Direttore Generale Dott. Vitaliano De Salazar. Speriamo nel suo operato (perché non ci rimane altro da fare) nell’attesa del nuovo ospedale.
Già il nuovo ospedale. Quante speranze riponiamo in questo nuovo ospedale. Chissà se sarà prevista anche l’oncoematologia pediatrica o se le nostre famiglie dovranno continuare a preparare le valigie per recarsi in altri posti.
Eppure, detto sottovoce, i soldi ci sono e, pare, anche tanti (senza considerare il PNRR). E allora perché non si fa? L’ultima volta pareva fosse la volta buona, c’era anche la data della posa della prima pietra: novembre 2023 mi pare.
Ma perché, tra le altre cose, ci interessiamo anche di questo? Siamo una semplice organizzazione di volontariato, “fatevi i fatti vostri — ci dicono — non intromettetevi in cose che non vi riguardano”. E no! Ci riguardano, ci riguardano eccome. Un’Associazione di Volontariato, parte di quella cittadinanza attiva di cui tanti parlano (a volte anche a sproposito) se non riesce a dare il suo contributo nel settore che ha scelto di “servire”, è inutile. Chi non serve, non serve.
Ci avevamo provato nel 2014, grazie al sostegno di Trenta Ore per la Vita, per costruire un nuovo reparto di pediatria e oncologia pediatrica. Avevamo fatto la nostra parte, avevamo realizzato il progetto, “regalandolo” all’Azienda Ospedaliera… Non è stato realizzato. Unico progetto fallito nella storia di Trenta Ore per la Vita.
Poi un declino inesorabile, fino ad oggi, dove il 75,1% delle famiglie con un figlio ammalato di tumore è costretto ad emigrare per cercare speranza e salute in altre città, in altri ospedali. Che, ovviamente, vengono pagate dalle casse della nostra “florida” sanità regionale. E pensate che con l’Autonomia Differenziata le cose migliorino? In Calabria, solo una parte politica lo pensa (come abbiamo fatto a sostenerla rimane un mistero).
Il Pronto Soccorso: la trincea di ogni ospedale. Insieme agli spazi (che sono importantissimi) forse sarebbe opportuno rifare il look anche agli operatori. È vero che fino ad ora hanno lavorato in condizioni di stress importanti, ma l’attenzione ai bisogni del malato e la gentilezza nell’accoglierlo e la disponibilità all’ascolto, dovrebbero prescindere dal luogo in cui si lavora. Se ce l’hai, ce l’hai.
So di infermieri che con entusiasmo avevano accettato di lavorare in Pronto Soccorso, addirittura qualcuno con l’idea di poter dare un contributo alla sua terra tornando da lontano. Neanche un mese e hanno abbandonato.
Sono ventidue anni che (almeno io, ma molti mi dicono anche 40 anni) sento parlare di un nuovo ospedale, di imminente costruzione: Muoio Piccolo, Vaglio Lise… Via degli Stadi. Era stata proposta anche la zona di Donnici, con un nuovo svincolo autostradale (l’ipotesi Mendicino non l’ho vissuta). Adesso zona universitaria di Rende (però prima si deve fare la conurbazione).
Impegni presi, delibere fatte, sopralluoghi, studi di fattibilità, progetti esecutivi… Tanti, tanti soldi spesi. E noi continuiamo a fare le valigie (mi viene un dubbio, non è che si voglia ottenere proprio questo?).
Nel frattempo, a noi non interessa più di tanto dove possa essere costruito, ci interessa un ospedale in quanto tale. Ma che non sia nuovo solo nelle mura ma anche nella concezione di cura; che il cittadino non sia solo utile per un DRG, che non sia solo un numero o una malattia da censire, ma che resti una persona, con il suo nome e cognome, con la sua dignità di uomo nel rispetto che gli si deve, a lui, alla sua famiglia e all’ambiente sociale che lo circonda.
Poi si faccia l’ospedale; fatelo dove vi pare. Ma fatelo presto.
Noi continuiamo a sperare e ad agire come se l’oncologia pediatrica fosse ancora attiva e funzionante. I percorsi formativi sono gli stessi di sempre, le famiglie continuano ad avvicinarsi a noi come punto di riferimento per le patologie tumorali infantili, per informazioni, per un alloggio a Roma, Milano, Genova, Bologna, per sostegno burocratico e, tante volte, economico.
Il 9 luglio però, siamo stati raggiunti da una notizia che non avremmo mai voluto ricevere: la morte della Dr. Manila Candusso, dopo una lunga malattia.
La Dr. Candusso è stata l’artefice della nascita dell’oncoematologia pediatrica a Cosenza nel 2001. Sotto la sua guida, pediatria divenne un punto di riferimento per quasi tutte le specialità infantili. Goriziana di Monfalcone si innamorò della nostra terra partecipando, senza forse, al periodo più ricco di soddisfazioni della sanità pediatrica cosentina e calabrese insieme alla Dr.a Riccipetitoni per la Chirurgia Pediatrica e al Dr. Corchia di Neonatologia.
Tempi belli e proprio perché ci sono stati siamo convinti possano tornare. Con impegno, volontà di fare e lasciandosi alle spalle interessi di campanile.
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