L’iniziativa della scuola dell’infanzia nel ricordo della piccola Giulia per sostenere la ricerca e l’Associazione Italiana Lotta al Neuroblastoma
L’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma ha ricevuto una speciale donazione dalla scuola dell’infanzia di Aymavilles. L’iniziativa è dedicata a Giulia, bambina di Aosta scomparsa prima di compiere tre anni a causa di un neuroblastoma.
I bambini della scuola, aiutati dalle maestre, hanno creato alcuni oggetti da portare in un mercatino allestito vicino alla scuola. Con la fine dell’anno scolastico, grazie alla generosità della comunità, l’impegno dei bambini ha dato i suoi frutti ed è stato possibile raccogliere la somma da donare in parte all’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma per sostenere la ricerca contro questo tumore e in parte da utilizzare come contributo alle spese per il materiale e le attività didattiche.
Il tutto è nato su proposta di una mamma, Mara Rossi, rappresentante dei genitori per la sezione B. Un’idea condivisa dalle altre rappresentanti dei genitori, Alessia Izzi e Solange Michelin, e accolta quindi dalla scuola e dagli altri genitori. Rossi spiega: «Ho conosciuto Giovanna, la mamma di Giulia, ai tempi delle scuole superiori. Qualche anno dopo l’ho rivista con il pancione in attesa di sua figlia e quando poi ho appreso la brutta notizia della scomparsa della bambina sono rimasta molto colpita. Così, avendo saputo dell’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma, ho deciso che la mia proposta per la scuola sarebbe stata a sostegno della ricerca sul tumore che ha colpito Giulia».
«I bambini mi hanno emozionato moltissimo anche perché alcuni di loro hanno l’età di mia figlia», dice la madre di Giulia, Giovanna Giannini, presente per la consegna dell’assegno simbolico di donazione. «Inoltre – aggiunge – è bello quando l’infanzia viene sensibilizzata ai valori della solidarietà: le maestre, con le parole giuste, hanno raccontato di me, di mia figlia, dell’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma e dei bambini meno fortunati che devono stare in ospedale».
C.R.
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