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Era una narrazione di comodo, sostenuta ed avallata anche dai media che, da circa un lustro, per incompetenza o per interessi, continuavano a raccontarci una fiaba: la favola delle banche magnanime che avevano aperto il rubinetto del credito alle piccole imprese.

La verità era un’altra: quelle banche avevano allargato le maglie della concessione creditizia solo perché erano garantite, mediamente per un 80% del totale del finanziamento concesso, dal Fondo di Garanzia gestito da MedioCredito Centrale, alimentato prevalentemente da fondi pubblici comunitari ovvero tramite risorse apportate da soggetti pubblici. Ciò significa che lo Stato era diventato garante della tua impresa per una parte del prestito concesso da una banca.

Ma i tempi sono cambiati e i nodi sono venuti al pettine. Dal 2020 al 2023 l’erogato dal Fondo di Garanzia alle imprese è crollato passando da 143 miliardi a 32 miliardi (dati di ottobre). E sapete quale è stata la conseguenza? I crediti concessi dalle banche alle imprese si sono ridotti di circa il 4% ma soprattutto il tasso di deterioramento del credito alle imprese è aumentato dal 2,2% (2022) al 3,1% (2023) superando per la prima volta i valori pre-Covid e prevedendo addirittura un picco al 3,8% nel 2024.

In sintesi, le banche italiane davano soldi a quelle imprese che non potevano probabilmente accedere al credito se non fossero state garantite dallo Stato. Dei veri e propri braveheart del rischio creditizio!

Non solo ma sta venendo alla luce anche un altro fenomeno: un eccesso di garanzie a fronte di quei crediti su cui già stavano rischiando poco o niente. Sì, perché le banche nostrane, oltre a essere garantite per il 80% dal Fondo di MedioCredito Centrale, hanno preteso anche una fideiussione dell’imprenditore o comunque di un terzo e, talvolta, anche una garanzia reale (pegno o ipoteca). E oggi, nel tentare di recuperare il credito diventato nel frattempo problematico, arraffano dappertutto: fondi di MedioCredito Centrale, patrimonio del fideiussore e, ad abundantiam, anche del terzo datore di pegno o di ipoteca.

Come possono difendersi, quindi, le imprese e i relativi garanti, da queste pretese eccessive?

L’ordinanza del Tribunale di Torino 4 luglio 2022 può venire incontro alle esigenze dell’imprese vessate. L’organo giudicante ha infatti evidenziato la problematica dell’eccesso di garanzie che accompagna tutti quei finanziamenti coperti e garantiti già da Medio Credito Centrale. E il suddetto provvedimento ha una portata dirompente poiché può estendersi a tutte le banche e al loro modo di comportarsi e ci obbliga ad una riflessione importante: quante garanzie può chiedere una banca?

Nell’ipotesi del summenzionato provvedimento la fideiussione viene dichiarata nulla quantomeno parzialmente perché viola la normativa istitutiva di tali garanzie statali (L 662/1996 ed i successivi regolamenti attuativi della stessa), che infatti impongono espressamente il divieto di detta doppia garanzia. La fideiussione è stata pertanto dichiarata nulla dal tribunale di Torino per la parte di credito già coperta da MCC (80%) e viene confermato esplicitamente il divieto, già disciplinato dal codice civile, di ritirare anche garanzie reali, bancarie o assicurative.

Ma il ragionamento merita di essere portato avanti: se l’obiettivo delle banche è quello di essere garantite in un rapporto creditizio già ampiamente assicurato dallo Stato, massimo esempio di solvibilità, non si potrebbe parlare di defezione di uno degli elementi essenziali del contratto e di consequenziale nullità dello stesso? Il contratto potrebbe essere nullo perché serve a garantire qualcosa che è già ampiamente garantito da un soggetto estremamente solvibile. Perché richiedere, quindi, anche una fideiussione e quindi un altro contratto di garanzia?

Molti istituti di credito rispondono utilizzando l’alibi delle analisi e valutazioni del merito creditizio. Valutazioni che per quanto ancorate a parametri pseudo-oggettivi hanno, come abbiamo visto, una loro “discrezionalità” che si dimostra comunque strutturalmente fragile a prescindere da ogni, esplicito o meno, divieto normativo. E, poiché stiamo verificando che le banche prestano soldi a imprese che non potrebbero ottenere credito mantenendole in vita in maniera artificiosa ed inquinando i mercati e la concorrenza, se si configurasse anche l’ipotesi collegata della concessione abusiva del credito?

In altri termini delle due luna: o l’azienda non merita alcuna assistenza creditizia a prescindere dalle garanzie richieste oppure, essendo invece meritevole di credito, le ulteriori garanzie sono prive di scopo e quindi nulle. Basta avere coraggio ed affrontarle in tribunale con professionalità e competenze.

 

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