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La parabola che ci sta mostrando il personaggio Lorenzo Biagiarelli è tutto sommato la stessa a cui ci hanno abituato molti influencer e creator che per sopravvivere devono individuare una nicchia, allargarla il più possibile e poi monetizzarla per vendere libri, prodotti, views sulle piattaforme digitali o incamerare collaborazioni ben retribuite con aziende. Una parola che va in definitiva in una sola direzione: esagerare. Alzare un poco l’asticella ogni giorno. A malincuore ci tocca citare anche il doloroso episodio della povera ristoratrice di Lodi la quale, sentitasi accerchiata da lui che la chiamò al telefono e da altri, compì un gesto estremo che lasciò mezza Italia sgomenta. E così anche noi (da lì finì la sua carriera televisiva, ma lui rispose: “non chiedo scusa“. Amen). 


Biagiarelli, influencer che esagera come tutti gli influencer


Il punto è che Biagiarelli, nel suo esagerare da provetto influencer italiano, ha scelto di farlo sui temi del cibo. Inquinando il dibattito. Non in assoluto, sia ben chiaro, ma affiancando ad alcune considerazioni approfondite una serie di violenze, estremismi, inutili aggressività che mettono a nudo tutto il poco spessore dietro alle sue prese di posizione che evidentemente sono più posizionamenti di marketing che autentiche battaglie etiche. L’ultima battaglia etica di Biagiarelli, dopo anni e anni di post carnivori, è il veganesimo più assoluto. Per carità, tutti possono cambiare idea in corsa e diventare rigidi e intolleranti verso il prossimo specie quando c’è da vendere copie di un libro, ma a differenza di tanti altri influencer che su questi temi adottano un registro inclusivo, Biagiarelli va all’attacco con la frequenza di chi è convintissimo che gli altri o la pensano come lui oppure stanno distruggendo il mondo.


Dopo qualche mese di propaganda anche condivisibile contro gli allevamenti intensivi, Biagiarelli ha deciso che doveva iniziare una operazione di martellamento contro chiunque non fosse allineato alle sue ricerche, in special modo se gli attacchi potevano garantire visibilità rapida e immediata in termini di engagement, click, commenti da convertire in vendite del suo libro. Una strategia legittima? Certo. Un contributo utile al discorso pubblico sul cibo, sull’alimentazione, sulla salute del pianeta? Probabilmente no. Anzi.



Lorenzo Biagiarelli bacchetta tutti strumentalizzando i problemi della filiera alimentare


E però lui è andato avanti. C’è il Festival di Sanremo e Teresa Mannino fa un perfetto discorso antispecista? Bene, ma allora perché non lo fanno tutti gli altri, si domanda Biagiarelli. Fabio Volo se ne esce in tv con un monologo sul cibo? Biagiarelli ci spiega perché è tutto sbagliato. Mark Zukerberg si mette ad allevare bovini in una sua tenuta? Biagiarelli ci racconta come sia una pessima notizia per l’umanità. Zerocalcare partecipa all’apertura di un ristorante che avrà anche risvolti sociali? Eh ma nessun ristorante può avere risvolti sociali se non è vegano, alza il ditino Biagiarelli. In attesa del prossimo vip da additare per parassitarne visibilità.


L’ultima vetta è stata raggiunta in queste ore nel pieno dell’estate 2024. Serve alzare l’engagement della pagina Instagram dopo qualche settimana di stanca? Niente paura: c’è un ragazzino che ha lanciato crudelmente un gattino da un ponte in Sardegna immortalato dagli smartphone e prontamente pubblicato nell’indignazione nazionale? Ottimo: Biagiarelli prepara un meme (seriamente: un meme! Col gattino assassinato!!) dove ci spiega che se mangiamo una braciola di maiale siamo esattamente crudeli come il ragazzino e abbiam ben poco da indignarci di quel gesto. Inutile star qui a sottolineare la fallacia del paradosso, basta andare a leggere tutti – a quanto pare davvero tutti! – i commenti negativi al post su Instagram. Ce n’è uno in cui una nutrizionista vegana (vegana!) spiega una serie di cose a Biagiarelli e gli chiede “ma perché fai tanta propaganda vegan quando l’altro giorno eravamo seduti vicini in un ristorante e stavi mangiando pesce? Forse pensi che solo gli animali che vivono sulla terra ferma siano senzienti?“. L’imbarazzante risposta di Biagiarelli non è tardata: “beh a volte capita, non avevo alternative in quel ristorante“. Salvo poi aggiungere “ma dimmi in che ristorante eravamo perché secondo me hai detto una cagata“. Testuale. 


Post Lorenzo Biagiarelli


Mi ha fatto ricordare quando lo scorso marzo il nostro mi trattò allo stesso modo: all’epoca cui colpevole (il post è questo) di fargli notare quanto assurdo fosse che un grande paladino della sostenibilità come lui consigliasse i ristoranti del centro di Milano in base a quale fosse la loro accessibilità in auto. Antispecista, contro l’inquinamento degli allevamenti, difensore integerrimo e rigidissimo del paese però nella zona meglio collegata d’Italia con metro, tram, taxi, bus, ciclabili lui o arriva in macchina o non arriva. Nonostante gli avessi spiegato che non ero affatto contrario alle sue battaglie decise di additarmi ad onnivoro e mi invitò ad andare a “rompere i coglioni” da qualche altra parte.


Gli influencer che parlano di cibo dovrebbero essere regolamentati?


Ora okkay gli influencer sulla moda, sui cosmetici, sui giocattoli o sulla tecnologia e perfino sui ristoranti e sui bar. Ma l’alimentazione è una cosa seria e forse ci dovrebbe essere un controllo più accorto da parte delle autorità in un quadro maggiormente regolamentato, come quello che succede per la finanza e gli investimenti. E invece spadroneggiano personaggi smargiassi, bulli, spacconi, gradassi e senza particolari scrupoli. In un contesto molto delicato dove piuttosto avremo bisogno di parlare seriamente di nutrizione, di allevamenti, delle differenze tra quelli intensivi e quelli estensivi, delle peculiarità di quelli su terra e di quelli in acqua, dei danni di questi ultimi ma anche dei danni dell’agricoltura che produce alternative alle proteine animali, della pesca e tutto quello che comporta, della caccia e di quel che significa, di tecnologia applicata alla produzione di carne, di alimentazione dei ragazzi e così via. 


Il discorso pubblico sul cibo è già particolarmente zoppicante di per sé e grondante di gastronazionalismi, leggende metropolitane e retaggi, chi lo scarabocchia di meme si qualifica da solo per il danno che fa e il raggiro che tende ai follower, in special modo quelli meno attrezzati. Un danno non solo a se stesso – che pazienza – ma in special modo un danno alla corretta esposizione di temi e battaglie in larga parte condivisibili, ma da veicolare in maniera matura.





















 

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