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  • Il nuovo regolamento Eltif 2.0 elimina la soglia minima di 10 milioni di euro per investimento in singole attività reali
  • Guerritore: “Questi cambiamenti mirano a rendere gli Eltif più flessibili e attraenti, aumentandone l’accessibilità per una più ampia gamma di investitori”

Sono trascorsi sei mesi dall’entrata in vigore della nuova cornice normativa in materia di Eltif, i fondi europei a lungo termine introdotti nel 2015. Se fino allo scorso anno la sensazione era che il mercato avesse faticato a decollare, qualcosa sembrerebbe iniziare a muoversi. Alcuni hub europei dell’industria dei fondi hanno già visto l’avvio dei cosiddetti “Eltif 2.0”, a partire dal Lussemburgo. L’obiettivo del nuovo regolamento, entrato in vigore lo scorso 10 gennaio, è rendere questi veicoli più flessibili e attraenti, ampliando l’accessibilità per una più ampia gamma di investitori. Ma sta funzionando?

Eltif 2.0: la nuova cornice normativa

Innanzitutto, il nuovo Regolamento (Ue) 2023/606, anche noto come Regolamento Eltif 2.0, ha introdotto importanti modifiche al Regolamento (Ue) 2015/760. “L’idea di utilizzare lo strumento del regolamento comunitario trae origine dalla volontà di perseguire un’armonizzazione massima in ciascuno Stato membro dell’Unione europea. Diversamente dalle direttive, i regolamenti vengono infatti applicati in maniera uniforme in ogni nazione”, spiega a We Wealth Eriprando Guerritore, partner di Greenberg Traurig Santa Maria. La nuova normativa “amplia il volano di attivi in cui è investibile il patrimonio di un Eltif 2.0, includendo anche gli strumenti di cartolarizzazione nonché quelli di altri schemi di investimento alternativo anche laddove questi ultimi non siano a loro volta altri Eltif, Euvece (venture capital) o Eusef (social entrepreneurship fund)”, aggiunge Guerritore. In più, alleggerisce alcuni limiti di investimento, eliminando la soglia minima di 10 milioni di euro per investimento in singole attività reali nonché il limite inerente all’impossibilità per un Eltif di detenere attività superiori al 10% del valore del totale del proprio portafoglio.

Il bilancio a sei mesi dall’entrata in vigore

L’elasticità del nuovo strumento, continua Guerritore, consente ora di utilizzarlo con riguardo a un ampio volano di strategie di investimento alternative. A titolo esemplificativo, Ubs asset management ha recentemente lanciato un nuovo Eltif 2.0 focalizzato su transizione energetica, utility e acqua, comunicazioni, trasporti e infrastrutture sociali. “Le nuove regole sono entrate in vigore solo pochi mesi fa”, afferma Guerritore. “Ad ogni modo, in ragione delle potenzialità offerte dal nuovo strumento è ragionevole auspicare un aumento degli Eltif 2.0 e del capitale raccolto nel prossimo futuro anche alla luce del crescente interesse del mercato per questo prodotto considerato sempre più come un veicolo efficace per il finanziamento di progetti a lungo termine e per la diversificazione degli investimenti”.

Le prospettive lato gestori e investitori

Le nuove disposizioni normative facilitano tra l’altro la raccolta di capitali su base transfrontaliera, semplificando i requisiti di distribuzione e armonizzando le regole a livello europeo. “Questo rende più facile per i gestori di Eltif offrire i loro prodotti in diversi Stati membri, ampliando la base degli investitori”, dice Guerritore. “Di conseguenza, si prevede un aumento della raccolta di fondi a livello internazionale, favorendo una maggiore allocazione di capitale verso progetti infrastrutturali, innovazione e sviluppo sostenibile”. Fronte industria, secondo l’esperto, i gestori vedono nei fondi europei a lungo termine una nuova opportunità per diversificare la loro offerta e accedere a una clientela più ampia. Inoltre, grazie allo strumento, potranno formare strumenti aperti contemporaneamente a investitori professionali e retail. Lato investitori, gli Eltif offrono invece una nuova classe di attivi “con potenziale di rendimento interessante e minore volatilità rispetto ai mercati tradizionali in ragione della loro ottica di investimento a lungo periodo”, osserva Guerritore.

Eltif 2.0: l’impatto sull’economia reale

Senza dimenticare gli effetti, positivi, sull’economia reale. “Gli Eltif sono finalizzati a indirizzare i capitali verso l’economia reale, supportando ad esempio investimenti in infrastrutture, piccole e medie imprese, progetti di energia rinnovabile”, dichiara Guerritore. Pertanto, conclude, è ragionevole prevedere che l’aumento della raccolta di capitali tramite Eltif possa contribuire a stimolare la crescita economica, creare posti di lavoro e favorire l’innovazione tecnologica. “Inoltre, nell’attuale periodo storico, i fondi europei a lungo termine potrebbero costituire uno strumento fondamentale nel sostenere la transizione verso un’economia più sostenibile, finanziando progetti verdi e di sviluppo sostenibile”, chiosa Guerritore.

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Guerritore: “Questi cambiamenti mirano a rendere gli Eltif più flessibili e attraenti, aumentandone l’accessibilità per una più ampia gamma di investitori”

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